Covid, Lombardia, sentimenti e risentimenti

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di Gian Franco Bottini

“E’ uno che non vive di sentimenti, ma di risentimenti” ci diceva giorni fa un amico riferendosi ad un politico locale di prima fascia che non gli stava evidentemente simpatico. Convenendo sull’adeguatezza dell’affermazione, ci era venuto da pensare che al di la della facile assonanza dei termini , fra la positività di un sentimento e il misto di rabbia e di smaniosa rivalsa che sta nel risentimento, esiste un baratro assai difficile da colmare.

La fase 1 di questo Covid è stata il trionfo dei sentimenti. Sentimenti di solidarietà, di comunanza , di responsabilità, di generosità; tutti sentimenti che hanno trovato la loro esaltazione nel sacrificio di medici e infermieri. Possiamo anche ammetterlo: qualche volta ci siamo meravigliati di noi stessi , intrisi come siamo stati nel tempo di quegli egoismi materiali e sentimentali che sono stati improvvisamente spazzati via di fronte ad un pericolo collettivo incombente e ancor più preoccupante perché inaspettato, invisibile e sconosciuto. Probabilmente col tempo tutto tornerà come prima ma ci auguriamo che una traccia indelebile di quanto di buono è successo in tal senso , si possa positivamente trascinare per molto tempo ancora.

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Gian Franco Bottini

Poi è arrivata la fase 2 , quella che ci dovrebbe vedere, dal punto di vista epidemiologico, ancor più attenti a non alzare troppo la testa fuori dalla trincea perché il maledetto “cecchino” è sempre pronto a colpire e, dal punto di vista economico e sociale, una volta tanto molto coesi per uscire dalle secche di una situazione di una difficoltà inusitata. Invece , è brutto dirlo e difficile giustificarlo, pare sia arrivato il trionfo dei risentimenti, dei quali sono imbevute molte situazioni che ci scorrono sotto gli occhi.

Si era ancora in una piena bagarre fatta di lutti e autoambulanze e già era partito un attacco “alzo zero a 360 gradi” sulla Regione Lombardia che, per la verità, di errori ne avrà pure commessi (e siamo stati fra i primi a denunciarli) ma che continua ad essere la regione alla quale il resto del Paese deve rispetto oltre che riconoscenza. E quale la motivazione di questo accanimento se non un incancrenito risentimento, frutto della frustrazione e della gelosia per dover riconoscere alla nostra regione un indiscutibile primato?

Ammettiamo pure che qualche volta abbiamo ecceduto in autocelebrazioni o in antipatiche supponenze, ma qualche cabarettistico presidente del sud non deve dimenticare che siamo i più importanti azionisti del Pil nazionale, che con il nostro contributo fiscale sosteniamo i famigerati “redditi di cittadinanza”, che nel corso degli scorsi decenni abbiamo accolto e integrato migliaia di famiglie meridionali, che centinaia di suoi sfortunati concittadini si avvalgono del nostro accogliente sistema sanitario che lui oggi si permette di irridere. Prevenendo qualche facile accusa, chiariamo che non stiamo facendo del “razzismo” (accusa che va tanto di moda) ma stiamo solo chiedendo di mettere da parte ogni risentimento, nell’interesse di tutto il
Paese e particolarmente proprio di chi oggi sfoga rabbiosamente le sue sciocche frustrazioni.

E non sarà forse frutto di risentimento nascente da una affannosa smania di rivalsa quel chiedere insistentemente, persino durante la fase più acuta della pandemia, un cambio di Governo come se la cosa potesse essere il “vaccino” contro l’ inafferrabile e devastante virus? Potremmo essere d’accordo sull’insufficienza di un governo giallo-rosso ma non possiamo dimenticare che esso nasce dall’ insensato suicidio “al buio” di un governo giallo-verde; suicidio voluto proprio da chi oggi si lamenta. Rabbiosa frustrazione per un errore politico commesso o smania di una rivalsa riparatrice? Per tutto verrà il momento opportuno , oggi però ci pare il momento di applicare da parte di tutti, anche da chi governa, la semplice ricetta suggerita da un uomo di esperienza come Sabino Cassese: ”meno teatro e più fatti”.

Ed infine a tutti noi (in quanto corpo elettorale) che spesso ci lamentiamo per l’ inadeguatezza di una classe politica , parliamo di quella gialla, e per la sua inamovibile presenza al governo, risentendoci per questo anche con il Presidente della Repubblica , ricordiamo che fummo proprio noi, con il nostro voto, a fare dei penta stellati il partito di maggioranza. Oggi questa è la situazione che ci ritroviamo in un momento emergenziale; una situazione che va democraticamente rispettata e, con grande umiltà e senso di responsabilità, aiutata nell’uscire dal guado.Quando sarà il momento potremo correggere i nostri errori, applicando, se lo riterremo opportuno, una nostra molto più modesta ricetta: “meno pancia, più testa”.

N.B. Temiamo che in questo clima di risentimenti possano venire coinvolti in azioni legali generalizzate medici ed infermieri, magari con le solite contestazioni a sfondo economico. Non per facile buonismo, ma per doveroso riconoscimento delle difficoltà nelle quali essi hanno operato, ci auguriamo che tutte le eventuali parti in causa valutino le situazioni alla luce dei dovuti sentimenti di gratitudine e di rispetto.

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