L’ambasciatore del Belize: «Sto dalla parte dei tifosi della Pro Patria»

Pupi D’Angieri pro patria
Pupi D’Angieri con Papa Francesco

LONATE POZZOLONunzio “Pupi” D’Angieri è ambasciatore per gli Affari europei del Belize e secondo la rivista Forbes nel 2017 è stato il 601esimo uomo più ricco del pianeta. Per questo motivo più volte è stato accostato al mondo del calcio. Ospite questa mattina, 26 novembre, della redazione di Malpensa24, glielo chiediamo direttamente.

Pupi D’Angieri pro patria

Ambasciatore D’Angieri, cosa c’era di vero in merito al suo interesse per la presidenza del Torino?
Guardi, io sono un ambasciatore ma anche un uomo d’affari. Eravamo interessati a investire nel calcio e in particolare a costruire uno stadio futurista a Torino, l’unico posto dove si può andare allo stadio in bicicletta. Lo avevamo pensato con all’interno uno shopping center, alberghi, ristoranti e anche un centro per la salute.

Cosa ne pensa del turbolento cambio di proprietà della Pro Patria? 
Se non ci si approccia al calcio con una mentalità differente, il calcio è un costo. Di Maradona ce n’è uno solo, mentre gli altri “grandi” calciatori a livello economico fanno solo disastri. Guardate cosa è successo alla Juventus con il suo ultimo campione. Venendo alla Pro Patria, sono davvero dispiaciuto che l’abbiano appena venduta con alle spalle uno scandalo giudiziario di quelle proporzioni. Mi spiace, perché poi chi ne soffre è sempre il popolo che ama questo sport. Sono accanto ai tifosi della Pro Patria.

Nella sua lunga attività diplomatica ha avuto l’onore di conoscere i più grandi della Terra. Qual è l’incontro che l’ha emozionata di più?
Io sono stato per 22 anni il banchiere, consigliere e negoziatore di Yasser Arafat. Mi chiamò un giorno, era il 2002, e mi disse: devo andare da Giovanni Paolo II. Nonostante il veto di Israele riuscimmo ad andare a prenderlo a Gaza e portarlo a Roma. Si rivolse a Sua Santità e gli disse: sono venuto a trovarla perché questa è l’ultima volta che ci vediamo. Sharon mi ucciderà. Sapeva già di morire, e per me fu un momento toccante. E’ morto a Parigi e in mano aveva la medaglietta con l’immagine della Madonna di Rue du Bac. Questo è davvero incredibile.

E’ stato amico di Fidel Castro. Che ricordo ha? 
E’ stato un grande uomo di una intelligenza straordinaria. Faceva le moltiplicazioni a cinque numeri a memoria. Lui non era un comunista, era per il sociale. Semplicemente stava dalla parte del popolo. E’ la politica mondiale, a suon di embarghi, ad averlo costretto ad andare con la Russia.

Che differenze vede con i grandi di oggi? 
Non c’è paragone culturale, nemmeno qui. Tant’è vero che oggi per raddrizzare l’Italia hanno dovuto prendere un uomo di grande cultura, cresciuto anche lui dai gesuiti così come siamo stati cresciuti anche Papa Francesco e io. Nelle relazioni internazionali bisogna essere preparati: quanti dei parlamentari odierni hanno davvero studiato e hanno una grande preparazione?

Come sta cambiando la geopolitica mondiale? 
Oggi il quadro è totalmente cambiato. Da una parte c’è l’asse Russia, Medio Oriente, Cina e Africa, dove i cinesi hanno una grande potere. Dall’altro l’asse Usa-Europa, che una volta erano le potenze mondiali. Oggi starei molto attento a definirle tali. Faccio soltanto un esempio: perché oggi i prezzi delle materie prime sono così alti? Semplicemente perché arrivano dall’altra parte.

E il Sudamerica? 
Bisogna fare attenzione. I cinesi investono molto: se arrivano anche in America Latina è un rischio enorme. La diplomazia occidentale deve cominciare a dialogare, non pensare di andare a vendere la democrazia.

Che ruolo può giocare l’Europa? 
In Europa c’è una grandissima cultura. Ed è quella che ci salverà. Ci sono grandi tradizioni che siamo riusciti a valorizzare, nonché una cultura etica e scolastica che ci ammirano in tutto il mondo.

Pupi D’Angieri pro patria – MALPENSA24