Varese accoglie: Galimberti dice sì all’appello d’aiuto dei profughi afghani 

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VARESE – A pochi giorni dall’appello dell’Anci di aderire alla richiesta di aiuto che arriva ormai da oltre una settimana dall’Afghanistan l’amministrazione di Varese decide di non tirarsi indietro e annuncia di voler fare la sua parte per accogliere chi fugge dall’Afghanistan: «Siamo disponibili ad avviare un’attività di accoglienza integrata», dichiarano Galimberti e Molinari.

Non ci tiriamo indietro

«Come amministrazione siamo sempre stati attenti alla delicata gestione dei richiedenti protezione internazionale – ha esordito il sindaco Davide Galimberti – grazie a un sistema di collaborazione che accoglie le linee guida del Ministero dell’Interno e coinvolge in modo attivo amministrazione, volontariato e terzo settore. Così è stato nel passato, così è ora: per questo abbiamo deciso di aderire alla richiesta di Anci sulla disponibilità ad accogliere i profughi afghani, attivando da subito il dialogo con i sindaci a livello nazionale e con il Prefetto a livello locale, per poter avviare azioni coordinate nel momento in cui saranno utili. Ma siamo consapevoli che non sia sufficiente dare un tetto e vitto a chi fugge: occorre mettere in campo, proprio sulla base della nostra esperienza, quel sistema già sperimentato in grado di offrire istruzione per i più piccoli, percorsi formativi per gli adulti, supporto psicologico, assistenza socio-sanitaria, accesso ai servizi. Per questo è importante che ci siano anche risorse da parte del Ministero a sostegno delle azioni di integrazione».

Vera accoglienza

Non solo vitto e alloggio dunque, per aiutare chi fugge dall’Afghanistan la disponibilità è quella di avviare attività di inserimento e accompagnamento sociale, per un’accoglienza integrata. «A Varese è presente un centro SAI (Sistema di accoglienza e integrazione) – spiega Roberto Molinari, assessore ai Servizi sociali – nato grazie alla collaborazione del Comune di Varese con il Ministero dell’Interno, ma anche Centri Accoglienza Straordinaria gestiti dal terzo settore con la prezioso supporto del volontariato. In questi anni abbiamo dimostrato come la gestione dell’immigrazione possa essere condotta in modo intelligente, senza barriere ideologiche o pregiudizi. Abbiamo dimostrato come, attraverso la partecipazione attiva della nostra Amministrazione e la collaborazione con enti gestori, cooperative e volontariato, queste persone si siano messe a disposizione per ripagare la comunità ospitante con lavori e iniziative socialmente utili. Stiamo parlando di persone che fuggono da morte certa, persone che in molti casi hanno istruzione, competenze professionali e che debbono quindi essere inserite e integrate nel nostro Paese, non solo sfamate. Solo così il beneficio potrà essere sia per chi è accolto sia per chi ospita».

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