Baby gang e come prevenirle: il maggiore Laghezza ospite del Rotary a Legnano

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LEGNANO – Serata molto partecipata su temi delicati quali le baby gang e la microcriminalità sul territorio ieri, giovedì 21 marzo, a Legnano per i soci del Rotary Club Castellanza (nella foto). Ospiti il maggiore Pietro Laghezza, comandante della Compagnia dei Carabinieri di Legnano, Anna Pavan, assessore alla “sicurezza sociale” e vicesindaco del Comune di Legnano e Nuccia Berra, sindaco di Cerro Maggiore.

Le tipologie riconosciute e identificate di bande giovanili, ha spiegato Laghezza, sono di tre tipi: gruppi senza struttura dediti ad attività violente, gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali italiane e altri a organizzazioni criminali di altri Paesi. In questi ultimi gruppi c’è un tentativo di controllo del territorio e una metodica ripetitività dei reati commessi. In molti casi, poi, si affiancano attività sui social network per incrementare la diffusione e creare un seguito fra i minori.

«Canali social fondamentali»

«Questi canali social – ha osservato il maggiore, che ha preso servizio a Legnano lo scorso settembre – hanno finalità comunicative per esprimere spavalderia e grandezza e finalità celebrative per fare proselitismo. In tutto ciò è determinante la figura del leader, che deve mostrarsi carismatico dimostrando aggressività, di avere un importante seguito sui social e magari precedenti in istituti di pena. La forza di questi gruppi di giovanissimi sta nella deresponsabilizzazione del singolo a favore di una protezione reciproca. L’atteggiamento più eclatante si manifesta con l’assoluta indifferenza e spregiudicatezza alle regole più elementari della civile convivenza».

Alla base di questo profondo disagio giovanile, il deterioramento di un efficace modello educativo e la marginalizzazione di chi non si adegua o conforma a modelli precostituiti. Il giovane ricerca quelle attenzioni che non ha ricevuto, quelle possibilità che la vita non gli ha offerto e che ritiene di non poter ottenere attraverso il contesto socio-familiare di provenienza.

Le novità legislative

Il decreto Caivano, convertito in legge nel 2023, prevede pene più severe per porto abusivo di armi e per droga, il divieto del cellulare per i giovani responsabili di violenze, vie più semplici e rapide per andare in carcere anche per i minorenni, la possibilità per i detenuti over 18 violenti di essere trasferiti nei più severi carceri per adulti, Daspo urbano per i maggiori di 14 anni, la presenza di più agenti sul territorio e il finanziamento per progetti e protocolli di supporto.

Quali sono dunque le proposte d’intervento? Occorre un’azione corale e congiunta – è l’indicazione emersa dalla serata – non soltanto a livello di forze dell’ordine ma da tutte le componenti della società a cui viene demandato il delicato compito dell’educazione. Fondamentali, quindi, il ruolo di scuola e famiglia, la creazione di progetti individualizzati, di piani di supporto alla genitorialità, l’individuazione di luoghi di aggregazione giovanile, la realizzazione di laboratori o attività in centri di aggregazione. Il tessuto sociale deve essere organizzato e preparato a prevenire il degrado giovanile, e risutano molto attuali le parole di san Giovanni Bosco con cui il relatore dell’Arma ha concluso la sua esposizione: “Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società”.

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