Il Coronavirus dilaga: 5469 casi, 333 morti. Gallera: «Se state a casa, lo fermeremo»

MILANO – In un giorno 1280 contagiati in più, di cui la metà circa ricoverati in ospedale (41 in terapia intensiva, e altri 76 decessi di pazienti positivi. Il coronavirus non accenna a fermare la sua diffusione (5449 casi in tutta la Lombardia), ma la stretta sulle misure di contenimento messa in campo con il decreto di domenica 8 marzo corrobora la fiducia dell’assessore al welfare Giulio Gallera: «Se tutti decideranno di stare a casa penso che nell’arco di qualche giorno, verso il fine settimana, potremmo notare un’estensione del trend virtuoso che oggi notiamo nel Lodigiano». Nella ex “zona rossa” di Codogno e Casalpusterlengo, in particolare, i nuovi contagi si sono molto ridotti, rispetto alle altre province, a partire da Bergamo e Brescia, dove oggi si concentrano le maggiori preoccupazioni. Dipende tutto da noi e dalla diligenza e dal senso civico con cui i cittadini applicheranno le prescrizioni relative alla rarefazione della vita sociale.

Il bollettino di Gallera

L’aggiornamento quotidiano da Palazzo Lombardia sull’evoluzione dei numeri del contagio sforna anche oggi, lunedì 9 marzo, dati che non portano grande conforto. In Lombardia salgono a 5.469 i casi positivi (1.280 in più rispetto a ieri), di cui 2.802 ospedalizzati, (più 585 rispetto a ieri) e 440 pazienti in terapia intensiva (41 nuovi oggi). Crescono i dimessi, 646, ma crescono anche i decessi, salendo a 333 (76 in più). Anche in provincia di Varese i numeri iniziano a salire in modo importante: 44 casi contro i 32 di ieri. Pur rimanendo tra le meno colpite. Ma la contagiosità del coronavirus si dimostra aggressiva. E «non è vero – ammette l’assessore regionale alla sanità Giulio Gallera – che coloro che sono nelle terapie intensive sono molto anziani. Solo il 22% ha più di 75 anni, mentre il 37% ha tra i 65 e i 74 anni, il 33% tra i 50 e i 64 anni, e l’8% tra i 25 e i 49 anni».

Nella riorganizzazione un ruolo per Cuasso

Potenziare i posti letto nelle terapie intensive è da tempo un tema su cui Regione Lombardia si sta impegnando: «Siamo riusciti in 15 giorni ad aprire altri 150 posti di terapia intensiva, oggi siamo a 223 posti in più e contiamo di aprirne altri 150 nel giro di 7 giorni» annuncia Gallera. Parallelamente sono diventati 1.600 i caschi CPAP, dispositivi per la ventilazione meccanica non invasiva che in alcuni casi possono rimpiazzare la rianimazione: «Ne abbiamo ordinati e ne stanno arrivando altri 500 entro domani», 10 marzo. E accanto ai posti letto di terapia intensiva e sub-intensiva, rivela l’assessore, «stiamo costruendo un meccanismo per liberare posti letto nei presidi, in primis con la dimissione di chi non ha più la febbre, ma non è ancora negativo al tampone». Tre le strutture dove potranno essere gestiti questi pazienti in via di guarigione ci saranno anche l’ospedale di Sondalo (100 posti) e quello di Cuasso al Monte, in Valceresio, suggerito anche dal consigliere regionale varesino Emanuele Monti, che potrà ospitare fino a 134 pazienti. «Potranno essere attivati subito 30 posti letto – rivela Monti – ringrazio il presidente Attilio Fontana e l’assessore Gallera per aver accolto la mia proposta».

«Bisogna restare a casa»

E se il sistema lombardo «regge», di fronte ai numeri del contagio che continuano a crescere, non bastano le risposte sanitarie. «Abbiamo bisogno di un sistema sanitario che rimanga solido nel dare risposte e per fare questo abbiamo bisogno di contenere la diffusione del virus – fa notare Giulio Gallera – dove le persone rimangono al loro domicilio, dove vi è una riduzione drastica della vita sociale, i risultati ci sono. Lo vediamo nella zona rossa del Lodigiano, dove negli ultimi giorni c’è un crollo dei positivi. Tutto questo funziona, la diffusione si riduce e si può addirittura bloccare». Bisogna stare a casa, come viene ripetuto ormai in modo univoco da tutte le autorità. «Ma se i cittadini faranno come sabato scorso, dove c’erano strade e parchi pieni – ammette l’assessore – i risultati li vedremo in una continua crescita del numero di contagi».

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