GALLARATE – I Sinti lasciano l’area di via Aleardi occupata abusivamente un mese fa. «Andiamo via – spiega Pino Saccone, portavoce della comunità – Ma il problema non è risolto. Non lasceremo Gallarate e non ci è stata data un’alternativa». Già alle 9 oggi, venerdì 29 marzo, il campo era quasi completamente sgombro. Erano presenti le ultime 5 roulotte. Entro le 14 saranno fuori anche quelle. Una, da quasi 10 metri, quasi una casa mobile, necessita di un trasporto speciale per essere spostata. «Temporaneamente la metteremo dall’altra parte della strada – spiega Saccone – Vuota. Non ci vivrà nessuno. Servono 400 euro per spostarla con il camion. Non appena potremo la porteremo via». E alle 14 torneranno gli uomini del commissariato di Gallarate. Il dirigente, Luigi Marsico, ha condotto le trattative e è riuscito a sgomberare l’area di via Aleardi senza l’uso della forza. I cancelli del campo, a quel punto, saranno chiusi definitivamente.
«Il problema non è risolto. Restiamo a Gallarate»
«Le 5 famiglie alle quali è stato assegnato un alloggio emergenziale in via Curtatone si appoggeranno lì. Sino a settembre quando dovremo andarcene ancora una volta – spiega Saccone – Gli altri si sistemeranno nei parcheggi. Quello di piazza mercato, quello del Centro Commerciale dei Laghi. Possiamo sostare per 48 ore al massimo. Così faremo: due giorni, poi ci sposteremo. Con i bambini sradicati ogni due giorni. Per questo dico che il problema non è risolto: continueremo a spostarci in città. Un disagio per noi, un disagio per gli altri». Ci sono richieste di sospendere lo sgombero arrivate sui tavoli governativi: «Ad oggi nessuno ha preso posizione – conclude Saccone – Se tra una settimana arriverà un parere positivo potremo tornare in via Aleardi. Senza acqua o corrente. Quello che davvero non capiamo è l’accanimento del sindaco Andrea Cassani nei nostri confronti: dal 28 novembre, quando sgomberarono l’area di via Lazzaretto, non abbiamo avuto tregua. Ma noi siamo gallaratesi, e sottolineo gallaratesi, e da questa città, dove lavoriamo e dove i nostri figli vanno a scuola, non ce ne andremo».
