Giro, il più incredibile dei finali: Jai contro Tao per una “rosa”

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di Giorgia Monguzzi

Bisogna proprio dirlo, è il Giro che non ci aspettavamo e forse proprio per questo è ancora più bello. Fino ad una settimana fa eravamo tutti arroccati tentando di scervellarci sulla possibilità di staccare Joao Almeida sulle grandi salite e invece ora eccoci qui a fare i conti con lo scenario più insolito e più aperto che ci potesse essere. È durata solo due giorni la maglia rosa di Kelderman totalmente naufragato sulla salita di Sestriere che l’ha ceduta al compagno di squadra Jai Hindley che ha dimostrato di essere nettamente più forte quando la strada inizia a salire. È stata tanta l’emozione dell’australiano che a soli 24 anni si è trovato ad indossare il simbolo del primato che aveva sempre desiderato. Una storia magica la sua iniziata da bambino davanti al televisore, il momento in cui ha capito che il ciclismo sarebbe stato parte fondamentale della sua vita.

HINDLEY. «Avevo solo 6 anni quando ho visto per la prima volta il Tour in televisione, in quel momento ho capito che avrei voluto farlo anche io – racconta Hindley -: da ragazzo ero molto testardo, non mi piaceva molto andare a scuola, ho sempre preferito correre in bici. È stato davvero difficile rincorrere questo sogno, soprattutto per me che sono australiano e ho dovuto praticamente attraversare tutto il mondo, senza i sacrifici della mia famiglia non ci sarei mai riuscito. A muovermi sono stati i miei idoli, tutti i grandi corridori australiani del passato come Cadel Evans, Stuart O’Grady, Robbie McEwan. Ho sempre sperato di poter essere uno di loro ed ora eccomi qui ad indossare una maglia rosa, è qualcosa di assolutamente incredibile».

Sarà proprio la crono di oggi a decidere il vincitore dell’edizione 103 della corsa rosa. Una lotta ferrata che vede i primi due della generale separati da 86 centesimi. Sulla carta è Goeghegan Hart il favorito, ma la sfida è apertissima.

«Oggi sarà una giornata molto dura in cui non si può sbagliare proprio nulla. Sulla carta Tao è il più forte nelle prove contro il tempo, ma in quella inaugurale a Palermo io sono andato meglio di lui. È davvero difficile fare una previsione, anche perché non è una crono normale, arriva alla fine di un Giro lungo tre settimane in cui abbiamo dato veramente tutto, dobbiamo fare i conti non solo sulle nostre abilità ma soprattutto con la stanchezza. Io darò tutto me stesso per difendere questa maglia, spingerò fino all’ultimo metro, riuscire a vincere sarebbe davvero la realizzazione di un sogno».

GEOGHEGAN HART.  «A questo punto non so proprio come finirà il Giro, sinceramente non mi aspettavo nemmeno che mi sarei ritrovato qui a combattere per la vittoria finale. Per me è una grande sorpresa:  questo è stato un anno veramente pazzesco, è stato difficile per tutti e dopo un lungo periodo di stop forzato è stato magico poter ripartire. Nelle ultime due stagioni stiamo assistendo ad un’autentica rivoluzione che ha cambiato profondamente il ciclismo. Ci siamo fatti largo noi giovani che abbiamo scombinato i piani di tutti. Abbiamo visto come è andata al Tour, c’erano chiaramente dei favoriti, eppure ha avuto la meglio qualcun altro. Ora solo 15 km ci separano dalla fine di questo giro, non possiamo sbagliare nulla e cercherò di giocarmi tutte le carte a disposizione».

Anche ieri per il successo del britannico è stato fondamentale il lavoro della squadra, ma soprattutto di uno scatenato Rohan Dennis che è riuscito a fare selezione in gruppo imponendo un ritmo incredibile.

«Rohan è stato straordinario, già sullo Stelvio aveva fatto un lavoro incredibile, ma ieri si è proprio superato – prosegue il portacolori della Ineos Grenadiers -: era super concentrato, andava su come una vera e propria macchina, è stato praticamente spettacolare. Per me è un onore che un due volte campione del mondo lavori per me, così come è un onore avere degli ottimi compagni di squadra. Come team Ineos Grenadiers ci siamo presentati al Giro con un obiettivo preciso, la sfortuna ha sconvolto i nostri piani, ci siamo reinventati e ora ci giochiamo la vittoria finale, chi l’avrebbe mai detto?».

E ancora: «Sono felice per me, per la squadra, per il Giro in una giornata così bella. E sono felice anche per Hindley, gli ho fatto i complimenti per la maglia rosa. La crono finale è piuttosto breve, spero di avere una buona giornata e vedremo quale sarà il risultato. I minuti persi in Sicilia? Ci penso, ma questa è la vita. In quel momento era giusto lavorare per Geraint Thomas, che era il nostro capitano, e non possiamo rimproverarci assolutamente niente».

Articolo a cura della redazione di Tuttobiciweb

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