Varese Archeofilm, pubblico e critica premiano “L’ultimo scavatore di baobab”

varese archeofilm scavatore baobab 02
Enzo Laforgia (secondo da sinistra) consegna simbolicamente a Marco Castiglioni il premio del pubblico

VARESE – È stato “Mamody, l’ultimo scavatore di baobab” a trionfare ieri, sabato 9 settembre, all’edizione 2023 di Varese Archeofilm raccogliendo il favore sia del pubblico che della giuria tecnica. Ad annunciare alla Sala Montanari il vincitore dei premi “Città di Varese” e “Angelo e Alfredo Castiglioni” sono stati Marco Castiglioni, direttore dell’omonimo museo e conduttore della serata, l’assessore alla Cultura Enzo Laforgia, Piero Pruneti, direttore della rivista “Archeologia Viva” e Maurizio Fantoni Minnella, giornalista e film maker.

Maurizio Fantoni Minnella consegna simbolicamente a Pruneti il premio della giuria tecnica

Menzione d’onore per l’“Anello di Grace”

Come ha spiegato l’autore del documentario “Libri di sabbia”, la giuria tecnica – da lui formata con Matteo Inzaghi, direttore di Rete 55, da Giulio Rossini di Filmstudio 90 e dal giornalista Diego Pisati – ha scelto l’opera di Cyrille Cornu non solo per la regia coinvolgente e la variopinta fotografia per descrivere mondi e culture lontane ma anche per l’attenzione rivolta alla questione dei cambiamenti climatici e alla responsabilità nella futura gestione delle risorse. Menzione d’onore per “L’anello di Grace”, filmato su un cold case di oltre un secolo fa: articolato in forma di inchiesta ha raccontato con buonsenso delle suspense la sottrazione indebita di un eccezionale patrimonio dello Stato. Quanto invece al premio del pubblico, “Mamody” si è imposto con una media di 4, 47 – nella graduatoria di gradimento da 1 a 5 – sui concorrenti “L’anello di Grace” (4,36) e “Al tempo dei dinosauri” (4,18): il premio è stato conferito simbolicamente da Laforgia a Castiglioni che lo consegnerà al regista.

«Si impara molto di più dalle disavventure»

In apertura è stato proiettato il documentario “Dall’acqua all’acqua”, cronaca della spedizione dal fiume Niger al lago Ciad e opera particolarmente cara a Marco perché ha rappresentato «il primo contatto con i lavori di mio padre e di mio zio». Ad animare la serata con ricordi e aneddoti, aggiungendo particolari al viaggio tra graffiti preistorici, cimiteri di dinosauri e tè con i tuareg, è stato Luigi Balbo, presenza costante nei viaggi dei Castiglioni per le straordinarie capacità di creare attrezzature in grado di superare ogni problema tecnologico nato sulle piste sahariane, “uno dei collaudi più severi” per i camion Fiat utilizzati. «Io non perdo mai: o vinco o imparo, e si impara molto di più dalle disavventure che dalle avventure. Riesco a immaginare cose che non esistono e a crearle, una qualità che a loro serviva. Eravamo universi agli antipodi ma Angelo e Alfredo mi hanno cambiato la vita per sempre, in modo stupendamente esagerato. Ho fatto un salto di qualità inimmaginabile, facendo cose che il novanta per cento della gente al mondo sogna solo di fare».

Da sinistra: Luigi Balbo, Barbara Cermesoni, Serena Massa e Pruneti

I lavori per il parco archeologico ad Adulis

Serena Massa, direttrice degli scavi ad Adulis, centro sulla Via degli Aromi distrutto nel settimo secolo da uno tsunami e un terremoto ha aggiornato il pubblico, tra cui c’era anche Nicolò Bongiorno, regista vincitore di Archeofilm 2021, sullo stato dei lavori in Eritrea: «Non solo sarà utile per raccontare ciò che è stato ma, grazie all’inventiva dei fratelli Castiglioni, si sta creando un parco archeologico che sarà dotato di un polo di ricerca permanente, un’infermeria e un pozzo in quello che è partito come un campo tendato nel deserto: «Lì le comunità credono in noi e in ciò che a stiamo facendo: solo due visionari come loro due potevano pensarci. Oggi si parla di archeologia pubblica, partecipata, ma fin dall’inizio hanno ragionato in questo senso e se nel giro di un anno riusciremo, come contiamo di fare, a porre la prima pietra, sarà il coronamento di tutto ciò che hanno fatto».

Esploratori lombardi al museo di Villa Mirabello

Barbara Cermesoni, direttrice del Museo Archeologico di Villa Mirabello, dopo aver annunciato la vicina riapertura dell’Isolino Virgina – «il sito più antico tra quelli palafitticoli dell’arco alpino, come antichità ci batte solo uno che si trova in Macedonia» – ha parlato della mostra in preparazione su Angelo e Alfredo: «La loro continua a essere una testimonianza importantissima. Hanno fatto la storia: non solo per Varese, ma per tutto il mondo. “Incontri di mondi lontani” racconterà le imprese degli esploratori varesini dell’Ottocento, intrecciandosi con il libro “Esploratori lombardi” di Alessandro Pellegatta, per arrivare fino ai Castiglioni, per cui il viaggio e la scoperta erano per l’amore del viaggio e della scoperta, con un modo moderno di porsi in modo paritario con chi incontravano. La rassegna andrà dal primo dicembre al primo giugno 2025 con diversi eventi a corollario». «Anche Archeologia Viva ha fatto la sua parte – ha ricordato Pruneti – abbiamo un archivio con tutti gli articoli che Angelo ci mandava, per fermare e tramandare la sua memoria». Infine il museo a Villa Toeplitz intitolato ai gemelli archeologi si prepara a ospitare una mostra fotografica di street art, a cura di Fantoni Minnella, al confine con il graffitismo.

varese archeofilm scavatore baobab – MALPENSA24