Malpensa, le analisi sull’aria per il Bridge: l’inquinamento non dipende dagli aerei

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MALPENSA – «I dati di concentrazione degli inquinanti aerodispersi nei punti di monitoraggio mostrano dei trend simili tra i monitoraggi svolti a luglio e settembre/ottobre 2019 nonostante tra i due periodi si sia rilevato un incremento di circa il 30% di
movimenti aerei». Più chiaro di così. Sono le risultanze della relazione sulla campagna di monitoraggio della qualità dell’aria condotta da Sea, in collaborazione con Arpa Lombardia, per verificare l’incidenza del traffico aereo sull’inquinamento atmosferico nella zona attorno all’aeroporto. «Dalle rilevazioni pubblicate – sottolinea il sindaco di Casorate Sempione Dimitri Cassani – risultano tutti valori sotto la soglia massima, in particolare il PM10 e PM 2.5 risultano non dipendenti dal traffico aereo».

Le due campagne di monitoraggio

Il Bridge di Linate, che ha portato in brughiera un incremento di circa il 30% dei movimenti aerei nel periodo tra il 27 luglio e il 26 ottobre, era un’occasione ideale per verificare quanto i decolli e gli atterraggi degli aeromobili possa effettivamente incidere sulla qualità dell’aria attorno all’aeroporto. In modo molto semplice ed empirico: raffrontando le condizioni standard di traffico aereo con quelle eccezionali del Bridge. Tecnicamente, si è trattato di una «verifica delle concentrazioni di inquinanti sia nella situazione standard di traffico, sia in presenza di picchi di capacità dovuta al “Bridge”», che è stata condotta attraverso due campagne di monitoraggio. La prima, effettuata tra il 12 e il 26 luglio, la cosiddetta fase “Ante operam” in cui il traffico aereo era in condizioni standard, e la seconda tra il 14 settembre e il 13 ottobre, definita fase in “Corso d’opera”, nel pieno del periodo di picco anomalo di traffico del Bridge. Per analizzare l’aria di Malpensa sono state installate due postazioni mobili di misura dell’inquinamento atmosferico, a nord e a sud delle piste 35R e 35L. I rilievi sono stati eseguiti in contemporanea, e i risultati del monitoraggio sono stati confrontati sia con i dati di traffico aereo per la stima di un’eventuale correlazione tra aerei e inquinanti, sia con i dati rilevati dalle centraline Arpa sul territorio (tra cui quelle di Ferno, Busto Accam e Saronno).

I risultati

La tabella (qui sopra) che confronta l’andamento del PM10 (rilevato con due metodologie diverse) prima e durante il Bridge è chiarissima: quasi non si percepisce la differenza, nonostante un numero di decolli e atterraggi decisamente differente tra un periodo e l’altro. Qualche leggera discrepanza invece per i PM2,5 (vedi tabella sotto) ma non significativa, se l’esito delle rilevazioni, nella relazione pubblicata da SEA, è praticamente identico sia in fase “ante operam” sia in “corso d’opera”. «Non si sono registrati superamenti rispetto ai limiti di legge né picchi anomali, ed inoltre i dati acquisiti in entrambe le stazioni sono spesso paragonabili ai dati delle centraline Arpa prese a riferimento. Non sono state rilevate correlazioni nette tra il trend degli inquinanti e la variabilità del traffico aereo nello stesso periodo»: le stesse conclusioni valgono per entrambe le campagne di monitoraggio, nonostante un’incidenza di movimenti di aeromobili nettamente diversa. Il che significa che il traffico aereo non inciderebbe in modo significativo sulla qualità dell’aria attorno all’aeroporto, mentre invece si legge che «la concentrazione degli inquinanti è certamente influenzata dal traffico veicolare, anche se gli andamenti dei vari parametri durante il periodo di monitoraggio non mostrano particolari criticità né correlazioni evidenti». Anche nella campagna condotta nel periodo del Bridge «non si sono riscontrati incrementi rilevanti del traffico veicolare né delle concentrazioni degli inquinanti atmosferici analizzati rispetto alla fase di “ante operam”». Dunque non è Malpensa ad inquinare l’aria?

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