Matteo Bianchi come il presidente Wilson: «Ecco come rilancio Varese in 14 punti»

VARESE Matteo Bianchi come il presidente americano Thomas Woodrow Wilson:«Ecco come cambio Varese in 14 punti». Il candidato del centrodestra mette sul tavolo il piano programmatico per la città. E prende ispirazione oltre oceano, «Perché – dice con un paragone storico – Wilson stabilì i principi per la ripresa una volta termina la Prima Guerra Mondiale e anche noi, se ci pensiamo, stiamo uscendo da un periodo complicato. E’ la sfida e proprio la ripartenza. Per questo credo occorre avere idee chiare, concrete, ma soprattutto realizzabili. Con un orizzonte ben preciso: Varese deve tornare a esser grande, accessibile a tutti e attrattiva».

Idee chiare, progetti concreti

«Pochi, chiari, sostenibili e realizzabili – dice Bianchi prima di snocciolare i 14 punti – Idee programmatiche che hanno la medesima importanza e hanno come comune denominatore la volontà di puntare a una Varese più attrattiva, accessibile e dinamica». Che non può prescindere da due assi portanti: impresa e turismo.

I 14 punti

  • Portare l’amministrazione “fuori” dal Palazzo: per attuare un “federalismo comunale” e favorire il dialogo con tutta la città e in particolare con i quartieri. Che si traduce con la riorganizzazione degli uffici: «Creeremo uffici dedicati ai quartieri. Uno per ogni castellanza, per avere un interfaccia diretto con i cittadini.
  • Restituire a Palazzo Estense un ruolo culturale e turistico. «Quindi trasferire gli uffici negli spazi dell’ex caserma Garibaldi. Riorganizzazione che si può fare. E che deve coinvolgere anche i presidi amministrativi oggi sparsi sul territorio. Portare la vita amministrativa in Piazza Repubblica significa contribuire anche alla riqualificazione di quello spazio
  • Creare spazi culturali ai Giardini Estensi, a partire dal mantenimento in loco della biblioteca «per sottrarre spazi a chi oggi fa del parco un luogo di degrado»
  • Pianificazione territoriale, che «non può prescindere dal tema del lavoro e dell’impresa e che metta a sistema tutte le potenzialità della città. Oggi non c’è il Patto di stabilità. I fondi ci sono, altri ne arriveranno. Il tema sarà metterli a sistema».
  • Più sicurezza: «Con la creazione di presidi di polizia locale nei quartieri e con un agente di quartiere per aumentare l’interfaccia con i cittadini Solo così potremo intervenire con efficacia sulle problematiche».
  • Un piano asfaltare programmato sui cinque anni e per tutte le strade e le piazze della città.
  •  Si alla mobilità dolce, ma no alla ciclabile di via XXV aprile la pista ciclabile. «E’ l’emblema dell’ideologismo green che non funziona. Siamo per la mobilità sostenibile, ma questo principio deve essere contestualizzato con la nostra città. Non siamo a Londra o a Berlino».
  • Valorizzazione del collegamento autostradale che nel 2024 compierà 100 anni e e dello stile liberty che caratterizza la nostra città. Si parla tanto di largo Flaiano. «Voglio realizzare una porta d’ingresso a Varese, che sappia unire la storia del collegamento autostradale con quella artistica culturale. Non dimentichiamo che la Milano Laghi è stato (ed è) l’accesso alla Varese conosciuta e vistata per la natura e per la bellezza del liberty.
  • Sport, cultura, sociale ed educazione. «Su questi settori giocherà una parte fondamentale l’approccio della sussidiarietà».
  • Creazione di un tavolo permanente con Asst e Regione sul tema della sanità. «Ricordo che la riforma regionale darà alla medicina territoriale un ruolo strategico e un’amministrazione non si potrà esimere dall’essere parte di questo percorso».
  • Riqualificazione dell’area ex Aermacchi. «Gestita con superficialità e che rischi di spegnere l’entusiasmo da parte degli investitori. Senza entrare nel merito della bontà del progetto, dico solo che un’amministrazione attenta deve mettersi al tavolo con tutti i soggetti coinvolti per uscire dall’impasse che rischia di fermare tutto. Ciò che è meritevole di tutela in quell’area è l’hangar, vera memoria storica. Ritengo quindi che sia doveroso valutare la possibilità di smontare le capriate dell’hangar e rimontarle per cerare il mercato coperto. Non dove è stato previsto dall’attuale amministrazione, ma nel contesto della piazza e con una riorganizzazione dell’area. Che rimarrà a destinazione mercatale, ma che richiede una riorganizzazione condivisa anche con l’associazione dei coltivati diretti».
  • L’Apollonio non deve essere demolito, ma valorizzato. «E il ruolo del Politeama va ripensato nell’ottica di dare a Varese due teatri. I risparmi dovuti dalla riqualificazione del teatro devono essere dedicati alla riqualificazione di piazza XX settembre».
  • Riqualificazione del Franco Ossola con compartecipazione pubblica e privata. Lo stadio non può più avere solo una destinazione di natura sportiva e il suo utilizzo non può essere condizionato da un’unica società. Varese ha bisogno di una struttura che abbia anche vocazione culturale. E che può essere appetibile anche per Milano che non offre spazi di medie dimensioni». Inoltre «Non ci si può fermare solo alla ristrutturazione del palaghiaccio. Le Olimpiadi sono alle porte e serve una seconda pista, anch con il supporto di regione che sta investendo molto sul grande evento invernale. La nuova pista sorgerà tra palaghiaccio e tennis club le Bettole».
  • Un’area per il canile comunale, che non può restare in via Friuli.