Serie A di basket: prodotto appetibile, ma…

Campionato LBA Basket serieA
Marco Belinelli con Gregg Popovich ai San Antonio Spurs

MILANO – Un interessante studio di Sponsor Value di StageUp e Ipsos certifica come gli interessati alla serie A di basket siano cresciuti costantemente nel corso decennio, persino all’epoca del Covid. La ricerca è stata strombazzata da La Gazzetta dello Sport e dalla Lega Basket serie A. Gli esempi sono quelli dei grandi campioni, che stanno tornando nel nostro campionato dopo i fasti dei favolosi anni ’90: stiamo parlando di Rodriguez, Teodosic, Datome, fino all’ultimo eclatante arrivo, Marco Belinelli, già campione Nba.

La ricerca di StageUp

Su un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 14 e i 64 anni, gli interessati alla pallacanestro italiana sarebbero attualmente 11 milioni e 579 mila, con un incremento del 4,7% negli ultimi 10 mesi. Il merito sarebbe proprio attribuibile al lockdown. “La maggior permanenza tra le mura domestiche così come la mancata fruizione live hanno portato a un rafforzamento mediativo dell’evento. Aumenta la notiziabilità diffusa su notiziari, radio, smartphone, tablet, social network in genere” afferma Giovanni Palazzi, amministratore delegato di StageUp. Che prosegue “La serie A di basket è percepita come un prodotto in crescita, con possibilità economiche maggiori rispetto a quanto ricavato finora. La pallacanestro è uno sport affascinante in termini di eleganza del gesto, di spettacolarità e muove interessi crescenti in termini di comunicazione, non si è ancora riusciti a monetizzare. Bisogna aumentare la fidelizzazione del pubblico e muoversi in una direzione più glamour. Inoltre si può pensare a nuove forme di business che possano portare ricavi a distanza per fronteggiare il divieto di pubblico nei palazzetti”. L’esempio, manco a dirlo, è quello di Bologna e le interazioni dei social network alla presentazione di Marco Belinelli (nella foto), nonché la spasmodica attesa per l’esordio di un campione che conta, da solo, 1 milione e 350 mila follower. Quindi “la Lega Basket e i club devono cercare di passare di più attraverso gli atleti, che sono grandi produttori di contenuti e la quintessenza dell’emozione”.

Dalla “economia virtuale” alla “economia reale”

Tutto molto interessante. Passando però dalla “economia virtuale” alla “economia reale” si nota che i giocatori citati (Teodosic, Datome, Belinelli e, aggiungiamo noi, Rodriguez) fanno parte di due soli club: la Ax Armani Exchange Milano e la Virtus Segafredo Bologna. Due casi eclatanti di proprietà rette da un fortissimo mecenatismo, appartenenti a grandi città, con grandi palazzetti (a Bologna c’è la Fiera in alternativa al PalaDozza), con grande tradizione, con un grande pubblico (ma anche la fallita Virtus Roma poteva avere qualcuno di questi skill…). E le altre 13 società? Seconda obiezione. Vanno bene i social network, però lo spettacolo della pallacanestro europea non è quello della Nba o della play-station: è fatto soprattutto dal pubblico che va al palazzetto a tifare e che si identifica con la propria squadra del cuore. Ed infatti il ticketing (che attualmente non c’è) è una mazzata alla voce “incassi” per le società. Terza obiezione: se la pallacanestro è così appetibile, evidentemente c’è qualcosa che non va, visto il risibile ricavo dei diritti televisivi. La quarta obiezione è fin troppo semplice: cosa sta facendo il governo (anzi i governi, quello presieduto da Conte, ma anche quello retto da Petrucci, cioè la Federazione) per tutelare il patrimonio e anzi per incentivare gli investimenti delle altre 13 società in questo momento di gravissima crisi per il sistema-Paese? Potremmo continuare, ma ci fermiamo qua.

Il caso della Openjobmetis Varese e della provincia italiana

Significativo è il caso della Openjobmetis Varese. Stiamo parlando di una società che ha fatto la storia della pallacanestro italiana, con un palazzetto molto accogliente (e che sarà ancora più attrattivo dopo il restyling finanziato dalla Regione Lombardia), con una superstar come Luis Scola che il pubblico non ha mai potuto vedere dal vivo, con un numero di tifosi molto importante e particolarmente caldo. Ma il cui budget non è minimamente paragonabile a quello di top team come Olimpia Milano e Virtus Bologna. Eppure nessuno ai “piani alti” sta muovendo un dito per tutelare questo incredibile patrimonio e la tradizione che la provincia ha da sempre sulla pallacanestro italiana (abbiamo citato Varese, ma possiamo tranquillamente aggiungere Cantù, Trieste, Treviso, Reggio Emilia, Cremona, Pesaro…). L’immobilismo dei palazzi impedisce di guidare con fermezza, determinazione e innovazione il cambiamento all’epoca del Covid, per esempio rivoluzionando il format del campionato attuale e proponendo uno sviluppo moderno di quelli futuri. Tutti fermi. Certo, ci sono i like a Belinelli, ma poi chi glielo va a spiegare alle altre 13 squadre che potrebbero essere spazzate via dalla pandemia? Tanto paga pantalone (proprietari e tifosi).

Campionato LBA Basket serieA – MALPENSA24