Busto posa le sue prime sei pietre d’inciampo. Per i deportati della Comerio

BUSTO ARSIZIO – Sono dedicate alla memoria dei deportati della Comerio Ercole le prime sei pietre d’inciampo posate a Busto Arsizio. Si trovano sul cancello d’ingresso del parco Comerio di via Magenta, su iniziativa dell’associazione “Noi della Comerio Ercole 1885” che ogni anno rinnova il ricordo della tragedia della deportazione della commissione interna, “colpevole” di aver scioperato ai tempi dell’occupazione nazifascista. «Portate qui i vostri amici con la scusa di andare al bar e fateli “inciampare” nelle pietre» l’invito del sindaco Emanuele Antonelli agli studenti degli istituti Olga Fiorini che hanno letto alcuni passi della vicenda dei deportati della “Comerio”.

Le pietre d’inciampo

L’ultimo atto del ricco programma di celebrazioni della Festa di Liberazione si consuma al parco Comerio, con la posa delle sei pietre d’inciampo in ricordo di Vittorio Arconti, Arturo Cucchetti, Ambrogio Gallazzi, Alvise Mazzon, Giacomo Biancini e Guglielmo Toia, esattamente al cancello d’ingresso del polmone verde sorto al posto della storica sede della Comerio Ercole, «la fabbrica dove lavoravano – come ricorda Annalisa Mineve, presidente dell’associazione “Noi della Comerio Ercole 1885” – per mantenere viva la memoria nei luoghi simbolo della vita quotidiana. Per riflettere su ciò che è stato e purtroppo accade ancora».

«La memoria è vita»

«Sei uomini che hanno scelto da che parte stare in tempi in cui era difficile scegliere, e che sono morti dopo inenarrabili sofferenze e torture» li definisce Ester De Tomasi, presidente provinciale di ANPI, figlia di Sergio De Tomasi, liberato a Mauthausen il 5 maggio 1945, esattamente 78 anni fa. «Le persone non verranno dimenticate fino a che verrà pronunciato il loro nome». L’auspicio, rivelato dall’attuale titolare della storica azienda, Riccardo Comerio, è che «i frequentatori di questo bel parco, ben tenuto, nel “cadere” nelle pietre d’inciampo, possano avere la curiosità di approfondire come il nostro vivere sociale sia una conquista di chi c’era prima di noi, a cui va il nostro rispetto e il nostro grazie».

Il sindaco “meloniano”

Dopo le polemiche sulle due piazze del 25 aprile, i discorsi politici di giornata sono stati marcati ma ugualmente applauditi. Il sindaco Emanuele Antonelli, con un intervento dal sapore “meloniano”, ha sottolineato come «la mancanza di libertà che ha caratterizzato il periodo fascista non possa essere ricordata se non per evitare che si possa ripetere», ribadendo l’importanza di coinvolgere i giovani in queste iniziative, affinché «si appassionino alla politica e ritornino a dimostrare un interesse alla vita che non sia fatto solo di social, ma di veri rapporti sociali». La segretaria provinciale della Cgil Stefania Filetti ha invece parlato della «fatica di mantenere salda la democrazia» e degli «atteggiamenti aggressivi e di chiusura che mettono in discussione i fondamenti della civile convivenza» per invocare «il vero patriota al servizio dell’umanità, che si prende cura degli interessi di fondo e di lungo periodo del proprio Paese, e che rifiuta e disinnesca l’odio, il settarismo e la dittatura».

La testimonianza di Lisa Mazzon

Particolarmente toccante, in chiusura di cerimonia, la testimonianza di Lisa Mazzon, nipote di Alvise Mazzon, uno dei deportati della Comerio: da insegnante e da mamma, ci tiene a ringraziare l’amministrazione e l’associazione “Noi della Comerio” per l’instancabile opera di trasmissione della memoria alle giovani generazioni.

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