Centrodestra sconfitto, qualcuno si faccia delle domande

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Marco Magrini e Emanuele Antonelli: una volta ci eravamo tanto amati!

Capita che il centrodestra faccia vincere il centrosinistra. Capita a Varese per le elezioni provinciali con il successo di Marco Magrini, che scalza dal vertice di Villa Recalcati il più accreditato avversario Emanuele Antonelli. Un ribaltone che arriva con la forza di un maglio dentro la coalizione di maggioranza, sinora dominante e, sulla carta, con i numeri per sostenere un Antonelli vincente. Sulla carta, appunto. Perché, dalle prime analisi, al sindaco di Busto Arsizio sono (sarebbero) mancati diversi voti di peso nel conteggio ponderato che regola la consultazione, riservata in esclusiva a sindaci e consiglieri comunali delle città e dei paesi del Varesotto. Per dirla in un altro modo, c’è chi, esponente di centrodestra, ha indicato sulla scheda il nome di Magrini. Franchi tiratori dei quali si aveva sentore nel chiacchiericcio di questi giorni, indizi forse presi sottogamba dalle segreterie politiche nonostante le perplessità di un Antonelli che, fin dall’inizio, avrebbe fatto volentieri a meno di ripresentarsi alla gara elettorale. Lo hanno obbligato, e, come lui aveva fiutato, ha perso.

Che cosa succederà adesso? Tralasciando per il momento gli aspetti tecnici e amministrativi (il nuovo presidente è ora di minoranza), è scontato che partiranno le indagini politiche per scoprire chi ha tradito. Anche se c’è chi intravede nella Lega, componente del Comitato Nord, la fonte della faida. Si tratta però di una supposizione, perché la sconfitta ha contorni più ampi. In causa ci sono, è evidente, i partiti, la loro imperizia nel tenere la rotta , i dissapori interni, i personalismi, la mancanza di un vero leader capace di “domare” gli alleati; insomma, c’è lo sfilacciamento generale di una politica che non è più in palla.

E c’è lo stesso Emanuele Antonelli, il suo carattere, le sue durezze, il suo bassissimo tasso empatico, la propensione all’uomo solo al comando, che sono arrivati alla resa dei conti anche con i suoi, che gli hanno apparecchiato la tavola. Lo diciamo sommessamente, ma a Palazzo Gilardoni, sede del Comune di Busto Arsizio, qualcuno dovrebbe cominciare a porsi delle domande. Soprattutto dopo una scoppola elettorale che ne pregiudica o, quanto meno, fino a prova contraria, mette una zeppa nel suo futuro in politica. Tutto ciò a fronte di un Marco Magrini ballerino, dal suo dichiarato stato di civico un “po’ di qui e un po’di là”, furbescamente proteso a blandire chi c’era da blandire, lesto nello sfruttare l’occasione,

Detto questo, rimane da capire quali saranno i reali ritorni nello stesso centrodestra, nelle amministrazioni di città come Busto Arsizio e Gallarate, per i rapporti tra i partiti, tra Lega e Fratelli d’Italia. Benché sia facile immaginare che ci sarà chi proverà a serrare le fila alla vigilia, manco a dirlo, delle prossime regionali. Che però sono tutt’altra cosa, elezioni a suffragio universale, non riservate agli addetti ai lavori, capaci, come si è visto, di ribaltare la logica del politicamente corretto per ragioni che, appunto, vanno al di là della stessa politica.

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