Don Rigoldi a Fagnano: “Basta denunciare il disagio giovanile senza dare soluzioni”

Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria

FAGNANO OLONA – “Povertà educativa. Povertà culturale. Oggi, come 50 anni fa”. Mancanza di responsabilità da “parte degli adulti incapaci di relazionarsi con i ragazzi. Di comunicare con loro”. L’omelia-lezione di don Gino Rigoldi, che nella sede fagnanese della cooperativa La Valle di Ezechiele oggi, domenica 24 aprile, ha scelto di celebrare i suoi 50 anni di servizio come cappellano nel carcere minorile Beccaria di Milano, è come lui: chiara, diretta, dura, propositiva e molto condivisibile. “Questo continuo denunciare il disagio dei giovani, che delinquono anche, senza poi proporre soluzioni. Si denuncia e poi nulla. Ci si dorme sopra. Serve una scuola, e ci stiamo lavorando, per insegnare agli adulti a relazionarsi con i ragazzi”.

L’omelia-lezione

Don Gino ha concelebrato con don David Maria Riboldi, cappellano del carcere di Busto e anima della cooperativa attiva nel reinserimento lavorativo dei detenuti della casa circondariale di via per Cassano, la Santa Messa della Divina Misericordia. “Oggi – ha detto davanti a una sala stracolma di autorità, a cominciare da Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello, di fedeli e di ex detenuti tra i quali Stefano Binda, ingiustamente accusato dell’omicidio di Lidia Macchi e per questo detenuto per tre anni prima di essere completamente assolto – preghiamo per i carcerati. Tutti insieme”. L’omelia di don Gino è una energica chiamata alla responsabilità da parte di tutti. “Chiediamo perdono a Dio per i nostri peccati. Chiediamo perdono per il bene che avremmo potuto fare e che non abbiamo fatto. Perché alla fine il Comandamento è uno solo: amore. E l’amore è pratico e molto concreto“.

L’amore è il comandamento

Tornando alla povertà educativa, don Gino, che sino agli anni ’90 vedeva mille ragazzi all’anno entrare in carcere, spiega: “Oggi lasciamo che siano i social ad educare i ragazzi. Non funziona. Bisogna seguirli, dare loro attenzione. Attenzione vera: il sorriso non deve essere professionale ma sincero. Quando si parla loro, quando si parla con chiunque, prima bisogna avere ben chiaro cosa si vuol dire. Secondo: gli altri hanno un difetto: esistono. Bisogna parlare loro davvero“. E ancora insegnare che non esistono progetti impossibili. “Prendiamo questa cooperativa. Ha un annetto di vita. Due anni fa sembrava impossibile che potesse esistere e invece siamo qui”.

La maglietta di Salvini

E proprio sul punto don Gino, così come don David, indica la via per la “resurrezione” di chi è caduto: “Casa e lavoro”. E rivolto a don David scherza: “Tempo fa venne a trovarmi un mio ex allievo. Matteo Salvini. Discutemmo: io sono in completo disaccordo con lui. Gli regalai una maglietti con la scritta: Dio esiste ma non sei tu. Rilassati. Lo dico oggi a don David: rilassati. Ad ogni persona che arriva qui dai un futuro: anche fossero solo dieci, sono dieci persone in più sulla strada giusta. Se lasciamo soli i più poveri abbiamo fallito come nazione”.

Siamo tutti umani

La chiosa è andata all’avvocato Filippo Germinetti, presidente della cooperativa: “Oggi tutti abbiamo pregato per i detenuti di tutto il mondo. Ringrazio tutti i presenti, le autorità, e in particolare ringrazio la polizia penitenziaria che ogni giorno svolge un lavoro straordinario non solo dal punto di vista della custodia. Ringrazio don David e don Gino: non testimoni ma esempi. Non parole, ma fatti. Uno specchio attraverso il quale poterci vedere migliori. Loro sono messaggeri della Misericordia di Dio verso i nostri errori. Perché siamo persone e come tali possiamo sbagliare. Siamo essere umani. Tutti umani”.

fagnano don rigoldi – MALPENSA24