Forza Italia in subbuglio nel Varesotto: «Il partito chiede una guida sicura»

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VARESE – Chi siamo, quanti siamo e dove andiamo. Ma soprattutto chi, in questo momento, “ci sta guidando”. Sono un po’ queste le domande che i militanti di Forza Italia, in tutta la provincia di Varese, si stanno ponendo da qualche mese a questa parte. Senza avere alcuna risposta.

Insomma, che all’interno del partito di Berlusconi non ci sia certezza politica sul futuro, sulla rotta, ma anche sulla stessa esistenza, è piuttosto chiaro. Ma a fronte di uno smarrimento generale per tutta una serie di vicende, giudiziarie oltre che politiche, a quante pare risposte ai quesiti posti non ne stanno arrivando. Ed è proprio il silenzio che inizia a far ribollire l’insofferenza di un commissariamento che di fatto ha lasciato tutto “a bagnomaria”.

E che ha creato più di un mal di pancia dopo le uniche due decisioni assunte a livello provinciale: quella di nominare nel ruolo di vice commissario Giuseppe Taldone e di affidare a Gigi Farioli la guida del partito a Gallarate e a Busto, dove Caliendo, per tutta la durata del rimpasto bustocco, non avrebbe mai cercato di imporre la linea berlusconiana. Tanto che, nel cuore della trattativa al tavolo del centrodestra con il sindaco, la Lega e Fratelli d’Italia, si è imposto il consigliere comunale Orazio Tallarida, ritenuto da molti colleghi di partito lo “sponsor” di Laura Rogora, una neofita, a scapito di Alessandro Chiesa.

Serve un incontro

Sono in tanti tra i berlusconiani a sentire la necessità di un momento di confronto a livello provinciale: «C’è chi l’ha chiesto al vice commissario Taldone, ma a oggi non ci sono che risposte vaghe». Qualcuno, infatti, racconta che gli unici interventi in chat del vice commissario riguardano le prese di posizione di Maria Stella Gelmini.

Dal 7 maggio a oggi, giorno in cui scoppiò lo tsunami “Mensa dei poveri” che ha di fatto azzerato Forza Italia, i forzisti sono rimasti orfani, senza più punti di riferimento concreti. Eppure, oltre all’inchiesta, di cose ne sono accadute. «Ma qua – confida più di un esponente – si fa fatica a capire quale sia la reale situazione, come ci pone di fronte alle prese di posizione di Toti, come rispetto alla Carfagna. Forse sarebbe opportuno confrontarci, aprire un dibattito». Che però nessuno sembra in grado di fare. O, forse, non ha intenzione di aprire. «Caliendo – aggiungono altri esponenti azzurri – quando è arrivato ha detto di voler lavorare per distinguere Agorà dal partito; poiché un conto è l’associazione culturale, un altro Forza Italia. Ma poi si è fermato lì, rinviando eventuali confronti addirittura a fine settembre».

Un uomo del territorio

Taldone, per storia politica, ma anche per posizione logistica (abita a Luino ndr) non è ritenuto un uomo centrale alla vita di partito. Una constatazione che viene mossa, infatti, è: «Qua serve una presenza anche fisica, non solo virtuale e saltuaria nelle chat. Il vice commissario è “spostato” troppo al Nord della provincia». E a questo proposito c’è chi fa un nome: quello di Marco Riganti, ex sindaco di Solbiate Arno, consigliere provinciale, esponente di Agorà, ma politico che gode della stima e del rispetto generale. Un nome che di sicuro non viene portato alla ribalta per esser bruciato, ma al contrario perché Caliendo ne tenga seriamente conto.

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