Elezioni, Grattarola: «Con Italia Sovrana e Popolare per rovesciare il sistema»

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LEGNANO – La lista è nuova di zecca, il candidato uninominale alla Camera nel collegio dell’Altomilanese invece è un volto noto della politica legnanese: quello dell’ex consigliere comunale pentastellato Andrea Grattarola (nella foto), 31 anni, consulente di comunicazione, ora in corsa come indipendente per Italia Sovrana e Popolare. Sabato 10 e domenica 11 terrà un banchetto in centro a Legnano per tutto il giorno; lunedì 12, dalle 17.00 alle 20.00 in piazza San Magno, in un comizio saranno presentati ai cittadini il programma elettorale e i candidati del territorio, con il presidente di Isp, Francesco Toscano; seguirà una cena elettorale.

Noi l’unica lista davvero unita

Grattarola, che cos’è Italia Sovrana e Popolare?

«È un una lista nata dalla volontà dei cittadini che hanno chiesto di unire tutte le forze di contrapposizione all’attuale sistema neoliberista e mercatocentrico. Quello che una volta era il Movimento dei Cinque Stelle, o la realtà populista della Lega, che si sono poi venduti ai migliori offerenti. La nostra è l’unica lista unita e che è riuscita a metterne insieme 15 diverse, da Ancora Italia di Francesco Toscano ad Antonio Ingroia, da Riconquistare l’Italia di Stefano D’Andrea a Marco Rizzo, più altre sigle e comitati come il comitato No Draghi e altri che si sono sempre battuti sui territori».

Lei è anche l’autore del logo, giusto?

«Sì. In realtà sono stato il motore di questa lista. A gennaio ho chiamato tutti questi partitini, dicendo loro che bisognava unirsi, altrimenti non avremmo neanche potuto competere. Mi hanno risposto che era un’utopia. Dopo qualche mese, al congresso di Ancora Italia dove rappresentavo il comitato La Nuova Italia, mi hanno dato ragione. E sono entrato nel gruppo nazionale della comunicazione di Isp. Tutto gratuitamente, com’è giusto che sia».

Stop alle sanzioni alla Russia. E Italia fuori dalla Nato

Italia Sovrana e Popolare ha un programma di poche righe e 9 punti, dalla politica estera alla giustizia. Ce ne vuole illustrare il senso?

«Potrà notare come il programma non sia “grigio”, non è interpretabile, ma molto preciso. Se verrò eletto, anche se non mi nascondo che la cosa mi pare improbabile visti i pacchetti di voti su cui possono contare le altre forze politiche, dedicherò ogni mia energia a tentare di ristabilire la sovranità del nostro Paese, sia in termini di politica interna che economica e monetaria. Senza la nostra sovranità politica, senza l’opportunità di stampare la nostra moneta, senza risolvere il problema del debito pubblico, tutti gli altri problemi rimarranno. I partiti mainstream si azzuffano per tentare di offrire all’elettorato la migliore soluzione alle sole sfumature; e infatti nessuno dirà mai che si candida per ristabilire la sovranità del Paese, ma parlerà solo dei problemi marginali causati dagli stessi partiti.

«Occorre eliminare le influenze estere nella politica italiana, perché l’Italia così non è più sovrana. Questo vuol dire uscire dalla Nato, dall’Oms, ridiscutere i trattati internazionali e, nell’immediato, bloccare le sanzioni alla Russia, senza dimenticare l’inasprimento dei reati contro i pubblici ufficiali che si vendono agli interessi sovranazionali. Siamo già un mondo globalizzato i cui effetti negativi ora possono essere percepiti da chiunque, non voglio il governo unico mondiale ma un mondo multipolare, con un clima di dialogo costante e fruttuoso fra tutti i popoli. Vogliamo anche una moneta integrativa, come fece la Germania per uscire dalla crisi dopo la Grande Guerra: una valuta parallela che non è a debito, ma proprietà del ministero del Tesoro, quindi dei cittadini, che serve solo per gli scambi interni. Arriveremo a pagare le bollette molte volte di più, manca il grano, per non collassare dobbiamo almeno far proseguire gli scambi interni garantendo così la sopravvivenza del popolo italiano».

E di suo, che cosa ci metterebbe?

«Se verrò eletto, mi taglierò lo stipendio del 50% restituendolo al territorio in favore di un’associazione che aiuti i giovani a coltivare i propri talenti. Condividerò con gli elettori tutta la mia attività parlamentare utilizzando ogni mezzo a mia disposizione. Sarò presente sul territorio ogni mese con un incontro pubblico per verificare la mia attività e per un confronto con i cittadini. Chi mi conosce sa che queste non sono promesse, ma sono solamente io».

Fare il consigliere comunale ti segna

Che cosa le ha lasciato l’esperienza di consigliere comunale a Legnano?

«È un’esperienza che dovrebbero fare tutti, e se la fai da giovane è anche meglio perché sei più ingenuo e sognatore. Te ne occupi a pieno, cercando di fare qualcosa per gli altri e per la tua città, senza trame oscure. Poi, la battaglia contro la giunta Fratus, gli esposti da cui partirono le indagini. È stato avvincente, ma anche molto deludente».

I 5 Stelle? Hanno venduto l’anima al diavolo

Lei era stato eletto nelle file dell’M5s. Perché lo ha lasciato?

«Perché i Cinque Stelle hanno venduto i valori per cui tanto abbiamo combattuto e hanno avuto il coraggio di votare a favore di tutte le restrizioni Covid, compresi il green pass e gli obblighi vaccinali per gli over 50 che hanno sospeso le libertà individuali. Hanno tolto la dignità a famiglie intere, per una malattia, il Covid, che come si è saputo giorni fa, poteva essere tranquillamente curata con un farmaco in vendita nelle farmacie a 5 euro. Avremmo evitato il 90% delle ospedalizzazioni. E pensare che si ponevano come quelli che avrebbero migliorato la qualità della vita…

«Il loro unico obbiettivo era non perdere il vitalizio di parlamentari. Non a caso si vota il 25: il 24 lo matureranno. Molti di loro fuori da lì non avrebbero avuto alcuna altra prospettiva, se non quella di tornare a lavorare e per questo il governo Draghi, asservito ai poteri atlantici, ha potuto restare al suo posto più del dovuto. E poi hanno calpestato la propria credibilità, tutto quello che avevano promesso, portando avanti solo quello che gli serviva per prendere voti e creare una base di consensi, come il reddito di cittadinanza, che da misura per riportarti nel mondo del lavoro tramite la formazione è diventato un mero sussidio, snaturando tutta la sua essenza. Tutti ricordano quello che dicevano e quello che hanno poi fatto, e io non ci trovo coerenza. Hanno venduto l’anima al diavolo».

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