Le regole, i diritti e i sinti di Gallarate

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Forza dell'ordine davanti all'appartamento occupato abusivamente dopo aver divelto la porta d'ingresso

I diritti e le regole. Meglio, prima le regole e poi i diritti. Ci pare un principio scontato per la civile convivenza. Che poi sia così scontato per tutti resta da dimostrare in una società che punta ai diritti e spesso dimentica le regole. Discorso ampio, che ci porterebbe lontano, in terreni ostici da frequentare. Resta il fatto che, quanto successo di nuovo a Gallarate con lo sgombero bis di un campo nomadi, ci induce a riflettere sul perché ci siano persone, addirittura comunità, che non conoscono regole, se non le loro.

Ora, prima che si ritirino in ballo pistolotti moralistici e giustificazioni identitarie e culturali, diciamo subito che, nella circostanza, siamo senza condizioni dalla parte della legalità. Quella che un Comune, con un sindaco giustamente convinto a far rispettare le norme che la stragrande maggioranza dei suoi concittadini rispettano, ha deciso di ripristinare anche per la comunità sinti, accampata abusivamente in un’area che già alcuni anni fa (era il 2018) era stata oggetto di uno sgombero.

Bene, anzi, male: alcuni di loro sono tornati in quell’area con casette semovibili e roulottes, come se fosse cosa loro, come se non fosse mai accaduto nulla in passato e, soprattutto, come se parecchi mesi fa, nonostante i ricorsi al Tar intervenuti nel frattempo, non furono avvisati che lì non ci potevano stare. Non lo permettono le indicazioni urbanistiche né, a quanto pare, le condizioni igieniche di vivibilità. Soprattutto non potevano stare lì perché allacciati abusivamente alle varie utenze. Per dirla in chiaro, non pagavano né luce né acqua. Comodo no?

Ad aggravare la situazione, subito dopo essere state sloggiate su provvedimento della magistratura e dopo aver ignorato gli avvisi preventivi, alcune famiglie si sono impossessate di un alloggio popolare assegnato a un disabile, ora assente per motivi di salute: è ricoverato in ospedale. Un assalto vero e proprio, a colpi di flessibile, all’appartamento, dove si sono riparati facendosi scudo con i bambini. Che dire? Inqualificabile, perlomeno in un contesto di normalità, dove c’è la libertà di vivere anche in una capanna, se uno vuole, ma nel rispetto delle leggi che governano la civile convivenza. Al di là delle identità e delle singole culture. Al di là delle pretese di assistenza per essere iscritti all’anagrafe di Gallarate. Punto.

Tutto il resto sono esasperazioni, chiacchiere, furbizie che non possono e non vanno ammesse. Anche se ora ci aspettiamo l’entrata in scena di chi accrediterà l’operazione di sgombero a una certa politica che non tollera le diversità. Ma sarebbero soltanto fumisterie per confondere il nocciolo del problema, che non riguarda né il rispetto delle identità né delle culture, né le possibili azioni propagandistiche della stessa politica che non ha mai torto, qualunque sia la matrice, quando contrasta gli illeciti; il nocciolo del problema, dicevamo, riguarda soltanto l’urgenza dei propri doveri e il rispetto delle regole. Rispettando le quali si può poi parlare di diritti.

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