Amministrative, cosa cambia e cosa no

amministrative risultati

Se la società, come sostiene Bauman, è liquida, la politica non può che essere fluida. Perché, fluido, è l’elettorato. Questo modello di elettorato che se ne infischia , in virtù della sacrosanta libertà di scelta, del diritto di voto. E diserta le urne. Sarà scontato, ma l’election day di domenica ha inviato un ulteriore segnale ai partiti, sinora sordi al disagio dei cittadini rispetto ai traccheggiamenti dell’establishment, ai tira e molla delle istituzioni, ai giochi di potere affrancati dalla quotidianità che vive la gente. Discorso fatto e rifatto in più sedi, ma forse non ancora abbastanza se ai quesiti referendari sulla giustizia ha risposto un misero 20 per cento dell’elettorato e, ancora più significativo, nei comuni dove si rinnovavano le amministrazioni è andato a votare meno del 50 per cento degli aventi diritto. Qualcosa vorrà pur dire. E qualcosa dice anche in riferimento ai risultati nelle singole città che, in più di una località, sono il frutto di coalizioni inedite, che sono andate scomponendosi per poi, magari alle politiche e alle regionali del prossimo anno, ricomporsi in funzione di un successo che non appare affatto acquisito.

Diciamo che in provincia di Varese, a porre in luce la fluidità della politica è soprattutto il centrodestra. Con Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia divise su più fronti, anzi, come a Cassano Magnago, divisi addirittura al loro interno. Lo sbocco è uno scontro fratricida al ballottaggio, come raramente è accaduto in passato, né a Cassano né altrove dalle nostre parti. Per non parlare delle posizioni divergenti a Sumirago, con Lega da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra, così che, dividendosi i voti, hanno portato acqua al mulino degli avversari, naturalmente vittoriosi. Non a caso, in serata, Andrea Pellicini, segretario provinciale di Fratelli d’Italia, il partito che più di altri ha agevolato le divisioni del centrodestra (ricordiamo Luino e Somma Lombardo), dai microfoni di Malpensa24 Web Tv ha lanciato un appello all’unità. Scontato anche questo? Mica tanto, se mai i Fratelli avessero riempito la bisaccia di consensi, come si erano prefissi e come non è accaduto, quale atteggiamento avrebbero assunto?

A urne chiuse balzano all’occhio altri dati. Il primo: il Partito democratico non ha colto l’opportunità delle divisioni a destra. Lo dimostrano i risultati di Cassano Magnago e Ferno, democrat di rincorsa rispetto agli avversari. Il secondo: i cittadini hanno di fatto premiato la continuità, sindaci uscenti subito riconfermati o loro liste di riferimento votate più di altre. Un altro messaggio per la politica: la gente vuole, pretende la stabilità. E se non bastasse questo – terzo dato – è doveroso riaffermare l’avanzata delle liste civiche. Il civismo, è vero, non ha sfondato, ma, ancora una volta, ha parlato alla politica.

Sul versante nazionale, nelle città più importanti in cui si è votato, capoluoghi regionali o di provincia, sono i partiti e non soltanto le liste civiche a fare la differenza. Risultati che si contrappongono da una località ad un’altra, anche sulla base del gradimento dei singoli candidati. Poi, è evidente, la politica interpreterà il voto a seconda delle proprie convenienze. Con una proiezione sul futuro e, per alcuni, vedi Fratelli d’Italia, chiamati a ridimensionare le proprie aspirazioni laddove gli esiti delle urne non hanno rispettato appieno i pronostici. Un pronostico però ci pare inoppugnabile: le amministrative del 12 giugno, al di là di qualsiasi altra considerazione, non incideranno o, meglio, non dovrebbero incidere sulla stabilità del governo Draghi. Se così non fosse si andrebbe al voto anticipato, che per qualcuno (Lega, Cinque Stelle in caduta più o meno rovinosa) non sarebbe esattamente una passeggiata.

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