Lite tra Coop e Comune di Busto, pesante grana giudiziaria da chiarire

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BUSTO ARSIZIO – Per quanto si cerchi e si cercherà di minimizzarla, la vicenda giudiziaria innescata dalle Coop contro il Comune di Busto Arsizio rischia di rivelarsi una pesantissima grana, di quelle capaci di trascinarsi per anni. Si sa quando cominciano, non si sa quando finiranno. Soprattutto, come finiranno. Per Emanuele Antonelli, la richiesta danni delle cooperative che hanno aperto il supermercato di viale Duca d’Aosta, è al massimo una perdita di tempo. In linea teorica ha ragione, ma il sindaco omette il merito del problema: il disagio giudiziario per l’ente, benché egli asserisca che le casse pubbliche non perderanno un centesimo: “L’avvocato lo pagheremo noi”, annuncia il primo cittadino, quasi fosse un esclusivo problema di avvocati. Non è così. Lo sa perfettamente anche il sindaco: alla base dell’intera questione c’è appunto la sostanza del contenzioso, i pretesi e al momento presunti danni richieste dalle Coop, che da oggi fino alla sentenza definitiva, se mai ci sarà una sentenza definitiva, aleggeranno come una spada di Damocle sulla testa dell’amministrazione civica. Siccome non si tratta di bruscolini ma di milioni di euro che qualcuno, cioè il Comune, potrebbe essere obbligato a pagare, bisognerà tenerne conto da qui per enne numero di anni.

Solo errori amministrativi o malafede?

Attenzione, non stiamo dicendo che Palazzo Gilardoni sarà soccombente: non abbiamo né il titolo né gli strumenti per definire torti o ragioni. Sappiamo però che le Coop, presiedute dal bustocco Daniele Ferrè, sono un osso duro. Con il Comune di Gallarate hanno in corso una causa milionaria che si trascina da quasi trent’anni. Per dirla in un altro modo, non sono disposti a mollare la preda. Tanto più se pensano di avere ragione. Come nel caso specifico, a fronte di una convenzione stipulata dalla giunta precedente, nella quale si mettevano nero su bianco una serie di reciproci adempimenti. L’odierno esecutivo ha ottemperato ai suoi? Secondo i firmatari dell’azione legale, no. Di più: Antonelli e soci avrebbero messo in atto comportamenti tali da ostacolare la realizzazione del supermercato e le opere connesse. Il discrimine è ineludibile: se fossero accertati si tratta di meri errori amministrativi o di dolo? E se ci fosse il dolo, da quali recondite motivazioni sarebbe scaturito?

Urgono risposte

Qual è la risposta? Non pensiamo sia sufficiente un laconico “si perde tempo”. Palazzo Gilardoni ha il dovere di spiegare che cosa è successo e come si è mosso nello specifico. E i cittadini hanno il diritto di essere messi a parte della faccenda. Non tanto o non solo perché sono in gioco denari pubblici o privati, ma per capire metodo e sostanza dell’azione amministrativa. Insomma, per avere contezza se la giunta Antonelli ha agito nel pieno rispetto delle procedure stabilite o, quanto meno, in buona fede.

Gli obblighi della politica

La questione riguarda la politica, eccome se la riguarda. Per il fatto di cui si sente dire, cioè, che essendo le Coop di matrice rossa avrebbero subito i rigori di un sindaco e di un esecutivo di centrodestra, che avrebbero tentato di far saltare l’operazione per un motivo ideologico. Favorendo di fatto, senza rendersene conto oppure no lo stabiliranno i giudici, altri insediamenti della grande distribuzione. Per di più, a fronte di una convenzione sottoscritta e avallata a ogni livello istituzionale. La questione riguarda la politica perché essa ha l’obbligo di verificare l’operato degli eletti a Palazzo, di capire se siano oggetto di una infondata rivalsa delle Coop o se, al contrario, con i loro atteggiamenti abbiano offerto il destro alla citazione di richiesta danni. Da qui discende anche il giudizio sulla sostenibilità amministrativa del “governo” bustocco, sulla sua affidabilità, sull’opportunità di continuare a rinnovargli incondizionata fiducia. Vogliamo dire: in un caso del genere, la politica, tutta la politica in senso trasversale, non può cavarsela guardando dall’altra parte.

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