Elezioni: liste civetta, del sindaco e farlocche

bottini liste sindaco

di Gian Franco Bottini

Avremmo voluto stare alla larga da argomenti troppo vicini alle questioni locali, ma la discussione in corso nel centro-destra provinciale, circa le cosi dette” liste del sindaco”, è talmente kafkiana, e per certi versi anche divertente, da meritare una sottolineatura.

Va chiarito che le nostre modeste riflessioni non sono certo rivolte a “quelli del mestiere”, ai quali fatti e misfatti della questione sono talmente noti da consentir loro di farci sopra la sceneggiatura di una rissosa commedia all’italiana. Il nostro racconto va invece a quei normalissimi e auspicati lettori, che poco ci stanno capendo della questione ma che alla fin fine sono proprio gli ignari destinatari di tale collaudato “trucchetto” (non è una nostra definizione) destinato ad influenzare le loro scelte nel momento in cui da lettori diventeranno “elettori”.

Per comprendere la questione bisogna necessariamente partire da dove essa nasce e cioè dalla fotografia di quello che è l’attuale stato di salute del centro-destra, una volta dominato da quell’area “moderata” (liberale, cattolica, sociale etc) rappresentata da Forza Italia ma che attualmente è appannaggio dell’area “sovranista”, rappresentata da Lega e Fratelli d’Italia, che stanno allegramente cercando di spolpare fino all’osso i berlusconiani.

A conferma di ciò basti verificare che i candidati sindaci delle tre più importanti città della nostra provincia, che un tempo venivano equamente distribuiti, fino a questo momento sono tutti espressi proprio dai partiti “sovranisti”, con un gran sberleffo al partito del Cavaliere.

In tale situazione gli elettori “moderati”, sentendosi orfani di quella che è stata la loro “casa”(F.I.), quando non fossero disponibili a portar benzina a questo centro-destra, ritenendolo troppo estremista (Lega/FdI), potrebbero essere tentati o di disertare le urne oppure di rivolgersi a quelle “liste civiche”, formate da normali cittadini, che dessero loro la garanzia di pensare unicamente ai problemi della loro città, perché indipendenti e scevre da legami ed obblighi di sudditanza con alcun partito.

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Gian Franco Bottini

Questa seconda ipotesi è quella più temuta, soprattutto dai candidati sindaci, che, di fronte al timore di vedere scivolare voti al di fuori della loro coalizione di riferimento, si inventano delle liste che definiscono civiche (chi le definisce “civetta”, chi più prosaicamente “farlocche”) destinate a candidare per il Consiglio Comunale non dei semplici cittadini, quale sarebbe la natura delle reali liste civiche, ma prevalentemente dei “politici” in fuga proprio dai partiti in difficoltà (F.I.?) e alla ricerca di spazi personali di sopravvivenza,

Di fronte a questa situazione risulta logica la reazione di Forza Italia verso i propri “alleati”, per la prevedibile fuga di alcuni suoi elettori verso “liste civiche”, vere o false che siano, ma anche di suoi “aderenti”, molti dei quali assai disponibili ad accasarsi nelle “liste del sindaco” pur di non perdere possibilità di elezione (o rielezione!).

Come finirà questa vicenda non sappiamo, Come finirebbero le ipotetiche “liste del sindaco” invece lo potremmo sottoscrivere, perché la storia ce lo insegna, non essendo il fenomeno un ingenuo neonato. In pratica queste liste o si scioglierebbero, nel periodo più o meno successivo alle elezioni, riportando i consiglieri eletti nei partiti di provenienza, oppure costituirebbero una forza in consiglio totalmente nelle mani del sindaco (fin che questo riuscirà a soddisfare tutti gli appetiti e le promesse) rendendo difficoltosa e spesso fuori dagli schemi democratici, l’agibilità del Consiglio stesso. Il tutto alla faccia degli elettori inconsapevoli e della città stessa!

Questa nostra narrazione forse non piacerà a molti, ma crediamo che sia la più vicina alla realtà delle cose e che essa meriti di essere messa a conoscenza di chi vorrà leggerci, trattandosi di una situazione che riguarda tre importanti città in grado di condizionare, con i loro atti, la prossima vita della nostra intera provincia.

Anche per evitare che qualche “politico” possa spacciare i propri comportamenti, del resto non certo nuovi, come una normalità nell’alveo del corretto modo di “fare politica”: con disprezzo di storie personali, di valori, di coerenza, di affidabilità e di quant’altro possa invece essere utile per riportare, la politica stessa, ad una dignità che la riavvicini alla gente e al Paese reale.

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