Denunciati i vertici di Accam per i danni dell’inceneritore all’ambiente e alla salute

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LEGNANO – L’ha minacciata a più riprese e sollecitato a presentarla i sindaci del territorio ostili all’inceneritore di Borsano. Oggi, lunedì 29 marzo, l’annunciata denuncia penale di Franco Brumana nei confronti di amministratori e dirigenti di Accam è nero su bianco sulla scrivania dei carabinieri di Legnano. Il consigliere comunale della lista civica Movimento dei Cittadini mette sotto accusa i danni arrecati dall’inceneritore alla salute dei cittadini e all’ambiente.

In particolare, i reati ipotizzabili sono l’art. 328 del codice penale «a carico delle pubbliche autorità che avrebbero dovuto intervenire per la bonifica, per la prevenzione e per l’indagine ambientale, l’art. 257 del decreto legislativo 152/2006 per l’omessa bonifica nel caso in cui risultino superati i limiti delle concentrazioni della soglia di rischio, l’art. 452 bis per l’inquinamento ambientale, l’art. 452 ter c.p. nel caso di accertamento di lesioni personali con malattia superiore a 20 giorni o di decessi conseguenti all’inquinamento, l’art. 452 quater c.p. per l’esposizione a pericolo di effetti lesivi di un numero considerevole di persone, e l’art. 452 terdicies c.p. per l’omessa bonifica di un sito inquinato, l’art. 635 c.p. per il danneggiamento ambientale, e l’art. 674 c.p. per il reato di getto pericoloso di cose, nella fattispecie dei fumi dell’impianto».

«Manovre per salvare i responsabili»

La denuncia arriva all’indomani della manifestazione del comitato spontaneo No Accam (nella foto sotto) cui hanno partecipato anche alcuni sindaci e dopo che l’assessore regionale all’Ambiente, Raffaele Cattaneo, ha dichiarato che smantellare e bonificare l’inceneritore comporterebbe un costo di almeno 20 milioni di euro. «Sono in atto – scrive Brumana nella sua denuncia – complesse manovre che coinvolgono molti comuni e le società pubbliche Amga e Agesp, per salvare Accam dal fallimento trasferendo le passività su una nuova società e poterla così liquidare senza passività. In questo modo si raggiungerebbe il risultato di liberare gli amministratori e responsabili del dissesto da responsabilità civili e penali. Ciò comporterebbe il proseguimento dell’attività dell’inceneritore obsoleto per altri decenni e, secondo la prospettazione dell’assessore Cattaneo, il rinvio della bonifica del sito inquinato, che anzi verrebbe ulteriormente compromesso dalla futura attività».

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A proposito delle ricadute dell’inceneritore su ambiente e salute, Brumana lamenta che «non si conoscono i dettagli numerici della contaminazione perché non risulta essere mai stata eseguita un’indagine in proposito», ma la definisce in ogni caso «un fenomeno grave e importante. Trattandosi di contaminazione derivante dalla ricaduta dei fumi – argomenta – è da ritenersi scontato che l’inquinamento riguardi anche l’area esterna all’impianto in gran parte destinata all’agricoltura. Ciò potrebbe comportare che le sostanze inquinanti entrino nella catena alimentare. L’inquinamento del terreno potrebbe inoltre interessare la falda acquifera sotterranea».

«Certe quantomeno lesioni personali gravi»

Al danno ambientale si accompagnano «conseguenze per la salute dei residenti nella zona di ricaduta dei fumi dell’inceneritore. Nel 2015 – ricorda Franco Brumana – è stata svota dall’Ats della Regione Lombardia un’analisi degli effetti sulla salute dell’incenerimento dei rifiuti, che ha condotto a un rapporto in cui si afferma che: “si è scelto di investigare gli effetti acuti, quindi a breve termine”; “è presente un’associazione significativa, con eccesso di circa il 10% di ricoveri per cause cardiovascolari per gli esposti agli ossidi di azoto e di circa il 20% per il biossido di zolfo”; “è possibile stimare che circa 60 soggetti sono stati ricoverati almeno una volta per queste patologie nei tre anni di osservazione dello studio tra il 2012 e il 2014”. L’indagine non ha preso in considerazione gli effetti a lungo termine e i tumori», fatto che il legale legnanese autore della denuncia ritiene «non giustificabile».

Facendo però riferimento a un’indagine epidemiologica condotta nello stesso periodo sull’inceneritore di Vercelli dall’Arpa della Regione Piemonte, Brumana osserva che «risulta sufficientemente certo che dall’incenerimento sono derivate quantomeno lesioni personali gravi, che hanno provocato ricoveri ospedalieri. Si può inoltre ritenere altamente probabile che siano derivate morti per tumori di chi ha risieduto per lungo tempo nell’area vicina all’impianto».

Di qui la denuncia nei confronti «degli amministratori e dei dirigenti di Accam che risultassero responsabili e di coloro che per qualsiasi ragione abbiano concorso, per i reati sopraindicati e per quelli che verranno ravvisati nei fatti esposti».

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