Varese, nasce la nuova Lega. Ma la riorganizzazione non convince tutti

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VARESE – Più che partito “stalinista” un partito “casinista”, dove sono in molti a chiedersi :”E adesso chi comanda in Lega?”. Quesito che sorge davanti alla riorganizzazione territoriale del Carroccio. Operazione che è stata messa a punto nei giorni scorsi e che verrà ufficialmente completata domani venerdì 17 dicembre, con la conferenza stampa dell’europarlamentare Isabella Tovaglieri, responsabile delle segreteria politica dipartimentale, la quale presenterà i sei presidenti dipartimentali.

Il Carroccio ristrutturato

Un segretario provinciale, Matteo Bianchi; un responsabile amministrativo, Carlo Di Pietro, un referente provinciale dei sindaci e degli amministratori Emanuele Poretti e un coordinatore organizzativo, Alberto Barcaro. Ma anche un responsabile delle segreteria politica dipartimentale Isabella Tovaglieri e tre referenti sub-provinciali, ovvero Mirko Reto per il Nord, Giuseppe Longhin per il Centro del Varesotto e Andrea Tomasini per il Sud.  Oltre a 6 presidenti per altrettanti dipartimenti tematici: Davide Borghi  per Economia, Affari generali e Autonomia; Giuseppe Bascialla per Sanità e Politiche sociali; Stefano Gualandris per Attività produttive, Istruzione e Rapporti con la Svizzera; Giuseppe Iocca, Infrastrutture, Trasporti e Turismo; Monica Baruzzo per Identità culturali e Sport e Mario Clerici per Ambiente, Agricoltura e Comunità montane.

Come le strisce orizzontali

Si dice che nel rugby si utilizzi la maglia a strisce orizzontale per far apparire i giocatori più “larghi” di quanto siano realmente. E il dubbio che serpeggia è che il rinnovato assetto sia foriero di un entusiasmo dettato più dalla novità che dalla reale efficacia. Lapidario il commento di chi con i leghisti deve interloquire politicamente: “Sembra si siano davvero riorganizzati in ogni campo. Ma adesso, per fare arrivare in fretta i messaggi politici, con chi parliamo? Con i presidenti dei dipartimenti? Con i referenti delle tre zone? Oppure con Poretti o con Bianchi?”. Insomma una cosa è certa: il Carroccio ha innanzitutto sparigliato. Dentro e fuori.

Nata per volare

Isabella Tovaglieri è certamente la leghista del momento: lo schema dei dipartimenti dicono sia “roba sua”. Nel senso che l’ha adottato con successo nella campagna elettorale che gli ha messo le ali per volare a Strasburgo, è stata ripreso ora nella pianificazione di progettazione del futuro della Lega Salvini premier ed è stato mutuato anche da Roberto Maroni per la corsa a Palazzo Estense. Proprio Bobo, in una recente riunione ai militanti varesini ha parlato del “modello Isabella” che prevede appunto la creazione di dipartimenti tematici anche sulla città di Varese. Ma oltre al metodo, Isabella Tovaglieri, porta in dote il “controllo” dei giovani padani. Sono in tanti, infatti, a mettere sul piatto questo plus e a far notare che lo stesso Maroni ha ventilato l’idea di una lista di giovani, ispirato, dice qualcuno, proprio dalla leghista bustocca.

Nati per correre

Se fosse una gara sullo striscione del traguardo, al posto della scritta “Arrivo” si leggerebbe “Segretario provinciale della Lega“. E ai blocchi di partenza ci sarebbero certamente Giuseppe Longhin e Mirko Reto. Ma siccome dei congressi in Lega si parla (da anni) ma non si fanno, l’obiettivo che nel loro cuore è stato coltivato, ora è sfilato. Anzi i maligni dicono: che si è “infeltrito”. E spiegano: “Di fatto il potere è stato diviso in tre (referente per il Nord, per il Centro e per il Sud) proprio per non dare troppo potere”. Coloro che invece dubitano sull’efficacia dell’organizzazione ma vogliono anche vedere come funziona concretamente precisano: “Ai tre referenti non mancano idee e opinioni di cosa fare sul territorio. Ora hanno l’opportunità di dimostrarlo”. Insomma, li fanno correre? “Esatto”.

Nati per comandare

Sul Carroccio tra scettici e favorevoli c’è anche chi è convinto che tutto questo fiorire di ruoli sia propedeutico a mantenere le redini del partito nelle mani di chi le ha sempre avute, ovvero Giancarlo Giorgetti e Andrea Mascetti. Due nomi che per vari ruoli e motivi sembrano disinteressati dallo scacchiere provinciale così ridisegnato. Non solo, perché c’è anche chi è convinto invece, che la riorganizzazione sia frutto se non di un vuoto, per lo meno di un calo di potere. A fronte di una base di militanti meno propensa a battere i tacchi, ma anche più risicata nei numeri. Tanto che chi sposa questa tesi, davanti al nuovo organigramma, afferma in maniera caustica: “Tra tessere che non arrivano e tessere non rinnovate, si rischia di avere una Lega che ha più dirigenti di partito che militanti“.

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