Legge di bilancio 2020, il governo scopre le carte

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di Antonio Laurenzano
Stop all’aumento dell’Iva. La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Def)
approvato dal Governo Conte bis “sterilizza” le clausole di salvaguardia legate a maggiori entrate
pari a 23,1 miliardi di euro. Disinnescata quindi per il 2020 la pericolosa “bomba ad orologeria” con
l’aumento delle aliquote Iva e relativa ricaduta su consumi e produzione. Una misura che la
precaria finanza pubblica italiana si trascina dall’estate del 2011 quando il Governo Berlusconi, alle
prese con una vera e propria crisi dei conti pubblici, strinse una sorta di patto con l’Ue al fine di
approvare le misure previste nella manovra finanziaria. Un impegno a reperire entro l’anno
successivo nuove risorse di bilancio pena l’aumento delle aliquote Iva (ordinaria e ridotte) e
l’obbligo di tagli alla spesa pubblica e alle agevolazioni fiscali.
Ma a distanza di otto anni nulla è cambiato, nonostante le riforme “lacrime e sangue” del Governo Monti, succeduto a Berlusconi nel novembre dello stesso anno a causa della insostenibilità del debito sovrano e della impennata dello spread. Il debito pubblico continua a salire: a fine luglio sfondata quota 2400 mld di euro, pari al 135,7% del Pil, con la stabilità finanziaria sempre più a rischio e i mercati in agguato.
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Antonio Laurenzano

Nella premessa alla Nota di aggiornamento al Def, il documento del Ministero Economia e Finanze (Mef) che fissa le linee guida della Legge di bilancio, è chiarito l’obiettivo del Governo: “rilanciare la

crescita assicurando allo stesso tempo l’equilibrio dei conti pubblici”. Nella speranza di non leggere
un nuovo capitolo dell’italico libro dei sogni, si intende perseguire una politica economica
espansiva per indirizzare il Paese, in una strategia di lungo termine, verso una solida prospettiva di
crescita e di sviluppo sostenibile. Scongiurare cioè in modo strutturale l’aumento dell’Iva senza
dover ricorrere alla flessibilità europea, rispettando i parametri sul deficit e incidendo sul debito.
Un progetto che, relativamente alla Legge di bilancio 2020, disegna la cornice di una manovra da
circa 30 miliardi: crescita dello 0,6%, rapporto deficit/pil pari al 2,2%, debito al 135,2%.
Una situazione di massima prudenza per ottenere da Bruxelles uno “sconto” di oltre 14 miliardi sul
deficit previsto. Altri 7 miliardi di copertura sono legati alla lotta antievasione. Risorse importanti
arriveranno dalla stretta sul contante (con interventi mirati sui pagamenti elettronici), dalla
privatizzazione, dai risparmi su Reddito di cittadinanza e Quota 100, nonché dalla riduzione delle
agevolazioni fiscali dannose per l’ambiente e dalla minore spesa per interessi sul debito grazie allo
spread in calo.
Al di là del congelamento dell’Iva, la manovra prevede il taglio del cuneo fiscale, il salario minimo, il
piano famiglia. Misure che, nell’intento programmatico del Governo, dovrebbero azzerare
l’assistenzialismo spot che ha finora caratterizzato la politica di bilancio: negli ultimi cinque anni
distribuiti in bonus e mance varie ben 90 miliardi di euro senza rilanciare l’economia, né migliorare
lo status degli italiani. I dubbi però permangono in assenza di un disegno organico, anche fiscale, in
grado di sostenere la domanda interna, agendo dal lato degli investimenti privati, e non solo
pubblici. In assenza inoltre di un piano di razionalizzazione, riqualificazione e revisione della spesa
pubblica, una spending review per cancellare inefficienze e sprechi della pubblica amministrazione
che la Cgia di Mestre ha stimato in circa 200 miliardi l’anno.
I risultati finora conseguiti, a causa di una incerta volontà politica, sono del tutto deludenti con tagli che in 12 anni hanno raggiunto solo ​il 30% degli obiettivi, nonostante l’impegno di qualificati commissari. E la storia continua, se si pensa che, nelle previsioni del bilancio 2020, dalla spending review dovrebbero arrivare risorse per 1,8 miliardi di euro, pari cioè allo 0,1% del Pil. Briciole. Allora, tutto cambia perché nulla cambi?
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