Legnano dedicherà un ponte a Basaglia su proposta di un cittadino al sindaco

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LEGNANO – La città di Legnano dedicherà un ponte a Franco Basaglia (nella foto a lato), promotore della legge sulla riforma psichiatrica, a seguito della proposta di un cittadino, Claudio Pio Clemente, al sindaco Lorenzo Radice. Lo legnano intitolazione ponte Franco Basagliascorso 13 maggio cadeva l’anniversario della promulgazione della legge Basaglia, nota anche come legge 180 del 1978, che sancì la chiusura dei manicomi e promosse una radicale riforma dell’assistenza psichiatrica ospedaliera e territoriale.

«Il vantaggio più evidente della legge – argomenta Clemente – è stato quello di poter assicurare finalmente al Paese una rete di servizi territoriali che garantiscono l’assistenza psichiatrica ai cittadini. Sarebbe bello poter intitolare una via o anche un giardino, come sinonimo di rifioritura della salute mentale, soprattutto in questo periodo pandemico che ci ha messo duramente alla prova, non solo nel fisico, ma anche nella psiche. Intitolare un’area della città di Legnano sarebbe un modo non solo per omaggiare, ma anche per ricordare questo medico e psichiatra, molto spesso dimenticato, che ha dato una svolta decisiva al trattamento dei disturbi mentali restituendo dignità ai malati».

Radice: «Gesto simbolico per comunità inclusiva»

«Trovo che la proposta sia meritevole di attenzione – è stata la risposta del sindaco – e garantisco il mio impegno, da subito, per attivare la procedura di intitolazione coinvolgendo, fra gli altri, quelle realtà associative legnanesi che si occupano di disagio mentale. Rispetto a quanto propone mi permetto di indicare l’intitolazione di un ponte, invece che di una via o un giardino, per ricordare Basaglia. Un’intitolazione porta sempre con sé un valore simbolico: in questo caso il ponte renderebbe maggior giustizia all’operato di uno psichiatra che si è impegnato strenuamente per far riconoscere a persone affette da disturbi mentali una dignità in precedenza negata loro. Il ponte unisce, collega, crea legami fra situazioni prima separate.

«Basaglia – prosegue Radice – ha fatto esattamente questo: ha rimesso in contatto con la comunità degli uomini persone prima segregate in istituti che si configuravano più come carceri che come luoghi di cura. Imprigionare queste persone nei manicomi ed escluderle dalla vista non si configurava soltanto come un retaggio barbaro nei confronti dei malati, ma contribuiva anche ad alimentare un equivoco culturale in chi stava fuori da quelle strutture. Noi non siamo altro da chi è affetto da determinate patologie: ogni essere umano, senza esclusioni, è abitato da fragilità e debolezze. È questa la vera normalità di essere uomini e di questo bisogna prendere onestamente coscienza. Riconoscere il valore della rivoluzione realizzata da Basaglia significa dare un segno in questa direzione, in perfetta coerenza con quello che è uno degli obiettivi della nostra Amministrazione: realizzare una comunità inclusiva».

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