Crisi del trasporto aereo, sciopero del Cub alla Cargo city di Malpensa

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MALPENSA – Non basta il boom del settore cargo per placare la crisi che da ormai un anno colpisce i lavoratori di Malpensa. Che ora si danno di nuovo appuntamento per venerdì 23 aprile alla Cargo city, per uno sciopero nazionale generale dalle 13 alle 17. Ad annunciarlo sono i sindacalisti della Cub Trasporti, coinvolgendo sia i dipendenti dello scalo della brughiera, sia quelli dell’indotto aeroportuale. Al centro della manifestazione, temi come «i licenziamenti collettivi, quelli già in atto e quelli che arriveranno dopo il blocco» e «l’attacco al reddito». Oltre che «l’abbattimento del costo del lavoro e i fondi pubblici», chiamando in causa anche il governo.

I lavoratori e le aziende

Un presidio per affrontare temi cardine. A partire dalle condizioni di lavoratori e lavoratrici, come i licenziamenti già in atto, citando «Ernest, Norwegian, Air Italy e i precari», e quelli futuri, tra cui «Alitalia, l’handling, i servizi e l’indotto». La Cub parla poi di «attacco al reddito», facendo riferimento ad «alcune società senza ammortizzatori sociali e, in molte altre, ai ritardi di mesi per l’erogazione della Cig e del Fondo solidarietà trasporto aereo, in assenza di un anticipo da parte aziendale».
Riferimenti anche alle aziende e «all’abbattimento del costo del lavoro, attraverso gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione straordinaria o quella in deroga, a seconda della loro convenienza». E ancora, fra i temi gli «ingenti fondi pubblici, con finanziamenti diretti e ristori: 297,15 milioni di euro ad Alitalia, 450milioni alle società di gestione e 50 milioni all’handling, più lo stanziamento di possibili 3 miliardi euro per la costituzione di Ita». Sempre rivolta alle aziende, «la prospettiva di licenziamenti collettivi appena terminerà il blocco dei licenziamenti, con la possibilità di sostituzione attraverso precari e interinali».

Le critiche al governo

La Cub Trasporti critica platealmente le ultime decisioni del governo che «elargisce ingenti fondi per la crisi Covid alle aziende, in misura maggiore alle società di gestione e ad alcuni vettori», mentre «in forma minore alle società di handling e quasi nulla a tutte le altre aziende del comparto». Non solo, lo Stato «ritarda un’urgente riforma degli ammortizzatori sociali per garantire un reddito dignitoso a tutti, per evitare il perpetuarsi delle attuali disuguaglianze tra i lavoratori e i differenti oneri per le aziende». Inoltre «non condiziona finanziamenti e ammortizzatori sociali per il mantenimento dei livelli occupazionali, l’abbattimento della precarietà, la cancellazione dei subappalti a false cooperative e l’applicazione del Ccnl». Oltre alla «mancata proroga del blocco dei licenziamenti fino al termine della crisi e fino al ripristino dei livelli di traffico pre-Covid». E ancora: il governo «avalla la scomparsa di Alitalia, cancellando definitivamente un patrimonio industriale del Paese e ulteriori decine di migliaia di posti di lavoro». Conclude la sigla di base: «Prosegue la politica di privatizzazione e liberalizzazione del comparto a vantaggio dei grandi gruppi di vettori multinazionali, delle compagnie aeree low-cost e delle società di gestione aeroportuale».

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