Italia Viva Varese e Pd sul referedum in Svizzera. «Basta discriminare i frontalieri»

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VARESE – In provincia di Varese Italia Viva e il Partito Democratico tirano un sospiro di sollievo sulla bocciatura del referendum contro l’immigrazione, tenutosi lo scorso fine settimana in Svizzera. Domenica 27 settembre il popolo svizzero ha rifiutato, con il 62% di voti contrari, la limitazione alla libera circolazione con l’Unione Europea. Notizia che ha scatenato contentezza tra i partiti, che guardano però con preoccupazione al Canton Ticino, dove ha vinto il Sì.

Destra sovranista bocciata

«Apprendiamo con soddisfazione il risultato del referendum dello scorso fine settimana, dove il popolo Svizzero ha ribadito di voler continuare a regolare i rapporti con l’Unione Europea mediante gli accordi bilaterali in essere. Ancora una volta un’iniziativa della destra sovranista, le cui conseguenze sarebbero state infauste per i lavoratori stranieri e soprattutto per i frontalieri Italiani, viene sonoramente bocciata», dichiara Salvino Reina, responsabile tema frontalieri per Italia Viva Varese.

Gobbi è fuori luogo

Che prende atto con rammarico delle dichiarazioni rilasciate da Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato della Repubblica e Cantone Ticino e direttore del Dipartimento delle Istituzioni, il quale, nell’apprendere della sconfitta dell’iniziativa promossa e sostenuta anche dalla Lega dei Ticinesi, suo partito di appartenenza, paventa un deterioramento delle condizioni economiche e sociali in Ticino. «Sono delle dichiarazioni alquanto fuori luogo, visto soprattutto il difficile periodo che stiamo vivendo, sia sotto il profilo economico che sotto quello delle relazioni sociali. Le conseguenze della pandemia, peraltro ancora in essere, hanno mostrato quanto le imprese svizzere necessitano delle competenze dei lavoratori italiani e della libera circolazione di persone e merci», commenta Reina.

L’economia ha bisogno di collaborazione

Sottolineando poi i diversi appelli arrivati dal mondo dell’economia e delle imprese nelle scorse settimane a favore della bocciatura del referendum, segnali che inducono a pensare con ottimismo ai rapporti presenti e futuri tra la Svizzera e i territori di frontiera tra i quali l’Italia. «Riteniamo che vi sia, al di là delle visioni populiste e sovraniste che per fortuna rimangono minoritarie, una presa di coscienza da parte del mondo economico e imprenditoriale svizzero dell’effettiva importanza e dell’insostituibile valore del frontalierato. Che Italia Viva continua a salvaguardare».

Nel Canton Ticino c’è xenofobia verso i frontalieri

Reazioni simili arrivano anche dalla deputata varesina di Italia Viva, Maria Chiara Gadda, che vede gli esiti del referendum come una vera conquista. «La libera circolazione porta ricchezza e scambio di competenze», dice, pur rendendosi conto dei dati del Ticino, dove ha vinto il Sì, in controtendenza con il resto del paese. «Ciò è stato causato dalle forze politiche che hanno ingiustamente messo in cattiva luce i nostri transfrontalieri. Vorrà dire che dovremo lavorare in modo più incisivo, sul fronte politico e diplomatico, sostenendo il dialogo tra le nostre comunità. Perché è nell’interesse di entrambi i paesi comunicare in modo positivo. I nostri territori di confine sono affini, abbiamo infrastrutture strategiche in comune, e i lavoratori transfrontalieri contribuiscono con le loro competenze allo sviluppo del sistema elvetico in molti campi. Questo voto conferma che la direzione della reciproca collaborazione è la via giusta, che va perseguita con sempre maggiore convinzione».

Stop alle tasse per i frontalieri

Sulla vittoria del Sì nel Canton Ticino commenta anche il senatore del Partito Democratico, Alessandro Alfieri che non accetta più i toni xenofobi che hanno accompagnato la campagna referendaria. «L’economia dei territori di frontiera non può ogni volta essere messa in discussione dalle iniziative politiche dei partiti sovranisti ticinesi e non sono più accettabili campagne discriminatorie nei confronti dei nostri lavoratori», sostiene Alfieri, affermando quindi due principi cardini per il futuro. «Non un euro di meno ai comuni di frontiera, non un euro in più di tasse ai lavoratori frontalieri. Nel futuro accordo i Comuni di frontiera dovranno continuare a percepire lo stesso livello di risorse garantito dal sistema dei ristorni. Allo stesso tempo non dovrà esserci un aumento della tassazione per gli attuali lavoratori frontalieri, che hanno progettato la propria vita sulla base del sistema fiscale attualmente in vigore». Questi gli intenti di Alfieri, che oggi, martedì 29 settembre, incontrerà la presidente della Confederazione Elvetica, Simonetta Sommaruga.

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