VISTO&RIVISTO Un’Italia lontana che può insegnarci ancora tanto

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di Andrea Minchella

VISTO

IL TRADITORE, di Marco Bellocchio (Italia-Francia-Brasile-Germania 2019, 135 min.).

Un fiume in piena. Un racconto che per più di due ore tiene incollato lo spettatore sulla poltrona. Un film che parla di noi, dell’Italia, del perché oggi viviamo nel paese in cui viviamo. Bellocchio riesce a fotografare in maniera quasi mitografica un’Italia che, grazie ad alcuni uomini che decisero di rischiare la loro vita per la giustizia, piombò in una surreale e drammatica resa dei conti con “Cosa Nostra” e non, come erroneamente i giornali la chiamavano, con la “Mafia”.

Il Maxi Processo che il regista ricostruisce sembra rievocare i grandi processi della storia in cui, sul tavolo degli imputati, si sono spesso ritrovati, più che i criminali o gli assassini, intere parti di uno Stato e gruppi consistenti di una società malata che non riesce, sempre, a separare in maniera netta i buoni e i cattivi. E così assistiamo, increduli e sgomenti, ad interrogatori, confronti, e scene assurde che ricordano più le sceneggiate del teatro popolare, in cui i processati gridano e “sputano” giudizi e insulti verso i” traditori”, che un vero processo di uno Stato civile.

La pellicola è incentrata soprattutto sulla figura emblematica e molto ombrosa del pentito, il primo grande pentito, Tommaso Buscetta che con le sue rivelazioni consentì un’accurata ed articolata ricostruzione della struttura di “Cosa Nostra” e di tanti omicidi avvenuti in Sicilia dalla fine degli anni sessanta fino i primi anni ottanta. Il suo sodalizio, poetico ed estremamente umano, con il giovane Falcone mostra la paradossale natura della lealtà e della correttezza. Paradossale perché questi valori sembrano appartenere sia al cattivo, il pentito, sia al buono, il giudice. Guardando in profondità l’intera vicenda, tutto sembra nascere da un processo che viene fatto nei confronti della mafia “Corleonese”, quella di Riina, quella violenta che con i proventi dell’eroina diventa una potenza economica che nulla vuole spartire con la vecchia mafia “Palermitana”, quella dei “gentiluomini” come, appunto, Tommaso Buscetta. Ed infatti Buscetta, che qui ha il corpo e l’anima del gigantesco Favino, non vuole definirsi un traditore, ma piuttosto un uomo che cerca vendetta per i delitti che lui e la sua famiglia hanno dovuto subire dalla “nuova” mafia.

La profonda passione che Marco Bellocchio ha per le vicende italiane che hanno cambiato il corso della storia rende questo film un indispensabile tassello necessario per comprendere un po’ di più come abbiamo vissuto uno dei periodi più bui e violenti che l’Italia moderna abbia conosciuto: la grande guerra di mafia tra la faida storica e quella nuova, capitanata da un freddo e diabolicamente distaccato Totò Riina.

RIVISTO

BUONGIORNO, NOTTE, di Marco Bellocchio (Italia 2003, 106 min.).

Un capolavoro che miscela magistralmente i fatti realmente accaduti e le visioni oniriche che molti dei protagonisti di questa tragica vicenda hanno sicuramente vissuto durante il sequestro Moro, o nei suoi anni successivi. Questo “Buongiorno, Notte” si infila con garbo ed estremo rispetto in una di quelle vicende che certamente tra cento anni alcuni storici studieranno ancora. Il rapimento di Aldo Moro, infatti, e la sua tragica uccisione, hanno scolpito nella storia Italiana parecchi segni indelebili che ancora oggi restano indecifrabili e di difficile analisi.

Qui Bellocchio, che prende spunto dal libro “Il Prigioniero” della brigatista Anna Maria Braghetti, cerca di comprimere nella mente dello spettatore tutta una serie di originali ed angoscianti riflessioni che la protagonista, una brigatista giovane che sembra pentirsi durante la lunga e angosciante prigionia del Presidente Moro, continua a fare mentre fa la guardia nel covo delle B. R.. Cercando una ragione per giustificare ciò che viene descritto durante i numerosi processi che sono stati celebrati, come” il più alto atto di umanità possibile in questa società divisa in classi”, la giovane brigatista compie anche un intenso viaggio all’interno della sua anima

Un film, questo, intenso e poetico che tenta di spiegare come mai ancora oggi il caso Moro rimane uno dei grandi snodi che la storia Italiana è stata costretta ad oltrepassare e dal quale è rimasta profondamente cambiata e tragicamente segnata.

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