Gallarate, si torna a scuola. L’assessore Palazzi: «Desiderio di normalità»

Massimo Giuseppe Palazzi

GALLARATE – «Voi siete la più grande soddisfazione per tutto il lavoro che gli amministratori, i dirigenti, gli insegnanti, il personale scolastico e i genitori hanno fatto nei mesi passati per vedervi seduti su questi banchi, perché rappresentate l’incarnazione di un desiderio di normalità». E’il messaggio che l’assessore all’Istruzione di Gallarate, Massimo Palazzi, ha fatto recapitare a tutti gli studenti che dopo 7 mesi tornano oggi, 14 settembre, sui banchi di scuola. «Non importa se il virus o altro ci costringeranno a ulteriori cambiamenti, ciò che conta sono l’impegno e il sacrifico corale che ci hanno unito in questa esperienza e che resteranno per sempre un nostro patrimonio personale».

La lettera

Di seguito il messaggio di saluto integrale, firmata da Palazzi e dal sindaco Andrea Cassani, che l’amministrazione ha inviato ai ragazzi per tramite dei loro dirigenti scolastici, ringraziandoli per l’impegno e per la professionalità dimostrata in tutte le attività che hanno posto in essere per affrontare questa difficile sfida formativa:

Cari Studenti,

l’anno di formazione che state per intraprendere ha il significato di un nuovo inizio. Nei lunghi mesi trascorsi di questo 2020 abbiamo affrontato le più difformi esperienze, dal distanziamento, alla didattica a distanza, dalla trasformazione degli esami di fine anno, alla riorganizzazione dei contatti sociali, che hanno generato le numerose opinioni sulla Scuola che abbiamo ascoltato da febbraio ad oggi. Disorientati da tanti differenti giudizi, ad un certo punto ci siamo domandati che cosa fosse veramente la Scuola.

Ognuno darà la sua risposta, ma noi vorremmo invitarvi a riflettere attraverso la pagina di un classico della letteratura italiana adatto a tutte le età e a tutte le generazioni di studenti: Cuore di Edmondo De Amicis.

Nella finzione letteraria, il giovane studente protagonista, Enrico, riceve da suo padre una lettera, che è una vera e propria Poesia.

«Tu cominci a comprendere la poesia della scuola, Enrico; ma la scuola, per ora, non la vedi che di dentro: ti parrà molto piú bella e piú poetica fra trent’anni, quando ci verrai a accompagnare i tuoi figliuoli, e la vedrai di fuori, come io la vedo. Aspettando l’uscita, io giro per le strade silenziose, intorno all’edifizio, e porgo l’orecchio alle finestre del pian terreno, chiuse dalle persiane. Da una finestra sento la voce d’una maestra … Alla finestra vicina è la grossa voce d’un maestro che detta lentamente… Piú in là è la maestrina della penna rossa che legge ad alta voce … Dalla classe vicina esce come un cinguettio di cento uccelli, che vuol dir che il maestro è andato fuori un momento. Vo innanzi, e alla svoltata del canto sento uno scolaro che piange, e la voce della maestra che lo rimprovera o lo consola. Da altre finestre vengono fuori dei versi, dei nomi d’uomini grandi e buoni, dei frammenti di sentenze che consiglian la virtú, l’amor di patria, il coraggio. Poi seguono dei momenti di silenzio, in cui si direbbe che l’edifizio è vuoto, e non par possibile che ci sian dentro settecento ragazzi, poi si senton degli scoppi rumorosi d’ilarità, provocati dallo scherzo d’un maestro di buon umore… E la gente che passa si sofferma a ascoltare, e tutti rivolgono uno sguardo di simpatia a quell’edificio gentile, che racchiude tanta giovinezza e tante speranze.
Poi si ode un improvviso strepito sordo, un batter di libri e di cartelle, uno stropiccio di piedi, un ronzío che si propaga di classe in classe e dal basso all’alto, come al diffondersi improvviso d’una buona notizia: è il bidello che gira ad annunziare il finis. E a quel rumore una folla di donne, d’uomini, di ragazze e di giovanetti, si stringono di qua e di là dalla porta, a aspettare i figliuoli, i fratelli, i nipotini, mentre dagli usci delle classi schizzan fuori come zampillando nel camerone i ragazzi piccoli, a pigliar cappottini e cappelli, facendone un arruffío sul pavimento, e ballettando tutt’in giro, fin che il bidello li ricaccia dentro a uno a uno. E finalmente escono, in lunghe file, battendo i piedi. E allora da tutti i parenti comincia la pioggia delle domande … E s’inquietano e si rallegrano e interrogano i maestri e parlan di programmi e d’esami. Com’è bello tutto questo, com’è grande, e che immensa promessa è pel mondo!»

Per questo motivo abbiamo scelto di inviare un augurio di inizio anno scolastico comune a tutti gli ordini di scuole, con un messaggio rivolto a tutte le età: è un messaggio per un futuro lontano, che vi auguriamo di raggiungere con serenità e con tante soddisfazioni.

L’assessore Massimo Palazzi
Il sindaco Andrea Cassani

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