Il futuro di Forza Italia: l’asse Roma-Monza e le aspettative

Tajani come erede designato, un senatore espressione del territorio, una fonte che parla di dissapori interni a Forza Italia ben prima della scomparsa dell’ex premier. Sono le voci raccolte sull’asse Monza-Roma sul futuro del partito senza Silvio Berlusconi, oltre a punti di vista diversi sulla sua figura. In Brianza, dove tutto è iniziato, dove Berlusconi ha creato il suo impero e scelto Arcore come residenza di famiglia, partito e cittadini sono quasi tutti della stessa opinione.

«Un uomo generoso, umile, che faceva del bene senza metterlo in piazza», è la definizione che dà di Berlusconi Raffaella Pirola, 55 anni, artigiana. «Berlusconi ha sempre tenuto in considerazione la categoria di cui faccio parte, con lo spirito e il coraggio che ha avuto come imprenditore ci ha dato forza», ha proseguito. Sul futuro del partito ha le idee chiare: «Sicuramente la designazione che ha lasciato Berlusconi rispetto a Tajani è positiva, una nuova figura che saprà ricalcarne il pensiero». Non crede «alla sparizione di Forza Italia», come testimoniato dalle «ultime elezioni, dove Forza Italia soprattutto nel contesto che vivo, ha raccolto ottime percentuali» e in Brianza può contare «su Fabrizio Sala, che porta avanti il lavoro in modo ottimale». Come sostituto in Senato, per Pirola «sicuramente per competenza e conoscenza del territorio Fabrizio Figini, al momento capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale». Diversa l’opinione di Anna G., pensionata di 75 anni, che crede che «senza di lui il partito secondo me non ce la farà, era un partito personale, con cui ha fatto soprattutto i fatti suoi». Ha aggiunto che «nel 1992 le sue aziende stavano fallendo, ed è sceso in politica usando la comunicazione tutta per il suo partito». Poi ha concluso: «L’exploit delle ragazze che volevano fare le veline nella vita è manifesto di quello che ha cambiato con la sua televisione. Non vedo nessuno che possa raccogliere la sua eredità».

I suoi politici e la missione da portare avanti

Anche il consigliere comunale storico di Forza Italia a Monza, ex assessore, Massimiliano Longo, vede il ministro degli Esteri Tajani come nuovo leader del partito. «Sono in Forza Italia dal 1994, sempre leale, ho sempre creduto nei suoi ideali, ora più che mai credo sia giusto continuare su questa strada», ha detto, «spero che la strada prosegua e credo che Tajani abbia le qualità per continuare, in Europa lo ha dimostrato, ora come ministro degli esteri lo sta dimostrando ancora». Di Berlusconi, che Longo definisce come un parente a cui deve molto, ricorda l’umanità. «Tanti anni fa, uscendo dalla porta posteriore di un teatro dopo un comizio, Berlusconi ha visto una donna sinta che piangeva seduta per terra», ha detto, «è voluto andare da lei, che gli ha riferito di avere un figlio molto malato, lui si è tolto l’orologio e glielo ha messo in mano, ha chiuso la mano e se ne è andato». Al Senato «assolutamente un candidato che deve essere espressione del territorio», ha precisato. Giuliano Ghezzi, coordinatore a Monza di Forza Italia, ha raccontato di sentire «il dovere morale di continuare le battaglie iniziate con la discesa in campo del Presidente Berlusconi nel 1994», e il «centrodestra ha bisogno di una forza politica che rappresentanti l’area moderata, popolare e liberale», per il collegio del Senato «spero possa essere espressione del territorio. Forza Italia oggi più che mai deve ripartire dai territori», ha concluso Ghezzi.

I malumori e la figura di Marta Fascina

Letta come successore, malumori interni a partite dalla figura di Licia Ronzulli, e quella parte di partito che non ama Marta Fascina, è quanto riferito a Malpensa24 da una fonte interna a FI. «C’è chi non ha apprezzato le sue decisioni, le sue scelte e oggi credo che per lei le cose si faranno più dure», ha raccontato, «Tajani come successore la vedo difficile, sarà Letta».

Il punto di vista di Massimo Cappato e l’occasione mancata

«Partendo dal rispetto per il lutto e per la persona, i veri liberali e radicali non possono che rimpiangere le occasioni perdute del primo Berlusconi», spiega Massimo Cappato, membro del direttivo di Civicamente a Monza, «quello che diceva di voler fare la rivoluzione liberale, prima che si facesse omologare e divorare dalla partitocrazia diventandone uno degli elementi di punta». Di fatto, ha proseguito, «ha prolungato la vita della partitocrazia per un ventennio, e appena è venuto meno politicamente (almeno dieci anni prima della sua morte), i partiti sono esplosi lasciando solo macerie». Inoltre, ha aggiunto, «non si può fare a meno di notare che pur avendo vissuto una vita personale e privata completamente libera, non abbia mai fatto nulla per conquistare libertà analoghe per i cittadini e le cittadine comuni».

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