VISTO&RIVISTO Guardare il passato per capire il presente

minchella primo re

di Andrea Minchella

VISTO

IL PRIMO RE di Matteo Rovere (Italia 2019, 127 min).

Finalmente gli italiani fanno sul serio. Matteo Rovere aveva già strizzato l’occhio al cinema americano quando, nel 2016, confezionò un interessante ed originalissimo “Veloce come il Vento”.

Con “Il Primo Re” Rovere fa un passo in più regalandoci un intenso film storico, scritto e girato però con una rigorosa e moderna grammatica filmica. Anche se recitato in protolatino, che cerca il più possibile di avvicinarsi alla lingua che davvero nel 753 a. C. si parlava nelle campagne laziali, la pellicola tiene incollato il pubblico per quasi un’ora e mezza davanti a scene per lo più cruenti, in cui la vera natura istintuale dell’uomo emerge in tutta la sua cruda bellezza. La leggenda di Romolo e Remo prende forma e diventa una storia universale. La fratellanza, qui, assume un significato mitologico, trasformando ogni azione, ogni parola e ogni piccolo gesto in una vicenda che diventa pilastro centrale dell’intera umanità, dall’Impero Romano fino alla società contemporanea dei giorni nostri.

Per capire bene ed in profondità le storture dell’oggi, bisogna studiare la storia di ieri. Per comprendere, dunque, le complessità del mondo moderno è possibile avere degli spunti interessanti dalla narrazione di questo film equilibrato, privo di sbavature, che ci accompagna in un universo in cui la sopravvivenza diventa l’unica ragione di vita. La legge del più forte sembra essere la vera protagonista del film: anche in ambito famigliare ogni debolezza può essere male interpretata e, dunque, può diventare il germe della fragilità che mette a rischio un’intera comunità.

Alessandro Borghi ci regala un’altra prova sublime di recitazione. Il suo corpo arriva dove la parola e lo sguardo si fermano. Ci sembra davvero, ad un certo punto, che il futuro Impero Romano prenda le sembianze fisiche di un Remo estremamente coraggioso, deciso e pronto a tutto pur di sopravvivere. Egli teorizza perfettamente il concetto, su cui si baserà l’intera vicenda dell’Impero Romano, della protezione dopo l’assoggettamento dell’altro.

Dal punto di vista tecnico, poi, Rovere riesce a dar vita a combattimenti cruenti che seguono un ritmo incalzante in una storia in cui i dialoghi vengono ridotti al minimo. Ottimo lavoro del casting che ha arruolato facce originali e adatte ad una storia di più di duemilasettecento anni fa. Le musiche, infine, conferiscono un ipnotico senso mistico all’intera vicenda.

Un bel film italiano che nulla ha da invidiare ai troppi, spesso vuoti, colossal americani che negli ultimi anni hanno intasato le già troppo demotivate sale cinematografiche di tutto il mondo.

RIVISTO

REVENANT – REDIVIVO di Alejandro Gonzalez Inarritu (The Revenant, Stati Uniti 2016. 156 min).

Freddo. Gelo. Ghiaccio. E ancora ghiaccio. Questo film ti fa sentire il freddo fin dentro le ossa. Puoi coprirti quanto vuoi, ma il tuo corpo, per più di due ore e mezza, non riuscirà a scaldarsi abbastanza. E non solo per il fatto che l’intera storia si svolge in un Nord Dakota completamente ricoperto da ghiaccio e neve, ma soprattutto per la rigida e asfissiante vicenda di vendetta che Inarritu ci racconta in maniera epica e realistica allo stesso tempo.

La fotografia e la scenografia sono protagonisti assoluti insieme ad un maturo Leonardo di Caprio ed a un intenso Tom Hardy. L’America della fine settecento, qui, sembra più l’Europa preistorica. Gli uomini si muovono in gruppi come tribù, cacciano pelli e vivono istitntualmente gran parte della loro vita. Non proprio come nei patinati Western degli anni sessanta e settanta, la provincia Americana appariva come invece Inarritu ci descrive in maniera puntuale e attenta in questo premiatissimo racconto. La vera anima del “Western” emerge in tutta la sua forza grazie ad una vicenda in cui la violenza e la vendetta diventano le fondamenta di una società che stava tardando a svilupparsi e a modernizzarsi come invece quella europea già da tempo aveva fatto.

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