Coronavirus, “corsa contro il tempo” della sanità lombarda: più medici e posti letto

MILANO – «È una corsa contro il tempo, ma stiamo resistendo, ce la stiamo facendo. Non solo ci stiamo provando, fino ad oggi la nostra battaglia la stiamo vincendo». L’assessore al welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, a tre settimane dalla scoperta del “paziente 1” a Codogno, non nasconde tutto il suo orgoglio per la risposta che, in mezzo a mille difficoltà e ad un contagio che continua a mettere a dura prova il sistema, sta mostrando la sanità lombarda di fronte all’emergenza coronavirus. Se ieri, 11 marzo, l’esponente della giunta regionale aveva sottolineato la crescita «costante ma non esponenziale» dell’epidemia, oggi sfodera ottimismo sul fatto che la Lombardia possa farcela, a reggere l’urto del contagio, anche grazie alle misure più stringenti messe in campo dal governo Conte. Un decreto «migliorabile», ha ribadito Gallera, in linea con la presa di posizione del presidente Attilio Fontana, ma che va «nella giusta direzione».

I numeri del contagio

Continuano a crescere, ma a ritmi stabili. Del resto, ammette l’assessore alla salute, «l’efficacia dei provvedimenti presi da lunedì 9 marzo, con la maggiore presa di consapevolezza da parte di tutti, li verificheremo alla fine della prossima settimana, dopo 14 giorni». Per ora non resta che contare i nuovi casi, e rincorrere. Il dato cumulativo di oggi, giovedì 12 marzo, è di 8725 pazienti positivi al coronavirus in Lombardia, ben 1445 in più rispetto a ieri. Su quasi 30mila tamponi effettuati dall’inizio dell’emergenza. Ma sono state ricoverate 4247 persone, 395 in più rispetto a ieri, «un dato in linea, anzi leggermente inferiore» fa notare Gallera. A conferma di una crescita non esponenziale del virus. Un altro elemento confortante è il dato della provincia di Lodi, che ha meno contagiati della Città Metropolitana (1123 contro 1146, ma anche a Milano la crescita è «lenta»): «Sempre meno casi dalla zona rossa, segno che la strada della chiusura è quella giusta». Tornando ai numeri, in terapia intensiva ci sono 605 pazienti, 45 in più, mentre i dimessi sono 1085 e i decessi 744, vale a dire 127 in più di ieri, anche qui un dato che appare ormai costante. In provincia di Varese il numero di casi positivi è arrivato a 98: in due giorni si sono registrati 48 contagi in più.

Ospedali al limite

«La difficoltà degli ospedali è che i pazienti arrivati oggi rimangono in pneumologia o in infettivologia per più giorni, mentre il flusso delle persone dimesse non è altrettanto veloce». Con il rischio di azzerare la capacità di accogliere i pazienti. «In alcuni presìdi siamo a questo punto». Quelli delle province più sotto pressione. Per ovviare a questo problema sono stati «recuperati 209 posti dove portiamo i pazienti che stanno meglio, ma non possono ancora essere dimessi», in Rsa, case di cura e strutture private. E nelle terapie intensive i posti letto a disposizione sono arrivati a quota 1067, da 947 ieri: «Siamo riusciti ad aprire 120 posti di terapia intensiva in un giorno – fa notare Gallera – è un lavoro incredibile e per i prossimi giorni apriremo altri 16 posti al San Carlo e altri 20 al Papa Giovanni». Poi c’è la soluzione della Fiera di Milano, con la location del convention center MiCo messa a disposizione dalla fondazione, che accoglierà, e in parte si farà carico di realizzarli, i moduli per collocare nuovi letti di rianimazione: ci sarà «bisogno di 500 medici e di 1200-1500 infermieri» per i turni di operatività.

Nuovi operatori in arrivo

«In due giorni – rivela l’assessore Giulio Gallera – sono arrivate 650 domande pervenute da persone del mondo sanitario che vogliono essere assunte per prendere parte a questa battaglia. Ne abbiamo già selezionati cento, tra medici e infermieri o ostetriche. Da domani (13 marzo, ndr) avremo già 100 nuove figure immesse nei presidi ospedalieri che vivono il momento più delicato. E domani continueremo anche l’analisi delle altre domande arrivate. Vogliamo aprire nuovi reparti, spostare chi può essere spostato e liberare le terapie intensive». Senza dimenticare l’apporto della sanità privata, a sfatare un mito che circola dall’inizio dell’emergenza. «C’è un pieno coinvolgimento delle strutture private accreditate: tutti stiamo facendo un lavoro enorme – ci tiene a sottolineare l’assessore – ci sono 292 posti di terapia intensiva e 700 in Pneumologia e medicina nella sanità privata. Non ci sono gli uni e gli altri, ma c’è un insieme che sta cercando di dare una risposta straordinaria».

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