La guerra delle due Zeta

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Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky

di Massimo Lodi

Cose banali? Sì, certo. Però non ovunque e da tutti giudicate tali, un anno dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Da una parte l’indipendenza, dall’altra l’imperialismo. La libertà contrapposta alla tirannide. L’afflato democratico avverso allo spirito prevaricatore. Eccetera.

Parevano concetti acquisiti, e invece succede di doverli recuperare, mettere in risalto, restituire a un pregiato valore. La guerra ha unito l’Occidente diviso, allineato le disarmonie, proseguito il passo di civiltà compiuto dopo il ‘45. Anime diverse testimoniano un’origine comune: nate dalle macerie del nazifascismo, sopravvivono alla lusinga qui e là affiorante di cedere per convenienza avido-economica all’Operazione militare speciale lanciata dal Cremlino.

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Massimo Lodi

L’Europa denuncia molti difetti, uno per tutti l’incapacità d’atteggiarsi in maniera unanime/equa di fronte alla questione immigratoria. Però sulla necessità di far muro a difesa del confine orientale e totalitario, dei princìpi di autodeterminazione e tolleranza, della franchigia dalle dittature conquistata a duro prezzo; su questo, manifesta la virtù scritta nella sua carta identitaria, ma che aspettava conferma da una grande, rivelatrice, perfino e purtroppo crudele occasione. 

Il riscontro è arrivato, l’Ue si dichiara -al netto di qualunque tentazione retorica- un insieme politico ben oltre che una cornice burocratica, scopre una forza morale sottostimata da Putin, riesce a coniugare gli opposti che ne avrebbero potuto minare il presente e il futuro. Tiene insieme sovranazionalismo e sovranismi, chi l’avrebbe mai detto? Va creando, in nuce, quell’esercito comunitario di cui da tempo si vagheggia, chi ci avrebbe mai scommesso? Supera il tenace e assurdo retropensiero da odi et amo verso gli Stati Uniti, chi avrebbe puntato su un simile azzardo?

Il conflitto sarà ancora lungo; torsioni, ipocrisie e dubbi non sembrano esauriti; frange dell’opinione pubblica dei Ventisette restano da persuadere a ulteriori sacrifici. Però che la strada, innanzitutto etica, scelta dall’Ue sia giusta, non sussiste dubbio. Anziché -come insinua l’onda dei detrattori/disfattisti- l’inchino all’atlantismo succube degli americani, è il riconoscimento della propria specificità: pacifica e popolare, contraria al male dell’indifferenza, favorevole al progresso d’una famiglia geografica/politica disposta a giocarsi tutto per evitare di ridursi al nulla. La battaglia delle due Zeta, lo Zar aggressore e la Zero acquiescenza degli aggrediti, continua. Data per vinta in partenza dal primo, è lungi dall’essere giudicata persa dai secondi. Li abbiamo aiutati, li aiuteremo ancora. Meglio: ci siamo dati manforte, seguiteremo a darcela. Perché loro e noi siamo la stessa cosa, abbiamo un’eguale bandiera.

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