Sfrattati dalla onlus di Busto, coppia di 60enni dorme in auto. «Qualcuno ci aiuti»

busto coppia dorme auto

BUSTO ARSIZIO – Lei si chiama Hanke, lui Nexhmedin. Sono i Popoci: marito e moglie sessantenni di origine albanese che da ventisette anni vivono in Italia. Dal primo ottobre, però, la loro casa è una vecchia Ford Fiesta grigia, parcheggiata nell’area che si affaccia sul museo del Tessile di Busto Arsizio. «Nessuno ci vede, nessuno ci sente: siamo trasparenti», dicono. La loro storia si snoda tra la ricerca di un lavoro che possa garantire un po’ di stabilità (e dignità) e di un tetto sopra la testa a cui fare affidamento la sera. Ma ad oggi, tutti i tentativi sembrano portare solo a un vicolo cieco.

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Dall’inizio

Non è sempre stato così. Ventisette anni fa sono arrivati a Busto, dove hanno deciso di cominciare una nuova vita. «All’inizio abbiamo cambiato molte case, sempre in affitto, in base agli spostamenti lavorativi di mio marito», racconta Hanke. «Poi abbiamo trovato un appartamento che siamo riusciti a mantenere per dodici anni». Lei faceva le pulizie per due signore anziane, che una volta scomparse si sono portate via anche la possibilità per la donna albanese di arrivare a fine mese. Lui, muratore, seguiva i cantieri che gli offrivano una chance di avere uno stipendio. Nel 2018 comincia il periodo nero. La malattia di Nexhmedin è diventato un ostacolo e gli impieghi sono diminuiti. Anche di fronte agli sforzi per recuperare le medicine necessarie. Fino a quando entrambi si sono ritrovati, letteralmente, per strada.

Lo sfratto

Nel 2018, per circa tre mesi, sono rimasti in auto, in un giardino poco distante da dove oggi sono parcheggiati. Da qui, l’intervento del Comune tramite l’ex assessore Miriam Arabini (Servizi Sociali) che ha individuato una onlus in grado di dare una mano alla coppia. Ma anche in questo caso, sono presto arrivati i problemi: «Inizialmente davamo un contributo di circa 180 euro al mese in cambio di un posto in cui stare, potevamo permettercelo», spiega la donna. «Poi la spesa è diventata di 600 euro mensili: con solo il reddito di cittadinanza che percepiamo, non possiamo sostenerla». L’unica soluzione: vivere in macchina.

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La vita giorno per giorno

Oggi affrontano la vita giorno per giorno. Quel poco che percepiscono lo investono in cibo: «Mangiamo uva, pane, formaggio e qualche volta andiamo al chiosco dei turchi che ci fa un buon prezzo per un kebab». L’igiene personale si limita a un pacco di salviette. E le esigenze fisiologiche seguono gli orari delle grandi attività commerciali, che di giorno mettono a disposizione i bagni per i clienti. Senza dimenticare l’arrivo della stagione fredda. Le temperature stanno scendendo e «di notte siamo costretti ad accendere l’auto per scaldarci, che ovviamente diventa un costo in benzina». Ora la speranza è individuare un tetto in tempi brevi, facendo leva sull’offerta da parte dei Servizi Sociali: «Dicono che se troviamo casa, per un anno ci aiuteranno a pagare l’affitto». Ma oggi il problema è proprio questo: dove andare?

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