Ferrovia T2-Gallarate, Cardano è contro il Parco del Ticino: «Non tutela il territorio»

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CARDANO AL CAMPO – «È davvero questo il lavoro di conservazione e tutela che è lecito aspettarsi dal Parco del Ticino? Davvero c’è stato un sufficiente coinvolgimento delle comunità interessate, come è previsto pure nel suo statuto?». Domande che non vogliono solo chiarimenti, ma che lasciano trapelare anche un velo di accusa, quelle poste dal consigliere di minoranza Massimo Poliseno (Cardano è). La sentenza del Tar, che ha respinto il ricorso presentato dal Comune di Cardano al Campo e Casorate Sempione per fermare il progetto ferroviario Malpensa t2-Gallarate, è un boccone difficile da digerire.

Il ruolo del Parco

Oltre al dispiacere del sacrificio a cui va incontro la brughiera, non passa inosservato come il Parco del Ticino abbia avuto un ruolo fondamentale in questa partita. Poliseno lo dice fin da subito: «Una pessima notizia». La dose viene rincarata citando lo statuto dell’ente che tutela l’ambiente, dove si sottolinea che «lo scopo dovrebbe essere conservare e recuperare “in via prioritaria l’ecosistema fluviale e le forme di vita in esso contenute, nonché quello di tutelare, conservare e recuperare l’ambiente paesaggistico“». E ancora: «”Nella realizzazione degli scopi indicati, l’ente garantisce la più ampia ed effettiva partecipazione delle comunità interessate”», riporta. Parole che non convincono: «Fatico a comprendere come il Parco possa aver dato il proprio nulla osta all’opera, a fronte di 3,4 milioni di euro di compensazioni aggiuntive». Domande che cercano risposte in grado di soddisfare questi dubbi. «Anche se si sarebbe potuto e dovuto fare con anni di anticipo, credo che il Parco dovrebbe promuovere iniziative che spieghino ai cittadini dei territori che ricadono sotta la sua tutela almeno tre cose». Queste: «Perché si è deciso di rimettere il ricorso e dare il proprio benestare all’opera? Quali compensazioni ci spetteranno? Come verranno impiegati questi 3,4 milioni?». Questo, sottolineando come «sia praticamente nullo il peso degli enti locali in decisioni così tanto impattanti».

La questione ambientale

Da qui, l’affondo sulla questione ambientale. Si, perché «questa bretella ferroviaria priverà la nostra brughiera di 5,4 ettari di bosco, colpendo un territorio che negli anni è già stato costretto a cedere consistenti porzioni di verde per la costruzione dell’aeroporto e dei suoi collegamenti». Infatti, dice, «non si provi a spacciare un’intervento che colpisce duramente un territorio già compromesso per un’opera green», sottolinea Poliseno. Ma anzi, «si candida ad essere un ottimo esempio di pessima politica ambientale, riuscendo a trasformare il treno, uno dei mezzi di trasporto più ecologici, in qualcosa di nocivo per l’ecosistema. Il trasporto ferroviario va certamente incentivato ma non costruendo nuovi binari laddove non ce n’è bisogno». Una soluzione potrebbe essere «riportare le Frecce a Malpensa o riducendo il costo dei biglietti ferroviari».

Dubbi sui vantaggi dei collegamenti

Fino al «dramma nel dramma», cioè che si tratta di un’opera che «non porta alcuna utilità ai cittadini che dovranno sopportare i costi più elevati di questa infrastruttura, in termini di qualità della vita. Ma nemmeno grossi vantaggi a chi deve raggiungere l’aeroporto». Infatti, per fare un esempio, «non sono previste stazioni lungo il nuovo tracciato, né agevolazioni sul costo dei biglietti per raggiungere Milano per i residenti nelle zone interessate». Dubbi anche sulla «necessità per rendere più efficienti i collegamenti: la bretella consentirebbe di risparmiare appena 10 minuti a chi viaggia tra Milano Centrale e Malpensa e andrebbe soltanto a saturare ulteriormente la linea del Sempione, che già a fatica regge il traffico ferroviario attuale». Lo stesso vale per unire Malpensa e la Svizzera, nel senso che «non pare giustificabile che il territorio paghi un sacrificio come questo, a fronte di un traffico pressoché nullo». Il tutto per dire che «ogni ulteriore consumo di suolo della brughiera dovrebbe essere adeguatamente consentito solo in presenza di reali necessità e a fronte di effettivi benefici».

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