Le chiavi al Tarlisu: «Busto, uniti si vince. E le incompiute, è ora di finirle»

BUSTO ARSIZIO – Le chiavi della città nelle mani del Tarlisu. E lui, la maschera di Busto impersonata da Antonio “Pedela” Tosi, fa un appello: «Maggioranza e opposizione, tutti insieme cerchiamo di voler più bene a questa città». Dopo tre anni a mezzo servizio per il Covid, il Carnevale si riprende la città. E lo fa nel nome del “Giuan” , Giovanni Sacconago, il fondatore della Famiglia Sinaghina, colui che iniziò tutto nel 1983 e che ci ha lasciato esattamente dieci anni fa.

I primi quarant’anni

Quarant’anni di Tarlisu. «Li porti bene» scherza il sindaco Emanuele Antonelli. «Io sono stato buono quest’anno, ti chiedo solo tre cose. Felicità, serenità e tanto colore». E la vicesindaco e assessore alla cultura e identità Manuela Maffioli ricorda: «Sabato prossimo, 25 febbraio, torna la sfilata dei carri. Sarà una grandissima festa, coordinata dalla Famiglia Sinaghina, nel tradizionale percorso che parte da via Zappellini e si conclude davanti al Municipio».

Il discorso del Tarlisu

Il Tarlisu si presenta sul palco di piazza Vittorio Emanuele senza la Bumbasina (Piera Moroni, per un’indisposizione), ma accompagnato dalla loro “figlia”, la Fudreta, impersonata da Monica Colombo. E, come da tradizione, fa il suo discorso, rigorosamente in dialetto, menando amichevoli fendenti, ma anche lanciando un appello alla concordia politica tra “Magiuranza e Cuntrari”. «Insema sa vengi» il messaggio, chiarissimo, del Tarlisu. «E come si dice a Busto, “se non puoi stare davanti per tirare, mettiti almeno dietro a spingere“». Dopo che l’anno scorso il discorso era rimasto nel cassetto, il Tarlisu-Pedela torna sui concetti che ormai gli sono abituali. A partire dalle incompiute, «i facendi da Büsti che finamó in non conclüsi»: ex Calzaturificio Borri, Palaghiaccio, Conventino, area delle Nord, vecchie carceri, Cascina Burattana. «A l’è ua da finíla – si raccomanda la maschera bustocca – druem ul PNRR. Par Non Risciá a Ruina». (È ora di finirle, usate il PNRR. Per non rischiare la rovina…). E ancora Accam-Neutalia («cambiato il nome, ma l’aria è sempre quella»), la Colonia di Alassio, la Pro Patria, e l’ospedale, tra “vègiu” e “nöu”(«non sono i muri nuovi che contano, ma i medici con esperienza e cuore»). Ma al sindaco il Tarlisu rivolge un incoraggiamento: «Vèssi non sut’ al batiö, raspondi cont’ ul fá». (“Non essere sotto scacco, rispondi con il fare”).

Apre il sindaco

«Una settimana di serenità» si limita a chiedere il primo cittadino nel consegnare le chiavi, “dispensando” il Tarlisu dal presentarsi a palazzo Gilardoni alle 7.30 del mattino, come lo aveva invitato a fare l’ultima volta che gli diede “in mano” la città. Sul palco, con sindaco e vicesindaco, ci sono la presidente del consiglio comunale Laura Rogora, l’europarlamentare Isabella Tovaglieri, gli assessori Daniela Cerana, Maurizio Artusa e Salvatore Loschiavo, ma anche il presidente della Sinaghina Simone Colombo, con il past president Rolando Pizzoli e i parenti di Giovanni Sacconago, mentre viene ricordata anche la storica Bumbasina Jenny Castiglioni, venuta a mancare cinque anni fa. Ai piedi del palco tanti bambini mascherati, ma non certo una folla. E sabato prossimo, 25 febbraio, sarà il Tarlisu a tornare finalmente a guidare la sfilata di Carnevale, insieme alla Bumbasina e alla Fudreta, dal suo carro realizzato dalla Famiglia Sinaghina.

La mostra al Tessile

Nel frattempo al Museo del Tessile è stata allestita una mostra dedicata ai 40 anni del Tarlisu, “identità di una città tessile”. Con la pergamena originale della proclamazione della maschera di Busto, tessuti (con lenti contafili per mostrare la trama), quaderni di tessitura, documenti e cimeli legati alla tradizione tessile che ha ispirato il Carnevale Bustese.

busto arsizio carnevale Tarlisu – MALPENSA24