Busto, residence extralusso finto. Truffa milionaria vera. Verso il processo

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BUSTO ARSIZIO – Il sogno naufragato del residence extralusso su un atollo del Belize promosso dalla Puerto Azul International Holding ritorna in tribunale a Busto Arsizio. Dopo i primi quattro patteggiamenti, che hanno visto quelli che per gli inquirenti erano al vertice dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa ovvero Domenico Giannini, O.A., Claudio Bocchia e Roberto Gianmarco, patteggiare pene comprese tra i 2 anni e 6 mesi e i 4 anni, adesso è il turno del “gruppone” degli altri indagati nell’inchiesta coordinata nel 2017 dal pubblico ministero Luigi Furno (lo stesso di Mensa dei poveri) allora in servizio a Busto Arsizio.

Truffa da 20 milioni di euro

Nel novero dei 20 che il prossimo 24 novembre compariranno in aula davanti al gup del tribunale di Busto Tiziana Landoni compaiono ancora i nomi dei 4 principali protagonisti dell’inchiesta, accusati di altri singoli episodi di truffa ai danni delle vittime, mentre non compare, nemmeno in quest’occasione, il nome di Fabio La Rosa, tuttora latitante pare in quel di Santo Domingo. Gli “altri” indagati spaziano da avvocati che avrebbero “gestito” gli affari mirati alla truffa a vari collaboratori in particolare di Giannini la cui posizione è considerata apicale dagli inquirenti. Le vittime che probabilmente si costituiranno parte civile a novembre sono 155, molte delle quali assistite dall’avvocato Gianluca Fontana.

Nessuna concessione per costruire

Si tratta di medi risparmiatori, ovvero persone benestanti ma non milionarie, ai quali, secondo gli inquirenti, sarebbero stati sottratti i risparmi di una vita con un magheggio degno del miglior illusionista. La truffa vale, stando all’autorità giudiziaria, oltre 20 milioni di euro. Cosa è accaduto? Molto semplicemente alla vittima venivano proposti investimenti estremamente vantaggiosi. Nello specifico veniva suggerito loro di acquistare delle quote di un residence di extralusso di prossima costruzione su un atollo da sogno in Belize. Peccato che, a quanto pare, per la costruzione del meraviglioso complesso nessuno avesse i permessi e il progetto, di conseguenza, non avrebbe mai visto la luce.

Vittime mai risarcite

A proporre l’affare, tra l’altro, non erano di certo oscuri sconosciuti incontrati per strada ma promoter finanziari in quota a banche note (una è Fideuram che al momento dei patteggiamenti si era costituita parte civile ma che in sede civile è stata chiamata in causa dai truffati quale responsabile per omesso controllo) che quell’investimento lo proponevano nei loro uffici all’interno delle sedi degli istituti di credito con tanto di brochure fotografica (nella foto) di come il residence sarebbe apparso al termine della sua realizzazione. Per convincere gli investitori gli indagati utilizzavano anche foto che li ritraevano con Vip quali Andrea Bocelli (il cantante toscano totalmente estraneo alla vicenda ha dato una mano nelle indagini) e un completamente ignaro di tutto John Travolta. In occasione della ratifica dei quattro patteggiamenti non fu assegnato alcun risarcimento alle parti civili. «Ci auguriamo – conclude Fontana – Che in questo secondo filone le cose vadano diversamente. C’è chi ha perso i risparmi di una vita. Ci sono intere famiglie truffate».

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