Una scuola per don Bosco

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Luigi Patrini

di Luigi Patrini

Qualcosa comincia finalmente a muoversi nella scuola italiana, soprattutto a partire dalle paritarie non statali nelle quali si registra un disagio crescente per la discriminazione attuata “di fatto” dallo Stato, sempre più incapace di far fronte al suo dovere di trattare in modo equo i cittadini e di assicurare a tutti loro servizi adeguati. Quello dell’educazione e dell’istruzione è certamente un ambito strategico per la crescita civile di un Paese, soprattutto se – come il nostro – ha alle spalle una tradizione culturale degna del massimo rispetto. Soprattutto nel mondo cattolico si incomincia a sentire il bisogno che trovi adeguato rispetto il diritto alla libertà di scelta educativa, perché sempre più chiara appare la necessità di assicurare alle nuove generazioni la possibilità di una formazione “vera”, che faccia riferimento a Valori che sono il fondamento vero della nostra democrazia. Ciò presuppone, ovviamente, due cose: la convinzione che la scuola non si limita mai a dare ai giovani una semplice istruzione, ma che ne permea inevitabilmente le coscienze e forma la loro mentalità e la loro cultura, cioè la concezione valoriale della loro vita, e, in secondo luogo, la consapevolezza che in campo culturale la concorrenza tra statale e non-statale reca vantaggi all’intera società, perché favorisce l’affermarsi di ciò che vale davvero, piuttosto che di ciò che temporaneamente sembra più accattivante.

Si comincia finalmente a preoccuparsi per la lentezza con cui viene percepita l’urgenza di risolvere questa situazione che vede l’Italia tesa e pronta ad affermare teoricamente i Valori democratici, ma tanto lenta e impacciata nel dar loro seguito concreto nella vita delle persone.
La questione di fondo è la possibilità di scegliere tra scuole statali e scuole paritarie libere, gestite da enti diversi (Comuni, parrocchie, ordini religiosi, cooperative di genitori e/o insegnanti, eccetera). Il problema è, fondamentalmente, che lo Stato deve riconoscere in concreto il diritto agli studenti e alle famiglie di scegliere la scuola da frequentare. La Costituzione riconosce l’impegno di rispettare allo stesso modo tutti i cittadini e impegna lo Stato a rimuovere le cause di carattere economico che impediscono una reale uguaglianza civile (art. 2 e 3). In tale contesto, mentre lo Stato paga le sue scuole con le tasse che tutti i cittadini pagano, coloro che scelgono di avvalersi del diritto di scegliere anche scuole non statali (equiparate a quelle statali per effetto della legge 62/2000) devono pagarsele, dovendo sborsare spesso cifre assai onerose.

Sono oggi circa un milione nei vari ordini di scuole gli alunni che frequentano le “paritarie” non-statali e grazie a loro lo Stato risparmia non meno di 7 miliardi di euro ogni anno: oltre che a migliorare il livello culturale e la formazione, la sana concorrenza tra scuole statali e non statali consentirebbe – come si vede – allo Stato notevoli risparmi sulle spese del bilancio di un Ministero che ha un numero di dipendenti superiore a quelli del Pentagono! Purtroppo, anche se il costo di un alunno è inferiore a quello delle scuole statali, le rette sono spesso assai onerose e non tutti possono permettersele: anche don Bosco – uno dei più grandi e innovativi educatori della nostra nazione – oggi non potrebbe accedere ad una scuola salesiana da lui fondata! Da noi, infatti, chi è povero non può accedere liberamente alla scuola che ritiene migliore per i suoi figli, perché per farlo occorre essere ricchi.

Credo sia importante che si promuova una serrata azione culturale che desti la coscienza dei cittadini sulla questione del pluralismo educativo affinché siano consapevoli di questo importante diritto. Occorre mettere la politica di fronte ad un aut aut: o si riconosce tale diritto assegnando ad ogni studente una cifra pari al costo standard da spendere nella scuola da lui scelta con la sua famiglia, oppure i politici abbiano l’onestà di riconoscersi incapaci di garantire ai cittadini questo fondamentale diritto. La soluzione del “costo standard” è “scientifica”, dirimente e non consente nessun alibi ideologico a chi voglia imporre uno statalismo radicale e antidemocratico in un ambito tanto delicato e decisivo per la libertà delle persone e dell’intera società.

Occorre prendere atto della determinazione delle scuole paritarie non-statali a essere e a voler restare testimoni insostituibili di pluralismo educativo accanto alla scuola statale. Per darsi maggior forza esse organizzano una nuova edizione, la sesta, di un corso di “Management
scolastico e direzione scuole paritarie”, che si terrà presso l’Università Cattolica di Milano nei fine settimana del periodo 3 aprile – 23 maggio. Chi fosse interessato può rivolgersi all’Alta Scuola Impresa e Società (ALTIS) di Milano (tel. 02 7234.8355).
Chi sa che il nostro futuro dipende dalle nuove generazioni e vuol dare ai giovani opportunità di crescita e confronto non se ne sta con le mani in mano, né si gira dall’altra parte, ma avvia processi realmente capaci di “costringere” anche le Istituzioni statali a mettersi in discussione. Per il bene dell’intera società!

patrini scuola paritaria stato – MALPENSA24