Gallarate, parla Tonetti: «Nessuna mazzetta, non avevamo bisogno di nulla»

milano gallarate tonetti mazzette tigros

GALLARATE – Parla Pier Tonetti, il noto imprenditore gallaratese coinvolto nell’inchiesta Mensa dei poveri, che ha decapitato Forza Italia in Lombardia e in particolare in provincia di Varese con l’arresto del plenipotenziario dei berlusconiani Nino Caianiello. Sentito «Il mio assistito si è difeso benissimo – spiega l’avvocato Cesare Cicorella, che lo assiste con il collega Federico Papa – Se qualcuno parla di ammissioni dice il falso. Non c’è nulla da ammettere perché nessun illecito è stato commesso».

«L’area era già commerciale»

Tonetti rientra nell’inchiesta per l’affair Tigros. Ovvero la richiesta di cambiare la destinazione dell’area di via Torino/via Cadore per potervi realizzare un supermercato da 2.500 metri quadrati, più 1.500 per altre attività e 5mila metri quadrati da adibire a posteggio. Tonetti ha già un preliminare per la vendita dell’area a Tigros, manca soltanto, per gli inquirenti, il cambio di destinazione. E per questo si sarebbe rivolto a tre dei principali indagati, Caianiello, Bilardo e Petrone. Fondamentale è, sempre stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, che il cambio venga inserita nella famosa variante del Pgt di Gallarate scopo di Petrone che a compito concluso dice al Mullah: «Ho portato a termine la missione, la variante al Pgt è approvata. Adesso mi dimetto e prendo un altro incarico». La mazzetta concordata, stando alle carte, ammontava a 50 mila euro: 30 mila da dividere tra i tre presunti sodali, 20 quale compenso per un altro imprenditore compiacente che, attraverso false fatturazioni, avrebbe dovuto far girare i soldi senza lasciare tracce. «Volevamo vendere l’area? Sì – spiega Cicorella – E in questo non vedo nulla di illecito. Avremmo dovuto chiedere favori? Assolutamente no. L’area era già a destinazione commerciale: non avevamo bisogno di nulla. E certo non di commettere degli illeciti. Sul contenuto dell’interrogatorio non posso aggiungere altro in quanto coperto da segreto istruttorio».

Saporiti: «Fui minacciata»

E ai magistrati ha risposto anche un’altra indagata: l’ex assessore di Cassano Magnago Paola Saporiti. Anche lei ha rigettato ogni accusa: «Mai fatto parte del sistema corruttivo». La donna, difesa dall’avvocato Maria Cristina Marrapodi, a proposito della dazione di 500 euro consegnata a Caianiello all’Haus Garden, ha spiegato di essere una vittima. Di aver versato la famosa decima perché minacciata: la sorella avrebbe perso il lavoro in Alfa (società coinvolta nell’azienda) qualora lei non avesse pagato. La sorella, che non è indagata, non ha ottenuto il lavoro su raccomandazione, questo è stato precisato, ma per meriti personali. La richiesta di pagamento sarebbe arrivati da più di un fedelissimo di Cainaiello, non da lui in persona, ma la famosa busta è stata consegnata al Mullah in persona.

gallarate tonetti mazzette tigros – MALPENSA24