Castellanza, dipendenti comunali nei guai: devono restituire migliaia di euro

CASTELLANZA – C’è agitazione a Palazzo Brambilla per via delle lettere arrivate ai dipendenti, pare una trentina (o giù di lì). Missive nelle quali, così racconta qualcuno che l’ha ricevuta, c’è scritto una cifra da restituire al Comune. E che in alcuni casi può essere paragonata a un mutuo.

L’ispezione del 2019

Ma per risalire all’origine delle lettere recapitate nei giorni scorsi bisogna andare indietro nel tempo, a fine ottobre 2019 per l’esattezza, quando gli ispettori del Ministero dell’Economia e la Corte dei conti effettuarono “una visita” nelle casa comunale castellanzese. Con un obiettivo ben preciso: ricostruire la fotografia del personale a palazzo. Ispezione che finì nel dimenticatoio, ma solo perché queste sono procedure lunghe. Ma non infinite. Infatti, così racconta qualche dipendente con in mano la lettera, pare che l’esito sia arrivato. E si dice anche che non sia economicamente benevolo: difficile cristallizzare il tutto in una cifra precisa, ma a spanne si parla di almeno 300 mila euro complessivi da rendere. Ma andiamo con ordine.

Il tema della P.O.

Gli ispettori ministeriali hanno appurato irregolarità nella pianta organica e nei rispettivi compensi. In modo particolare nelle posizioni apicali. Si tenga conto che Castellanza, per numero di abitanti, non può avere tra i dipendenti personale inquadrato come “dirigente”. Semmai “P.O.” (si dice in gergo), ovvero posizione organizzativa, che, qualora prevista, dovrebbero avere “alle proprie dipendenze” un’organizzazione. In caso contrario non avrebbero ragione di essere. Ma a Palazzo Brambilla raccontano che c’erano P.O., ma anche “i vice P.O.”.

Sta di fatto che gli ispettori, partendo da un atto ufficiale (delibera?) del 2008, hanno ricostruito un’ampia fotografia che comprende l’organizzazione del personale comunale che va dal 2010 alla data dell’ispezione. Ovvero un arco di tempo che in cui si conta il doppio mandato Farisoglio e il primo scorcio del mandato Cerini.

Farisoglio – Cerini: due fotografie differenti

E pare che siano emerse due situazioni differenti: una precedente all’arrivo a palazzo dell’amministrazione Cerini e l’altra che fotografa l’attuale organizzazione dei dipendenti. Partecipiamo, ben prima di questo secondo mandato, infatti, mise mano alla questione dipendenti, affidando a una società esperta in analisi del personale di enti della pubblica amministrazione il compito di effettuare uno screening approfondito. Ricognizione che portò a riconfigurare l’assetto degli uffici (compreso i compensi inerenti le parti accessorie, ovvero incentivi e premi produzione) secondo una forma più in linea con quello che è il dimensionamento del Comune di Castellanza e in discontinuità con il passato. Insomma, tutto ciò che è emerso non in linea con le prescrizioni di legge è da riferire agli anni in cui il sindaco era Fabrizio Farisoglio e ai primi mesi del primo mandato Cerini, che, occorre dire, ereditò l’assetto del personale.

Se errore c’è stato, chi paga?

Questa è la madre di tutte le domande ogni qual volta, in Italia, si verificano situazioni simili a quella creatasi a Palazzo Brambilla. Quel che si sa, è che a stabilire le modalità di “recupero” non è il Mef, bensì il Comune. D’altro canto però ci sono una trentina di dipendenti che hanno percepito quei soldi in busta paga e che ora si vedono costretti, in alcuni casi, a maxi restituzioni (anche nell’ordine di 50 – 60 mila euro). Insomma non bruscolini. E tra l’uno (il Comune) e gli altri (i dipendenti che hanno ricevuto la lettera), potrebbe intervenire a risolvere il quadro assai spinoso la prescrizione. In due parole: se ciò accadesse, paga, anzi avrebbe già pagato, Pantalone.