easyJet fa tremare i Comuni di Malpensa: «Eliminiamo la tassa d’imbarco»

GALLARATE – I Comuni aeroportuali attorno a Malpensa sono avvisati. «Non chiediamo aiuti diretti ma strumenti utili a superare l’ emergenza, ad esempio abbiamo suggerito al governo di valutare l’opportunità di eliminare temporaneamente la tassa d’imbarco, un costo che in questa fase rende più difficile tornare a volare». A dirlo, in un’intervista rilasciata a Il Giornale, Lorenzo Lagorio, country manager Italia di easyJet.

Il rischio di rimanere a bocca asciutta

In un’intervista ad ampio raggio sulla crisi del trasporto aereo e sulle mosse per la ripartenza dell’aviazione commerciale al termine del lockdown, il numero uno di easyJet in Italia rende noto di aver chiesto al governo di abolire per il 2020 l’addizionale comunale per i diritti d’imbarco. E il rischio per i Comuni aeroportuali che venga accontentato è reale. Innanzitutto perché per Roma sarebbe semplice rinunciare a soldi che – per legge – non sono propri. E poi perché lo ha già fatto nel 2010, quando i Comuni rimasero a bocca asciutta perché l’intero importo di 15.968.000 euro venne girato da un giorno all’altro e senza preavviso all’aeroporto di Trapani Birgi come compensazione per i disagi subiti per l’utilizzo militare delle piste durante la crisi libica.

Cos’è la tassa d’imbarco

L’addizionale comunale sui diritti d’imbarco passeggeri, più semplicemente nota come tassa d’imbarco, è stata istituita con legge 350 del 24 dicembre 2003 ed è stata successivamente modificata con altre normative. Oggi ammonta a 6,5 euro, un tributo che ciascun viaggiatore (in Italia sono oltre 70 milioni ogni anno) versa inconsapevolmente nelle casse dello Stato nel momento in cui compra un biglietto aereo. Di questi 6 euro e mezzo, 5 vanno direttamente all’Inps per un fondo integrazione Alitalia, mentre 50 centesimi vengono incassati dalla Ragioneria dello Stato che li trasmette al ministero dell’Interno per sostenere l’attività dei vigili del fuoco aeroportuali. Rimane un euro, che dovrebbe essere così suddiviso: un assegno da 30milioni di euro viene immediatamente staccato all’Enav, mentre la restante parte viene consegnata al ministero dell’Interno che dovrebbe tenere per sé il 60 per cento e girare ai 47 Comuni aeroportuali italiani (tra cui i 7 di Malpensa) il restante 40. Il condizionale è d’obbligo perché tale percentuale, secondo i calcoli di Ancai, è stata rispettata soltanto nei primi tre anni di vita della tassa d’imbarco, quando al Comune di Ferno, per esempio, arrivava qualcosa come 600mila euro all’anno. Oggi in bilancio entra meno della metà. Secondo gli esperti contabili di Ancai, mancano nelle casse dei Comuni aeroportuali ben 73.657.818 euro di arretrati. Che attraverso una lentissima causa in corso contro lo Stato  rivogliono indietro con gli interessi.

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