VISTO&RIVISTO Un’opera prima da vedere. E ascoltare

di Andrea Minchella

VISTO

RIDE di Valerio Mastandrea (ita 2018, 95 min).

Un film sulla speranza. Un film sul futuro. Un film che racconta della nuova generazione di umani che forse riuscirà a ricreare un mondo migliore nel quale vivere. Questo primo film di Mastandrea prende spunto dal tema della morte, reso ancor più attuale dal luogo, la fabbrica, in cui avviene, per raccontarci del fallimento di due generazioni: quella dei settantenni e quella dei quarantenni. Troppo duri e aridi i primi, troppo leggeri e superficiali i secondi. Mastandrea non ne fa loro una colpa, anzi. Ma sottolinea la totale incomunicabilità che persiste tra la maggior parte degli umani. Solo i bambini, qui interpretati da due attori al loro primo film ma che sorreggono in maniera sorprendente l’intero racconto, sembrano essere gli unici ad assumersi tutte le responsabilità che la vita inevitabilmente ci offre.

Alcune lacune grammaticali e ritmiche non indeboliscono questo sincero e appassionato progetto di un Mastandrea che, coerentemente alla sua personalità, confeziona un film asciutto e, per certe scelte simboliche, dissacrante.

La colonna sonora, poi, sembra essere un altro protagonista del film: a volte assordante, altre volte delicata, la musica ha il difficile compito di riempire il vuoto delle lacrime, quelle vere, delle parole, delle emozioni che per tutto lo svolgimento della storia sembra essere il comune denominatore di quasi tutti i personaggi.

Solo i bambini danno vita a discorsi complessi, sentiti ed emozionanti senza che nessuna musica debba per forza accompagnare la loro piccola ma già forte esistenza. L’aridità asfissiante di un padre è resa, qui, magistralmente da un sempre più convincente Carpentieri che, dopo il toccante “La Tenerezza” di Amelio, ci regala una penetrante quanto realistica interpretazione. Un’opera prima che va vista ed ascoltata.

 

RIVISTO

LA NOSTRA VITA di Daniele Luchetti (Ita 2010, 95 min).

Tante le cose in comune con “Ride” di Mastandrea. Oltre, ovviamente, la morte, i due film sono accomunati da una colonna sonora evocativa e centrale per il racconto della storia.

Qui diventa una vera funzione laica la canzone “Anima Fragile” di Vasco Rossi che viene cantata a squarcia gola da un Elio Germano che ci regala una delle sue interpretazioni più struggenti e convincenti.

Perdere il compagno o la compagna della vita, ad una giovane età, ci lascia completamente inermi e spogliati davanti ad una vita estremamente dura che non fa sconti mai. Anche qui, però, la presenza dei bambini regala la concretezza di una nuova possibilità di una nuova vita. La speranza, di solito, è sempre l’ultima a morire. Daniele Luchetti confeziona un piccolo film pieno di poesia e di eleganza.

 

Mastandrea ride minchella – MALPENSA24