Vuelta. Evenepoel: il segno del comando

photo Rafa Gomez/SprintCyclingAgency©2022

L’Extremadura oggi incorona Remco Evenepoel vincitore della 18^ tappa della Vuelta a España 2022: il leader della corsa si porta dietro il grande duellante Enric Mas (Movistar) sul rettilineo pendente decisivo e lo batte. Tremenda beffa per Robert Gesink (Jumbo Visma) che stava coronando l’ennesima fuga vincente, invece si deve accontentare del podio.

I 136 corridori rimasti in gara dopo i forfait mattutini, causa febbri e bronchiti, di Bruno Armirail (Groupama FDJ) e Samuele Battistella (Astana) affrontano un’inedita partenza da Trujillo e, dopo una prima metà di saliscendi poco impegnativi, scalano l’Alto del Piornal da tre versanti differenti.

Proprio nel tratto iniziale meno aspro, colpo di scena: una caduta nel gruppone mette fuori gioco Jay Vine (Alpecin) che abbandona la corsa e consegna di fatto la maglia a pois a Carapaz. Nella stessa occasione casca pure Mads Pedersen (Trek Segafredo) che però si rimette in sella e mantiene la sua maglia verde. E va giù Carlos Rodriguez, che resta in condizione di correre ma pagherà qualche conseguenza…

Una caduta del genere è più che comprensibile se si va a guardare l’andamento complessivo della gara. Un aggettivo è quello giusto: poderoso! Sì, perché i ritmi sono folli e tutti lottano per entrare in fuga. Si registrano tentativi continuamente riassorbiti, finché al km 36 evadono in sette. Seguiti da altri cinque, a loro volta da altri sette, poi un solitario, poi un quartetto, e così via… nell’arco di una trentina di chilometri, al termine di un continuo gioco di tronconi, spezzettamenti e controinseguimenti, emerge un maxi-drappello di 42 battistrada che andranno a giocarsi il successo sul Piornal.

Si tratta di: Fausto Masnada (Quick Step), Jan Bakelants (Intermarché Wanty Gobert), Dario Cataldo (Trek Segafredo), Raul Garcia (Kern Pharma), Davide Villella (Cofidis), Vincenzo Nibali (Astana), Xandro Meurisse (Alpecin), Lawson Craddock (Bike Exchange), Rudy Molard e Thibaut Pinot (Groupama FDJ), Richard Carapaz e Tao Geoghegan Hart (Ineos), Nicolas Prodhomme (Ag2r Citroen), Nelson Oliveira e Carlos Verona (Movistar), Alessandro De Marchi e Omer Goldstein (Israel Premier Tech), Ivo Oliveira e Marc Soler (UAE), Gotzon Martin e Mikel Iturria (Euskaltel), Jose Manuel Diaz, Daniel Navarro e Jetse Bol (Burgos), Sam Oomen, Robert Gesink e Mike Teunissen (Jumbo Visma), Sergio Higuita, Danny Van Poppel e Matteo Fabbro (Bora Hansgrohe), Gino Mader, Edoardo Zambanini e Jasha Sutterlin (Bahrain Victorious), Daniel McLay, Elie Gesbert, Lukasz Owsian e Clement Russo (Arkea Samsic), Merhawi Kudus, James Shaw, Mark Padun, Julius Van den Berg e Hugh Carthy (EF). Soltanto DSM e Lotto Soudal non hanno centrato l’attacco giusto.

Al km 103, in una breva pendenza, mentre il gap si è ormai dilatato a 9 minuti, l’azione che aggiunge pepe a una giornata che sembrava istradata: Joao Almeida schizza via “lanciato” da Brandon McNulty e aiutato poi da Oliveira, che rinuncia dunque al fugone, e scatta all’inseguimento costringendo il gruppo a forzare. Soprattutto l’Astana, che vede minacciato la posizione generale di Miguel Angel Lopez.

Questa è la situazione sul primo Gran Premio della Montagna, la Desesperà, mentre in discesa allunga Russo. Il francese viene però ripreso poco prima del traguardo volante di Garganta la Olla, posto al km 138 e conquistato da un Van Poppel che finora ha raccolto buoni piazzamenti di tappa ma nessuna vittoria.

La selezione si fa sul secondo GPM: l’ascesa al monastero di Yuste. Il gruppo principale si riduce a una trentina di unità; in quello di testa, chi per attendere e supportare i capitani chi perché non ce la più, sono in 14 a perdere le ruote davanti: Iturria, Sutterlin, Nibali, De Marchi, Soler, Bol, Padun, Van den Berg, Van Poppel, Owsian, McLay, Russo, Cataldo e Teunissen. Nel frattempo, su iniziativa di Carthy si forma gradualmente un sestetto insieme a Pinot, Higuita, Carapaz, Gesbert e Gesink.

Costoro scollinano con oltre un minuto di margine sui rimanenti 22 ormai ex fuggitivi. Che diventano 24 nel momento in cui Soler rientra su di loro portandosi Almeida. Che corsa!

La salita finale della valle del Jerte sono 13 km al 5%. I sei di testa la intraprendono con 1’05” sugli inseguitori e 1’40” sul gruppo maglia rossa, e subito il meno quotato di loro tenta la sortita a sorpresa: si tratta di Gesbert, già nono ieri di Tentudía. Ai -9 però il contropiede del veterano Gesink, che del suo passo riprende il francese e sembra potersi prendere una soddisfazione meritatissima: dopo la maglia rossa della cronosquadre inaugurale, dopo aver approfittato al meglio del via libera ai “calabroni” dopo l’uscita di scena di Roglic, dopo che a 36 anni la sua ultima vittoria risale al 2016 (ed era l’Aubisque, sempre alla Vuelta)…

E invece, il destino si compie sotto forma di forcing dei big. E di due in particolare, con ineluttabile successo del dominatore del momento. Evenepoel continua a sfiammare, Mas è l’unico che, come in un gioco a eliminazione, gli tiene testa a ogni botta. Finché i due alla flamme rouge si ritrovano davanti a tutti gli inseguitori e agli altri uomini classifica. Con un unico punto di riferimento: quella casacca gialla olandese, che insieme acciuffano a soli 300 metri dall’arrivo. E lì non c’è storia: Remco fa uno sprint pressoché solitario. Dopo la vittoria a cronometro, quella in linea: legittimazione piena di un trionfo ormai annunciato.

Ultimo ma non meno importante: un malconcio Rodriguez perde un po’ di terreno nel pezzetto terminale della gara e Miguel Angel Lopez lo scavalca in classifica generale. Sempre maglia bianca Juan Ayuso, con una UAE che si straconferma in testa alla graduatoria a squadre.

Domani terzultima fatica: si scala due volte il Puerto del Pielago, ma a Talavera de la Reina si sprinta in pianura.

Articolo a cura di Tuttobiciweb.it

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