Chi si schiera col nemico, chi balla sul Titanic, chi frena l’autonomia

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di Gian Franco Bottini

Pensiamo che a nessuno di noi, che ci siamo complessivamente ben comportati durante la prima fase epidemica, sfuggisse il fatto che due erano i passaggi critici “a venire”, in grado di vanificare i sacrifici fatti: la voglia di vacanze e la riapertura delle scuole. Diciamocela tutta: il primo passaggio lo abbiamo pressoché “cannato”; a molti di noi è scivolata la frizione con il rischio di andar ancora una volta fuori strada.

Che i giovani potessero essere l’anello debole e che i siti delle vacanze (spiagge, discoteche, feste in piazza, sagre, movide , concertini etc) potessero essere il crogiuolo nel quale il virus trovasse esso stesso un confortevole ambiente nel quale “fraternizzare”, anche questo ci era ben noto. Malgrado ciò però non tutto ha funzionato. Potremmo dire che i controlli si sono un po’ allentati; che i concreti problemi economici hanno prevalso sulle preoccupazioni sanitarie, attenuando il senso di responsabilità nella testa dei controllati e facendo girare dall’altra parte quella dei controllori;  se sul Titanic si ballava mentre la nave affondava, figuriamoci se non potevamo farlo noi quando ci dicevano che gli ospedali si erano svuotati! Potremmo trovare mille ragioni, se non mille scusanti, ma la matrice del problema è una ed una sola: rispetto alla fase 1, ci ha “messo niente” a perdere di valore e di intensità quello “spirito civico” che in sostanza rappresentava l’accettazione di sacrifici per il bene proprio ma soprattutto, generosamente, per quello di tutti gli altri. Forse bisogna concludere che quello “spirito”, del quale anche il nostro Presidente si è sentito orgoglioso, più che della nostra natura di popolo maturo e capace di serrare le fila era, più banalmente, figlio della “strizza”.

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Gian Franco Bottini

Riprendendo la metafora di chi , parlando di “lock down”, lo paragonava ad uno stato di guerra contro un avversario invisibile…beh, forzando un po’ la mano, nella calda estate molti di noi si sono schierati dalla parte del nemico. Ne stiamo vedendo di tutti i colori e stanno venendo a galla anche degli aspetti, del resto già evidenti ai normovedenti , di alcuni personaggi cinicamente alleatisi con il Covid. Ci riferiamo allo Sgarbi “nuovo formato” , in grado di schierarsi come leader dei “negazionisti del virus” pur di conservarsi un posto al sole anche in caso che passi il referendum sulla riduzione dei parlamentari ; o all’effervescente Briatore, fautore del “ covid truffa di stato” e del “no mascherina” (oggetto ovviamente intralciante il suo business”millionaire”).

Direttamente o indirettamente il covid ha seminato tanti lutti, ma temiamo che un’altra vittima illustre ancora la possa fare: l’Autonomia regionale. Voi ricorderete che nei momenti immediatamente precedenti lo scoppio della pandemia quel tema era caldo e si aveva la sensazione che le regioni maggiormente interessate ad ottenerlo (Veneto, Lombardia, Emilia) stessero mettendo all’angolo i resistenti. Malauguratamente le stesse regioni sono poi state le più coinvolte nel dramma epidemiologico e i problemi da affrontare sono stati ben altri.

Oggi , ovviamente, il tema è finito in fondo alla lista e temiamo che i numerosi ed innegabili “pasticci”, con i connessi palleggi di responsabilità , avvenuti nella gestione della pandemia, possano venire utilizzati come argomento di rinvio del problema. Se a ciò aggiungiamo il fatto che alcune regioni fra le più accese negazioniste dell’Autonomia (Campania, Sicilia, Calabria) paiono essere fortemente impegnate a creare dissidi con il Governo, al fine di dimostrare che quando le regioni fossero più autonome esse sarebbero in grado di mettere in difficoltà il sistema…beh, il timore di un forte attacco alla “autonomia” ci pare fondato.

Riteniamo invece che proprio dalle difficoltà createci dal Covid siano emersi validi spunti, oltre che di onesta autocritica, di supporto all’idea che una maggiore e più chiara distribuzione delle responsabilità possa essere la base di una più rapida ed efficiente capacità di reazione, in momenti di particolare difficoltà. Senza prescindere, ovviamente, dal valore e dalla qualità del personale politico in campo! Il progetto di una maggiore “autonomia regionale”(nella nostra regione supportato da un grande consenso referendario) deve riprendere vigore. In questo momento in cui va messo in campo un grande sforzo di rilancio, di tutto abbiamo bisogno meno che di altre “campane a morto”.

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