«Niente a che fare con questo verminaio». La verità di Marsico su Caianiello

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VARESE – «Verminaio». Così Luca Marsico, avvocato, ex consigliere regionale, socio di Attilio Fontana lavorativamente parlando, definisce lo spaccato gallaratese che emerge dall’inchiesta che ieri, martedì 7 maggio, ha portato in carcere Nino Caianiello, plenipotenziario di Forza Italia in provincia di Varese e, stando alle carte, uomo «cerniera» per certi affari di mazzette in Lombardia. «Chiarisco: verminaio è riferito allo spaccato portato alla luce dalle indagini. Non l’inchiesta. Anzi – spiega Marsico – L’inchiesta ha portato alla luce una situazione sconosciuta che andava chiusa».

«Mai chiesto niente a Caianiello»

Eppure Marsico per anni ha fatto parte di Agorà-Forti e Liberi, corrente laica e caianielliana di Forza Italia a Varese. Con loro al fianco è stato eletto consigliere regionale. Sino all’ultima tornata elettorale quando «Mi sono allontanato». Dopo la non rielezione. «Non ho mai compreso o saputo il perché di quella separazione improvvisa», spiega. Di fatto, e non lo dice il diretto interessato ma l’ordinanza che ha colpito 43 persone in Lombardia in seno al partito, Caianiello, per ragioni non specificate dalle carte, avrebbe spostato «i propri voti all’ultimo minuto su Angelo Palumbo». Marsico conferma: «E’ andata così – e spiega – Quando ho lasciato Agorà a tutti ho detto: questa non è più casa mia. Una ragione ci sarà stata».  Marsico ha fondato un’associazione sua Insieme e Futuro: «Avrei potuto scegliere la strada più semplice. Accettare l’accaduto e magari chiedere di essere valorizzato. Ho scelto diversamente: come ho detto quella non era più casa mia. E ho avuto ragione». Marsico, e lo precisiamo, non è mai stato indagato: non è assolutamente coinvolto nella vicenda: «Il verminaio, qualora confermato, non mi ha mai toccato». Eppure c’è chi, anche tra le carte, lo descrive come bisognoso di un incarico per ragioni economiche. E Attilio Fontana è di fatto indagato per abuso d’ufficio per aver conferito un incarico a Marsico. «Io ho semplicemente mandato una Pec senza chiedere niente a nessuno e come me avranno fatto altri – spiega Marsico – Avevo le competenze per quell’incarico e mi sono proposto». Sul fatto che Caianiello abbia chiesto a Fontana un incarico per Marsico l’interessato replica: «In tutta la mia attività non ho mai dato niente a Caianiello e questo forse è stato il prezzo della mia esclusione. In ogni caso meglio così perché con quel sistema io non voglio avere a che fare. Ho una professione a cui tengo e anche una mia moralità. Tante cose che dice Caianiello su di me sono falsità e mi fa sorridere che dopo avermi pugnalato si erga a mio paladino. Bene ha fatto il presidente Fontana a non cedere alle richieste senza senso di quel personaggio». E sul fronte Fontana indagato Marsico conclude: «Fontana in tutta la vicenda è parte offesa. Io mi sono proposto e in quella commissione ci sono entrato per le mie competenze, non certo per ragioni di amicizia. E sono certo che questo emergerà in modo molto chiaro».

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