Busto e marcia su Roma, gli Antifascisti: «Caso chiuso? No, il sindaco condanni l’accaduto»

BUSTO ARSIZIO – Se per il primo cittadino di Busto Emanuele Antonelli l’immediata rimozione ha «chiuso il caso» “manifesti marcia su Roma”, il Comitato cittadino Antifascista non è affatto d’accordo. «Il caso non è chiuso affatto – si legge in una nota diffusa dal comitato – E non è proprio un caso che questi fatti accadano proprio a Busto Arsizio. Il sindaco e il consiglio comunale tutto condannino in modo fermo e netto l’accaduto. La sola rimozione dei manifesti non basta».

Le parole del Comitato Antifascista

Per noi, cittadine e cittadini antifascisti, il caso non è chiuso e non è proprio un caso che proprio in questa città taluni fatti accadano. Le dichiarazioni del Sindaco di Busto Arsizio a mezzo stampa per cui la “condanna del gesto è implicita” con l’azione di rimozione (non farlo avrebbe significato lasciarli esposti, ci pare quindi il minimo) la “passata di spugna” che lustra la superficie e lascia lo sporco profondo, non ci pare proprio sufficiente, proprio perché la condanna non è stata “esplicitata” dalla massima carica del Comune e nemmeno durante la commemorazione della vittima del fascismo Mauro Venegoni. Insufficiente quindi in questo Paese risorto con la Resistenza e in una città riconosciuta al valore in cui egli è Sindaco. Che la condanna venga allora esplicitata sia dal Sindaco che da tutto il consiglio comunale di Busto Arsizio. Rinnoviamo anche la nostra richiesta di affiggere per le strade del centro città (e perché no, della città intera) la stampa della XII Disposizione Transitoria Finale scritta nella nostra Carta Costituzionale e con tanto di stemma cittadino. Facciamo solo memoria che contenuti e proposte che come Comitato Antifascista avevamo già espresso nel nostro comunicato del 28 ottobre, hanno avuto il sostegno di diverse realtà cittadine e non solo. L’affermazione del Sindaco “il caso è chiuso” è per certi ambiti in carico alle autorità di polizia e giudiziarie, mentre in politica per democrazia di solito si ascolta, si discute e si decide e per questo invitiamo l’aula consigliare tutta a deliberare in merito sia alla condanna che alla “riparazione” da noi antifascisti proposta quale atto di educazione e come giusto gesto nei confronti di chi anche solo per qualche ora ha subito questo scempio. Se nulla di quanto da noi proposto sarà nemmeno discusso ne chiediamo già da ora ragione al Sindaco, che non è “l’uomo solo al comando”, ma Primo tra e per i Cittadini, ed al consiglio comunale tutto, luogo deputato al confronto prima e alla decisione poi. A meno che si espliciti che le cose stanno ormai e definitivamente in altro modo: che alcuni atti vengono rimossi e non condannati e lo spazio di confronto azzerato. E se così fosse forse dovremo pensare che questa città si trova in un altro e tragico Paese, lontano da quello che Partigiani e Costituzione ci hanno consegnato, con tutte le conseguenze del caso.

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