Coldiretti Varese: «Liberati 40 mila ettari per agricoltura. Ma servono fondi dall’UE»

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VARESE – Solo in Lombardia si possono recuperare 40 mila ettari di terreno per la coltivazione e questo «ci permette di dare importanti prospettive ai giovani che vogliono avviare nuove imprese nel varesotto, ma abbiamo bisogno di più sostegno e risorse dall’Unione Europea, altrimenti rimarremo dipendenti dalle importazioni estere», dicono da Coldiretti Varese.

Una spinta per le imprese

Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue solo in Lombardia possono essere recuperati alla coltivazione quasi 40 mila ettari di terreni. È quanto afferma la Coldiretti Lombardia nel commentare positivamente le dichiarazioni del Commissario europeo Janusz Wojciechowski sulla deroga agli obblighi Pac sui terreni “a riposo” come richiesto dalla Coldiretti. Una buona notizia nell’ottica di dare prospettive ai giovani che vogliono avviare o sviluppare imprese agricole in una delle province che più soffre la cementificazione e la scarsa disponibilità di suolo agricolo come, appunto, è il Varesotto.

Appare invece insufficiente l’annunciato impiego della riserva di crisi da 500 milioni della Pac, più il cofinanziamento di misure di emergenza extra da 1 miliardo «poiché si tratta in realtà di appena 50 milioni di euro destinati all’Italia – osserva Fernando Fiori, presidente Coldiretti Varese – che sono assolutamente inadeguati a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo aziende agricole, della pesca e gli allevamenti costretti ad affrontare aumenti insostenibili di energia, mangimi, concimi. Per affrontare la crisi globale del settore ha fatto fino ad ora più l’Italia che l’Unione Europea».

Siamo troppo dipendenti

Coldiretti sostiene quindi che a livello comunitario servono più coraggio e risorse per raggiungere l’obiettivo fissato dai capi di Stato a Versailles di migliorare la sicurezza alimentare riducendo la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi, in particolare aumentando la produzione di proteine vegetali dell’UE con l’invito alla Commissione a presentare quanto prima opzioni per affrontare l’aumento dei prezzi alimentari e la questione della sicurezza alimentare globale.

Un impegno che ridurrebbe sensibilmente anche in Italia la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del bestiame, il 35% del grano duro per la produzione di pasta e il 64% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali. «L’Italia – continuano da Coldiretti – oggi è costretta a importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti per anni agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché secondo la politica ha lasciato campo libero a quelle industrie che per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale».

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