Dal Pd di Varese 10 idee per il “Domani”: il manifesto per risolvere la crisi del partito

VARESE – Arrivano proprio da Varese le proposto per il Pd di domani. Così dieci giovani esponenti del Partito Democratico della provincia elaborano il documento “Domani”, un’iniziativa per indicare 10 idee per il futuro di un partito in grande difficoltà, soprattutto dopo le dimissioni del segretario nazionale, Nicola Zingaretti. I delegati in assemblea nazionale Giacomo Fisco, Anna Zambon e Matteo Capriolo depositeranno e presenteranno il documento questa domenica 14 marzo durante la riunione dell’organo nazionale del Partito.

Questo apre una discussione interna alla segreteria provinciale che ha recepito positivamente le istanze e promuove un confronto con la base chiedendo ai propri iscritti di inviare altre proposte o documenti che possano stimolare e alimentare il dibattito in una fase cruciale di rilancio del partito.

Tra sardine e lotte intestine

«Siamo prima di tutto un gruppo di iscritti e militanti che credono nel Partito Democratico e vogliamo provare a dire la nostra», spiegano i primi firmatari del documento. L’obiettivo è quello di lanciare degli spunti per un confronto interno serio sul ruolo del Pd nella società, sulla sua organizzazione interna e sui suoi strumenti.

Giacomo Fisco

«Crediamo infatti che la soluzione, proposta da alcuni, di chiudere tutto e tornare al modello di centrosinistra di 14 anni fa non sia la scelta migliore. Anzi, al contrario dobbiamo cogliere questa occasione per rimboccarci le maniche, costruendo proposte concrete per un Pd al passo con i tempi che sappia coinvolgere la società e uscire da degli schemi spesso autoreferenziali. Siamo convinti che il nostro partito non è e non deve essere quello dipinto in queste ore: un partito diviso tra la lotta delle correnti e gli accampamenti delle sardine».

Il documento, che in poche ore dalla sua pubblicazione è stato sottoscritto già da oltre 60 iscritti della Provincia, offre 10 proposte che toccano i principali temi del partito come ad esempio le correnti interne, la consultazione degli iscritti attraverso nuove piattaforme, le primarie aperte, il rispetto delle decisioni e il ruolo dei circoli e dei territori.

Un nuovo Manifesto

Il testo propone anche un ripensamento del Manifesto dei Valori sottoscritto nel 2008 e che non è più attuale rispetto ai mutamenti della società. Tra i primi firmatari, elencati in ordine alfabetico, tanti giovani amministratori locali e membri della segreteria e della direzione provinciale: Andrea Calò, Anna Zambon, Cecilia Maria Carangi, Davide Serri, Enrico Torchia, Giacomo Fisco, Giacomo Marrocco, Matteo Capriolo, Michelangelo Moffa. Nei prossimi giorni verrà anche presentato attraverso una diretta Facebook per convincere le persone a firmare il documento al seguente link.

Le dieci proposte

1. Un Partito che dà un senso alle correnti
Vogliamo che il PD continui ad essere un partito aperto a differenti sensibilità, ma le “correnti” hanno senso soltanto se sono concepite come “Think Tank” ovvero espressione di una cultura e tradizione politica chiara e precisa e se sono in grado di mettere al primo posto le idee e non i personalismi.
2. Un Partito che rispetta le decisioni
Vogliamo che le scelte prese negli organi decisionali vengano rispettate e sostenute dall’intera comunità democratica. Se dovessero esistere posizioni radicalmente diverse, dovrebbero essere manifestate prima nelle opportune sedi e non sui giornali, sui social o in televisione.
3. Un Partito che ascolta
Vogliamo un PD che sappia coinvolgere maggiormente – soprattutto nei momenti delle scelte cruciali per il Paese – l’intera base degli iscritti e dei simpatizzanti. Per realizzare questo obiettivo serve pensare a una nuova piattaforma digitale che permetta una consultazione rapida e trasparente.
4. Un Partito responsabile nei confronti delle proprie idee
Vogliamo un PD che non si immoli a tutti i costi in nome della responsabilità. Dal 2011 ad oggi, salvo qualche eccezione, il Partito ha sempre governato il Paese. Noi crediamo che l’azione politica del Partito non debba essere più determinata solo dal criterio della responsabilità ma da precise scelte di campo, senza paura di difendere le proprie idee e i propri valori anche dall’opposizione.
5. Un Partito in cui chi perde non abbandona
Vogliamo maggiore rispetto per la nostra comunità. Non sopportiamo più l’idea che, ad ogni congresso, chi perde decida poi di abbandonare il Partito o fondarne uno nuovo.
6. Un Partito non più autoreferenziale
Vogliamo che il PD rafforzi il dialogo con le persone, prendendo maggiore coscienza della realtà, trasmettendo una chiara visione politica della società. Troppo spesso si è assunto un atteggiamento autoreferenziale, per cui si corre il rischio di parlare solo a sé stessi.
7. Un Partito che parla ai territori
Vogliamo un PD in cui gli organi dirigenti nazionali sappiano stimolare, periodicamente, le strutture federali e locali, al fine di trasmettere ed elaborare la linea politica garantendo una comunicazione chiara e uniforme. Nei nostri comuni riusciamo a vincere, ad essere credibili e a trasmettere un messaggio chiaro. Possiamo provarci anche a livello nazionale?
8. Una Partito realmente inclusivo
Vogliamo un PD che sia punto di riferimento per tutte le realtà associative, culturali e sociali che operano all’interno del campo valoriale del centrosinistra ma che per diverse ragioni decidono di non partecipare attivamente. Vogliamo che si introducano strumenti efficaci per coinvolgere queste realtà costantemente, magari aprendo alla possibilità di un doppio tesseramento che coinvolga anche la figura dei simpatizzanti.
9. Un Partito che ripensa la sua organizzazione
Vogliamo che il PD si doti di una struttura organizzativa più snella e flessibile, che non crei centri di potere personali e che sia capace di coniugare l’importanza dell’elaborazione politica e il coinvolgimento degli iscritti nelle decisioni dei vertici superando modelli ormai obsoleti.
10.Un Partito che valorizza il ruolo delle Primarie
Vogliamo che il PD faccia un uso più ampio delle Primarie, garantendone l’obbligatorietà nei processi di selezione: delle liste parlamentari (fino a che non verrà reintrodotto il sistema delle preferenze), dei candidati sindaci e dei candidati presidenti di regione. Vogliamo introdurre le primarie per eleggere anche il Segretario delle federazioni provinciali.

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