Busto, sottrasse 100mila euro ai bimbi disabili. L’avvocato: ora chiede perdono

aias soldi disabili

BUSTO ARSIZIO – Tutti lo sanno ma nessuno lo dice. Un po’ quello che è accaduto con la vicenda degli ammanchi all’Aias “Annibale Tosi”, l’associazione senza scopo di lucro che assiste i bambini disabili. Vicenda tenuta sottotraccia per un lungo periodo, finché, com’era logico che accadesse, è finita sui giornali. Apriti cielo: se ne sono sentite di tutti i colori, in scia a quel famoso film di Pietro Germi, Signori & Signore, la cui trama rimanda agli atteggiamenti perbenisti di una certa borghesia della città in cui è ambientata la pellicola. Paragone fuori luogo? Può essere.  Il risultato è che quanto è successo negli uffici della Onlus presieduta da Bruno Ceccuzzi, uno dei più noti e apprezzati gioiellieri del territorio impegnato nel sociale, ha fatto notizia. Eccome. Incomprensioni interne, accuse di presunte prevaricazioni nella gestione del caso degli ammanchi, vere o ipotizzate forzature nel rinnovo del consiglio di amministrazione, esclusioni eccellenti dal direttivo, richieste di dimissioni cadute nel vuoto, nessuna controreplica né spiegazioni attorno a tutto ciò.

Querela mai rimessa

Chi parla con Malpensa24  è invece Licia Colombo, legale dell’ex direttore dell’Aias a cui sono imputate le sottrazioni di denaro: poco più di 100mila euro che, al di là della cifra, fanno effetto perché soldi destinati all’assistenza di bambini disabili. “Il mio cliente ha restituito tutto” ribadisce il legale, precisando che nonostante la sua ammissione di colpa, nonostante il gesto riparatore, l’Aias non ha ancora rimesso la querela. Fatto che in qualche modo prelude a una richiesta di danni, se non altro morali. “Il pubblico ministero che si occupa del caso – sono sempre parole di Licia Colombo – ha ammesso l’ex direttore alla prova. In altri termini, ha sospeso il procedimento penale in attesa di capire se davvero c’è una reale resipiscenza. Cosa che posso per il momento confermare senza ombra di dubbio: il mio cliente chiede di essere perdonato”. Insomma, saremmo di fronte a un pentimento vero.

Non è furto ma appropriazione indebita

L’accusa, tra l’altro, è di appropriazione indebita, nemmeno di furto. Un reato meno importante per il codice penale, se così si può dire al di là degli aspetti etici e comportamentali.  Ma l’ex direttore dovrà ora dimostrare, con la sua iscrizione ai servizi sociali e quindi ai lavori di pubblica utilità, di essere consapevole dell’errore fatto e di voler riparare.
Perché l’ex dirigente abbia indebitamente intascato quei 100mila euro, l’avvocato non lo dice. Si limita a indicare non meglio precisate questioni personali. Resta il fatto  che il suo gesto ha suscitato una vera e propria bufera, quanto meno immediatamente dopo la diffusione della notizia. Da lì sono venuti a galla le pesanti difficoltà gestionali o, quanto meno, di rapporti tra vecchie e nuovi consiglieri dell’Aias, che rimane comunque una delle istituzioni più significative di Busto Arsizio, riferimento sanitario per il Varesotto e l’Alto Milanese. E che proprio per questo non merita di essere al centro di una bagarre, giudiziaria e non solo, che rischia di inficiarne i contenuti sociali e solidaristici unanimemente riconosciuti.

Aias soldi disabili – MALPENSA24