Da Gallarate lettera a Conte e il grido di dolore: «Senza ristori chiudiamo a Natale»

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GALLARATE – «Questo è un accorato ultimo grido di aiuto: Le chiediamo di prevedere, quanto prima, aiuti anche per la nostra attività: l’alternativa unica sarà chiudere la società entro Natale, con l’acqua alla gola perché gravati da spese e debiti che andranno onorati e senza alcuna speranza di trovare, in particolare in questo periodo, alcuna occupazione lavorativa alternativa». Quest’ultimo grido d’aiuto, affatto isolato in seguito alla crisi economica conseguenza dell’emergenza sanitaria in corso, arriva da Gallarate. E ha un nome e un cognome. Anzi due: quelli di Federica Salonna e Fabio Catizzone, titolari dell’agenzia Visto Facile. E ha anche un destinatario preciso: il premier Giuseppe Conte.

Senza ristori chiudiamo prima di Natale

Una lettera rispettosa e cruda. Che racconta come il non aver incluso nell’elenco dei destinatari dei ristori alcune attività (è un grido di dolore che purtroppo si leva da tutta Italia) potrebbe averle condannate a morte. E’ un grido di dolore ma anche una richiesta d’aiuto: di chi ha fatto e ha voglia di continuare a fare. Ma non può: perché le chiusure hanno azzerato il lavoro e la mancanza di sostegno potrebbe cancellare il futuro.

La lettera al premier Conte

 

Al Preg.mo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri

Prof. Giuseppe Conte

Oggetto: emergenza sanitaria Covid-19. Agenzie Visti Consolari codice Ateco

82.99.4 – Un accorato grido d’aiuto

Preg.mo Sig. Presidente,

siamo i titolari di “Visto Facile s.n.c.”, una piccola Agenzia aperta dieci anni fa in Gallarate (VA), con tanti sacrifici, ma anche tanto ottimismo e prospettive. Ci occupiamo di servizi consolari (intermediazione tra privati e aziende da una parte e Consolati e Ambasciate esteri dall’altra per l’ottenimento di visti di ingresso sui passaporti per turismo e business). Nel corso di questi 10 anni la nostra società ha consentito di dare lavoro a due dipendenti, oltre che a noi stessi. Da marzo il fatturato è pressoché pari allo zero: è evidente che in questa situazione di emergenza sanitaria nessuno intraprende viaggi, in particolar modo verso Cina, India, Russia ecc., ossia i paesi che richiedono visto di ingresso. Durante la chiusura totale di questa primavera siamo riusciti a tamponare grazie ai sussidi pubblici (600 € a testa per due mensilità e un piccolo contributo a fondo perso). Le nostre due dipendenti sono state messe in cassa integrazione (una, nel frattempo, si è licenziata). La nostra attività è classificata con il codice Ateco 82.99.4 (Richiesta certificati e disbrigo pratiche) in quanto non è previsto un codice che meglio la rappresenta. Pertanto, operiamo di fatto nel settore turistico ma, formalmente, non ne facciamo parte. La diretta conseguenza è che non abbiamo diritto, in assoluto, a nessun ristoro. La nostra attività non rientra tra quelle chiuse per legge, Tuttavia, se il mondo dei viaggi è congelato, siamo fermi anche noi.Altre agenzie operano nel Paese nel nostro settore e con il codice Ateco sopra evidenziato, con le medesime criticità. Abbiamo già dovuto disdire il contratto di affitto ove aveva sede la nostra società e siamo prossimi, nostro malgrado, alla chiusura definitiva: non è possibile, purtroppo, mantenerla aperta senza introiti, in permanenza di spese e, soprattutto, senza prospettive nel breve e medio periodo.  Abbiamo anche dovuto chiedere un prestito alla banca per far fronte a spese che, comunque, ci sono, nonostante non si stia lavorando. Questo è un accorato ultimo grido di aiuto: Le chiediamo di prevedere, quanto prima, aiuti anche per la nostra attività: l’alternativa unica sarà chiudere la società entro Natale, con l’acqua alla gola perché gravati da spese e debiti che andranno onorati e senza alcuna speranza di trovare, in particolare in questo periodo, alcuna occupazione lavorativa alternativa. Infatti, abbiamo già compiuto entrambi i 35 anni di età ed è evidente che le poche aziende che, forse, assumeranno, si orienteranno certamente verso gli under 35 alla luce delle agevolazioni governative sulla contribuzione. Inoltre, non possiamo usufruire di alcuna agevolazione che, al contrario, è garantita per i dipendenti (cassa integrazione, disoccupazione ecc.). Confidiamo nella Sua comprensione e restiamo in attesa di un Suo cortese cenno di riscontro.

La ringraziamo per l’attenzione.

Con Osservanza

Federica Salonna

Fabio Catizzone

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