La corruzione in politica: io la penso così

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Non so che ritorno abbia poi avuto lo stimato Coronetti dal suo bell’articolo nell’anniversario dell’inchiesta “mensa dei poveri”. Personalmente mi è parso che le sue considerazioni siano passate decisamente sotto traccia in particolare proprio fra i più diretti interessati: i “politici” attivi a livello locale. La cosa mi è sembrata decisamente curiosa poiché se fossi uno di loro, di quelli competenti ed onesti per intenderci (o che tali per lo meno si percepiscono) nel leggerlo mi sarei veramente infuriato: niente di tutto ciò, neanche una piega… fine della specie?

Diversa è stata l’accoglienza nei confronti di quel mio timido tentativo di risposta e dell’orizzonte prospettico che ho cercato di comunicare in proposito con la mia lettera alla redazione scritta e pubblicata qualche giorno dopo. Molti, anche solo incuriositi, mi hanno chiamato, incontrato, raccontato la loro posizione e condiviso le mie osservazioni. Una cosa però mi è sembrata come fuori posto: in linea col giudizio del supposto monsignore, richiamato dal Direttore Coronetti nell’incipit del suo articolo, permane inaspettatamente diffuso un senso di indulgenza verso quei soggetti politici in cui la competenza sia in qualche modo dimostrata (cosa in sé per altro di non facile ed univoca documentazione) e venga ritenuto “veniale” o comunque secondario il fatto che dalla loro posizione di potere –poco o tanto – ne possano derivare interessi personali. Non sono un fan dei “tonti” al potere, ci mancherebbe, ma siccome la mia vita politica è sempre stata resistiva all’ovvio e ostile alla tombinatura del pensiero , continuo a dissentire verso una simile posizione. Di conseguenza avendo già cercato di spiegarne le ragioni ai miei interlocutori vorrei ora completare il discorso iniziato con la prima missiva e nel mentre cogliere l’ occasione per ringraziare dell’ospitalità la redazione de “Malpensa 24”.

Sembra prevalere ancora nei più l’idea, un po’ romantica, che la corruzione in politica sia fatta di mancette sotto banco, innocui privilegi, affarucci da ladri di galline… ci saranno pure quelli, ma la madre di tutte le ruberie si concretizza prioritariamente nella compra vendita delle posizioni. Amministratori, consiglieri, assessorati e presidenze varie sono in molti casi oggetti da mercato: quando collimano (e non ci vuole molto) si vendono, si comprano, si accoppiano, si scambiano… fanno rete.

Ora si capisce che quando un individuo mirando a simili traguardi sia disposto a pagare, ad avere finanziamenti opachi o ad accettare ogni genere di paternità interessata inevitabilmente a) afferma una propria individualissima e spesso sterile ambizione (e qui potremmo aprire il capitolo di quanto siano spropositatamente privilegiate e remunerate certe cariche elettive e di come simile argomento sia stato lasciato stupidamente in pasto ai 5 stelle, ma evitiamo) b) risponde obbligatoriamente a queste e solo molto dopo, quando per caso coincidessero, al “bene comune”.

Quest’area non ci ruba solo le nostre speranze, Il nostro lavoro… i soldi (accettabile? chissà) ci ruba molto di più: ci ruba il fondamento stesso del fare politica.

Non è solo una pesante questione giuridico/legale, neppure in ultima analisi una etico/morale. E’ sostanzialmente una questione di giudizio e di trasparenza nel metodo. Del resto ancora ci viene in aiuto la storia: ovunque e in ogni tempo quando il metodo servile si è fatto “sistema” sono crollate intere nazioni, imperi gloriosi e intoccabili… ora mi viene in mente la Corea del Nord. Non sarà questa la fine anche per noi?

Dario Bonzini
Cassano Magnago

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